Qualche consiglio per il rilancio del Paese
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SIENA. Un titolo efficace per quello che proverò a dire è “ A.A.A politica cercasi”. In questi caldi giorni d’estate si consuma l’ennesima sconfitta della politica nel nostro paese; dentro la fine del ciclo lungo di Berlusconi, affiorano ricordi lontani: la politica dell’ annuncio, le ronde sulla sicurezza, l’italianità di Alitalia, il ponte sullo stretto ecc… E’ lunga e poco edificante la descrizione di un fallimento politico che ha portato ad una debolezza economica accompagnata ad un debito pubblico gigantesco, il terzo del pianeta.
Nel frattempo il mondo dell’informazione langue, proponendoci il solito rewind , i soliti vecchi programmi conditi di sano gossip: così capita di vedere i vari i Minzolini, o i Vespa, sotto l’ombrellone a godersi i loro lauti indennizzi e nel frattempo i cittadini lasciati soli a comprendere parole come split, default, fresh, edge found, ETF, speculazione finanziaria. Un capitolo specifico andrebbe aperto anche per questa singolare “Casta”: i giornalisti.
Oggi un governo rissoso e commissariato prova a rilegittimarsi dentro la scrittura della finanziaria estiva: commentare la manovra è compito assai arduo, è stata già riscritta due volte, gli annunci della discussione parlamentare senza apporre la fiducia si fanno fumosi ed isterici, pare che ci sia un’unica certezza: a pagare saranno sempre i soliti, lavoratori e famiglie
Proviamo però a descrivere cosa servirebbe oggi all’Italia per superare questa difficile fase (intanto come premessa una classe politica autorevole che la smetta di predicare ed inizi praticare cosa significa austerità, etica pubblica e spirito di servizio):
bisogna cominciare dal definire il contesto e le misure per la crescita e lo sviluppo, senza di esse un paese è destinato alla fine; per poi passare a politiche industriali chiare, bisogna investire nella società dell’innovazione,investire in cultura, valorizzare il patrimonio culturale ed ambientale, sviluppare l’autonomia energetica da fonti rinnovabili, alleggerire il carico fiscale per chi produce, accorciare i tempi della giustizia e della pubblica amministrazione, definire seriamente un nuovo assetto istituzionale del paese (stato, regioni, province, comuni con deleghe esclusive e responsabilità certe, via tutti gli ato, consorzi, ecc.. lo stato e le regioni legiferano, gli enti locali gestiscono) riaprire le opportunità sociali, riconoscimento del valore del lavoro come è scritto nella costituzione, reddito di cittadinanza e per ultimo (non certo per importanza) lotta totale agli evasori fiscali.
Ma quale classe dirigente in Italia, politici, banchieri, industriali, sindacalisti, imprenditori, giornalisti, religiosi, è legittimata ad attuare queste riforme non avendolo fatto sino ad oggi?
La risposta come immaginate non c’è, potremmo tutti insieme lavorare all’identikit della nuova classe dirigente di questo paese, nel cocktail di qualità dovremmo inserire: alti valori etici, merito e competenza, umanità e cultura del lavoro. Cari cittadini guardatevi intorno e comunicate a questo giornale se siete a conoscenza di ciò, altrimenti, come successo nella primavera araba, nelle piazze spagnole e in tante altre parti del mondo, la vera risorsa del nostro paese siamo noi, tutti insieme, se quello che ci circonda non ci piace abbiamo il dovere di provare a cambiarlo, partendo da mandare a casa questo governo e ricostruire l’Italia.
Roberto Renai – Capogruppo sel provincia di Siena