MASSA. Una premessa. Rilevo che nessuno dei media presenti all’assemblea del 12 aprile scorso ha dato voce ai piccoli azionisti intervenuti (nel mio caso piccolissimi) che hanno espresso forti perplessità nei confronti del Monte dei Paschi di Siena, preferendo riportare quasi esclusivamente l’opinione dell’azienda. Unica eccezione il Cittadino online che con un’iniziativa giornalistica inappuntabile ha presentato la mia posizione critica verso l’azienda contemporaneamente alla risposta dell’amministratore delegato, in modo che ciascuno possa farsi un’opinione motivata e consapevole.
Approfitto ora della facoltà di replica gentilmente offerta dalla presidente Bariatti agli intervenuti in assemblea, non avendo potuto esercitarla, per problemi d’orario, in tale sede. Mi rivolgo quindi direttamente a Lei dottor Morelli per chiarire in primo luogo che i miei “passaggi molto precisi” da Lei citati nella sua risposta sono frutto di una mia personale e accurata consultazione di migliaia di pagine di documenti ufficiali, alcuni dei quali non citati dai media, che tra l’altro contengono ulteriori riscontri a favore delle mie tesi.
Per quanto riguarda “Alexandria”, io non ho messo in dubbio la sua opposizione alla ristrutturazione del derivato, avendo inteso solo evidenziare che anche Lei era stato messo a conoscenza del suo collegamento strutturale con l’operazione in Btp 2034, evidenza rilevabile all’interno della banca, come sembra aver riconosciuto la recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze nel processo Mps.
Sul Fresh Lei sostiene che era assolutamente estraneo a quell’operazione non avendola seguita. Questo suo assunto cozza contro varie e concordanti testimonianze rese dai suoi collaboratori. Inoltre la funzione da Lei ricoperta di Responsabile del Pool finanziario dell’operazione Antonveneta, della quale il Fresh rappresentava uno strumento imprescindibile, non può ragionevolmente giustificare una sua “estraneità” riguardo alle caratteristiche peculiari di quello strumento finanziario che prevedevano garanzie del Monte a favore di JP Morgan per centinaia di milioni di euro.
A meno che nel Monte di quell’epoca – come sembrerebbe accaduto leggendo alcune testimonianze, in particolare quelle dell”ex Direttore Generale Vigni che in soldoni asseriva di non essere stato messo al corrente di niente o poco più – gerarchie e organizzazione verticistica fossero considerate un mero optional.
Prendo atto della accurata Fit and Proper cui è stato sottoposto per vari mesi dalla Bce per invitarla a renderla di pubblico dominio, con particolare riguardo alle motivazioni addotte. Dalle sue parole sembra emergere comunque che la multa di 208.500 euro comminatale da Banca d’Italia sia ancora sub iudice.
Mi permetto di rettificare la sua affermazione riguardo agli estratti de Il Fatto quotidiano.it da me riportati, in quanto tali articoli risalgono all’ottobre 2016 e non a fine 2012/inizio 2013. Quindi la loro pubblicazione è avvenuta molto tempo dopo la chiusura delle indagini da parte della Procura di Siena.
Termino esprimendo il mio più forte biasimo per le dichiarazioni con cui Lei ha messo sul banco degli imputati i dipendenti per i non brillanti risultati raggiunti dal nuovo Monte. La gravità di questa sostituzione di responsabilità, oltraggiosa ed inaccettabile, è pari solo a quella da ascrivere al sindacato, il quale per giustificare una vergognosa inerzia è arrivato ad inventarsi una rettifica da parte sua mai intervenuta, per poter chiudere così l’incidente a tarallucci e vino, more solito.