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SIENA. Dal consigliere comunale Agostino Milani riceviamo e pubblichiamo.
"La battaglia per le nomine in Fondazione è finita, Mancini è di nuovo presidente e tutti si congratulano con dichiarazioni di circostanza.
La battaglia è stata dura con scontri durissimi ed anche qualche morto (ad oggi se ne contano due) ed è inevitabile domandarsi “Adesso chi succede?”, perché è evidente che questa battaglia che aveva per oggetto le nomine in Fondazione, cosa di per sé importantissima, prelude ad altre battaglie ancor più importanti, ovvero a quella per la successione di Cenni alla guida del comune di Siena e a quella, alla prima strettamente collegata, per la successione di Mussari alla guida della Banca.
Ed è altrettanto evidente l’importanza della scelta del vicepresidente della Fondazione che, così come è avvenuto per Mancini, andrà a succedergli nel ruolo di presidente in caso di sostituzione anticipata…
La Deputazione eletta, proprio per quello che rappresenta, avrà per altro nel un ruolo non secondario nella scelta del primo cittadino e, per quanto riguarda la successione di Mussari, dovrà, in prima persona, assumere la responsabilità della scelta.
Queste considerazioni chiariscono il perché della durezza con cui è stata combattuta la battaglia e dei tanti interventi che forse qualcuno si poteva risparmiare.
In tal senso condividiamo Rifondazione e Comunisti Italiani quando affermano “Avvilente lo spettacolo di sindaci che confondono il ruolo istituzionale con quello di iscritti ai partiti, segretari provinciali e comunali che invitano a fare nomine più autorevoli e più coerenti con le scelte fatte, senza spiegare poi quali coerenze e quali scelte politiche debbano essere tutelate.”
Le dimissioni di Starnini da numero due di Ceccuzzi nella struttura comunale del PD chiariscono quale sia in questo momento la fazione perdente, ma evidenziano anche un evento straordinario, che potrebbe portare degli sviluppi imprevedibili per il futuro di questo territorio.
Le dimissioni di Zanchi dal CDA dell’Università vanno invece lette in modo più complesso, ma ci fanno capire come la lotta di potere tra le varie fazioni della sinistra sia uno scontro a tutto campo, che non risparmia nessuna Istituzione. Zanchi, membro del CDA nominato dal Comune di Siena, si è dimesso infatti denunziando come le condizioni imposte all’Università da Mussari (appartenente alla stessa fazione di Ceccuzzi) siano di fatto condizioni capestro, che non risolvono i problemi economici dell’Ateneo senese ma che sono state poste, aggiungiamo noi, al fine di tenere sotto scacco quell’Ateneo di cui al momento Ceccuzzi e soci hanno perso il controllo. A tale proposito, sarebbe interessante sapere se Zanchi, prima di dimettersi, si sia consultato o meno con Cenni.
Quello che la Meloni definisce “il più grande partito di maggioranza”, cui secondo la medesima spetterebbe il diritto il diritto di validare il progetto complessivo, nonché di stabilire chi siano i detentori della qualità, delle professionalità e del radicamento del territorio, è diventato, per merito di Ceccuzzi, un coacervo di lobbies a tutela di interessi privati e personali, una faida generalizzata che irresponsabilmente tiene conto degli interessi della Banca, come se si trattasse di una banca di paese e non del terzo gruppo d’Italia.
Per quanto ci riguarda è da salutare con gioia come il centrodestra sia finalmente rappresentato da due galantuomini in grado di rispondere con trasparenza agli interessi del territorio e come invece siano miseramente fallite le manovre di un gruppo di avventurieri della politica, ben identificati e proprio per questo senza futuro.
Fatte queste considerazioni si apre la battaglia per il 2011, con la consapevolezza che, adesso che la fortezza rossa ha cominciato a sgretolarsi, da tutte le sensibilità da cui è composta la comunità civica senese, sarà possibile raccogliere le energie e le sinergie necessarie per costruire un grande progetto di cambiamento e di sviluppo per Siena e per le generazioni future".
Agostino Milani Consigliere comunale
"La battaglia per le nomine in Fondazione è finita, Mancini è di nuovo presidente e tutti si congratulano con dichiarazioni di circostanza.
La battaglia è stata dura con scontri durissimi ed anche qualche morto (ad oggi se ne contano due) ed è inevitabile domandarsi “Adesso chi succede?”, perché è evidente che questa battaglia che aveva per oggetto le nomine in Fondazione, cosa di per sé importantissima, prelude ad altre battaglie ancor più importanti, ovvero a quella per la successione di Cenni alla guida del comune di Siena e a quella, alla prima strettamente collegata, per la successione di Mussari alla guida della Banca.
Ed è altrettanto evidente l’importanza della scelta del vicepresidente della Fondazione che, così come è avvenuto per Mancini, andrà a succedergli nel ruolo di presidente in caso di sostituzione anticipata…
La Deputazione eletta, proprio per quello che rappresenta, avrà per altro nel un ruolo non secondario nella scelta del primo cittadino e, per quanto riguarda la successione di Mussari, dovrà, in prima persona, assumere la responsabilità della scelta.
Queste considerazioni chiariscono il perché della durezza con cui è stata combattuta la battaglia e dei tanti interventi che forse qualcuno si poteva risparmiare.
In tal senso condividiamo Rifondazione e Comunisti Italiani quando affermano “Avvilente lo spettacolo di sindaci che confondono il ruolo istituzionale con quello di iscritti ai partiti, segretari provinciali e comunali che invitano a fare nomine più autorevoli e più coerenti con le scelte fatte, senza spiegare poi quali coerenze e quali scelte politiche debbano essere tutelate.”
Le dimissioni di Starnini da numero due di Ceccuzzi nella struttura comunale del PD chiariscono quale sia in questo momento la fazione perdente, ma evidenziano anche un evento straordinario, che potrebbe portare degli sviluppi imprevedibili per il futuro di questo territorio.
Le dimissioni di Zanchi dal CDA dell’Università vanno invece lette in modo più complesso, ma ci fanno capire come la lotta di potere tra le varie fazioni della sinistra sia uno scontro a tutto campo, che non risparmia nessuna Istituzione. Zanchi, membro del CDA nominato dal Comune di Siena, si è dimesso infatti denunziando come le condizioni imposte all’Università da Mussari (appartenente alla stessa fazione di Ceccuzzi) siano di fatto condizioni capestro, che non risolvono i problemi economici dell’Ateneo senese ma che sono state poste, aggiungiamo noi, al fine di tenere sotto scacco quell’Ateneo di cui al momento Ceccuzzi e soci hanno perso il controllo. A tale proposito, sarebbe interessante sapere se Zanchi, prima di dimettersi, si sia consultato o meno con Cenni.
Quello che la Meloni definisce “il più grande partito di maggioranza”, cui secondo la medesima spetterebbe il diritto il diritto di validare il progetto complessivo, nonché di stabilire chi siano i detentori della qualità, delle professionalità e del radicamento del territorio, è diventato, per merito di Ceccuzzi, un coacervo di lobbies a tutela di interessi privati e personali, una faida generalizzata che irresponsabilmente tiene conto degli interessi della Banca, come se si trattasse di una banca di paese e non del terzo gruppo d’Italia.
Per quanto ci riguarda è da salutare con gioia come il centrodestra sia finalmente rappresentato da due galantuomini in grado di rispondere con trasparenza agli interessi del territorio e come invece siano miseramente fallite le manovre di un gruppo di avventurieri della politica, ben identificati e proprio per questo senza futuro.
Fatte queste considerazioni si apre la battaglia per il 2011, con la consapevolezza che, adesso che la fortezza rossa ha cominciato a sgretolarsi, da tutte le sensibilità da cui è composta la comunità civica senese, sarà possibile raccogliere le energie e le sinergie necessarie per costruire un grande progetto di cambiamento e di sviluppo per Siena e per le generazioni future".
Agostino Milani Consigliere comunale