La rabbia fuori luogo di Fiorenzani all
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SIENA. Pier Paolo Fiorenzani è un affezionato partecipante alle assemblee della Banca MPS e raramente rinuncia al piacere di prendervi la parola per ripetere ogni volta che, quale ex dipendente del Gruppo Monte (se non erro, era dipendente esattoriale), non può che essere pienamente fiducioso nelle scelte compiute da chi lo dirige.
Pier Paolo è come quegli affezionatissimi clienti di un prestigioso ristorante che, avendovi ben mangiato nel passato, continuano ciecamente a parlarne bene senza dare alcun valore al fatto che, nel frattempo, il cuoco è ormai cambiato, le cucine sono in stato di abbandono o che, addirittura, i piatti vengono forniti da un catering. E così, con il passare di pochi anni, ci siamo ritrovati nelle assemblee a prendere atto, insieme, che ormai
Siamo quindi arrivati all’ultima assemblea, quella che, non solo a mio parere, ha ratificato la scelta, compiuta in nome dei senesi e dei toscani, di appartarsi dal controllo della Banca stessa e di confinarsi ad attendere che, in un futuro indefinito, essa riapra un piccolo rivolo di utili da spartire tra i soci. Stavolta, come alla precedente assemblea di bilancio, ho disertato; non avrei potuto tacere la mia rabbia, ma, allo stesso tempo, odio che mi si dia ragione quando è ormai troppo tardi.
Vedo però, dalle cronache, che l’intervento di Fiorenzani, stavolta, ha avuto un tono critico. Prima di dispiacermi per l’occasione perduta, ho però riletto meglio la scarna notizia e mi è subito tornato il sorriso: Pier Paolo non ha avuto alcuna “conversione sulla via di Damasco”, non addita nessuno di coloro che hanno gestito e gestiscono la “baracca” e cerca le colpe molto ma molto più indietro.
Non sono mai stato un estimatore di Giuliano Amato e, tanto meno, dei suoi interventi sul sistema bancario italiano, ma andare a recriminare sulla vecchia trasformazione del Monte in Spa mi sembra francamente più un’operazione da storici che da politici attivi quale Fiorenzani si sente.
E’ pur vero che la smania di cancellare il ricordo del decennio Mussari/Ceccuzzi porta molti, soprattutto nel PD, a cercare le ragioni del “crollo” il più indietro possibile, anche di 15 o 20 anni, ma Pie Paolo si proclama antagonista degli ex comunisti e deve anticipare un po’ di più il calendario, pur senza esagerare. Fermiamoci allora ad Amato ed al rimpianto per le vecchie raccolte di firme contro
Ma davvero, caro Pier Paolo, pensi che la vecchia Banca, i cui amministratori erano in buona parte nominati a voto segreto in Consiglio Comunale, si sarebbe salvata dall’arrembaggio del potere che abbiamo visto nell’ultimo decennio? Io ne dubito.
In ogni caso, il Monte ha cambiato ormai da un quindicennio la sua natura giuridica ed è una Spa così come tante altre società che sono invece floride e ben amministrate. Tornare indietro è impossibile e, come diciamo a Siena con incerta sintassi, “se la mi’ nonna aveva le rote, era un carretto”.
Renato Lucci