SIENA. “Il continuo emergere nel nostro Paese di misfatti, in cui sono coinvolti a vari livelli personaggi incaricati di “controllare”, spinge a formulare la domanda: “chi controlla i controllori?”. Possiamo storicizzare la morale, ma non possiamo rinunciare ad individuare e difendere, per la nostra convivenza, punti valori comportamenti non negoziabili e universali. “Se manca un metro comune di ‘umanità’, ogni comportamento umano diventa ingiudicabile, ogni tentativo di riforma o di rivoluzione ingiustificabile. Dietro la facciata di apertura e di onnicomprensività, il relativismo nasconde un volto essenzialmente reazionario; ‘tutto va bene’ è formula cara a chi sta bene. La tolleranza è una parola giusta, purché sia la penultima; l’ultima dev’essere la giustizia” (cfr. Quaderni RES 3, La morale cos’è? – Queriniana editrice, pgg.57-58, Brescia, 1974).
La politica insegue ancora il ‘Buon Governo’. Antonio Polito, sul Corriere del 2 novembre si chiedeva “Che cos’è la (buona) politica?” e Fabrizio Rondolino, riprendendo l’argomento, in L’Unità Tv del 3 novembre, poneva come centrale la selezione di una nuova classe dirigente, obiettivo a parer suo perseguibile “contro le invasioni di campo della magistratura militante, delle corporazioni sindacali, dell’alta burocrazia ignava, del giornalismo scandalistico, dell’intellettualità salottiera, della tecnocrazia finanziaria, dell’Europa dei ragionieri – (…) scegliendo le persone considerate migliori per il compito che dovranno svolgere.” La scelta, però, non può non rinviare a dei criteri e questi, per non risultare soggettivi, a dei ‘valori’ condivisi e non contestabili. Il dipinto di Ambrogio Lorenzetti se ne mostra consapevole, allorché pone intorno al Cattivo Governo figure allegoriche quali la Crudeltà, la Discordia, la Guerra (n.d.r contrasti), la Perfidia, la Frode, l’Ira, la Tirannide e la Vanagloria; mentre accompagna il Buon Governo con la Giustizia, la Temperanza, la Magnanimità, la Prudenza, la Fortezza e la Pace (cfr. Francesco Morante). Ora, le allegorie così visualizzate appartengono ad un’epoca passata capace di grande realismo e capace di “agire, scegliere, decidere, fare”, per utilizzare termini presenti nell’articolo di Rondolino. Oggi quelle allegorie debbono farsi istanze morali ed entrare in noi, abitare in noi. Per guidare ogni agire politico verso il bene comune, anziché scelleratamente verso l’interesse personale e familiare. Chi sta al vertice deve rivelare nei comportamenti se si sta facendo guidare da quei principi morali condivisi. Non mancano le collegialità per valutarlo. Ancora, dunque, primato della morale”.