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SIENA. Qualche giorno fa, allettato dal bel tempo e dal film in programmazione, mi sono recato al cinema all’aperto del Tolomei. Abito in campagna, e purtroppo, per quelli come me, venire in città è sempre stato difficile.
Tuttavia da oggi non lo è più: è solo impossibile. Ed allora tornerò solo per le feste comandate, in barba a ogni nostalgia! Ho seguito la vicenda delle nuove Aru e non condivido affatto questa politica che nasce più per ragioni di bottega (= incrementare gli incassi della Siena Parcheggi s.p.a) che per migliorare la vita dei Senesi, residenti compresi. So anche che la cultura non è mai stato un pallino del nostro sindaco. E difatti chi ama il teatro, la musica o lo spettacolo in genere, porta quasi sempre nel proprio corpo le stigmate caratteristiche della sindrome di Magellano: circumnavigare il globo senza speranze, con l’angoscia di non trovare un posto (neppure in terza fila) dove parcheggiare o di dover ricorrere al libretto degli assegni. Con il tempo, tutto questo mi ha consigliato di coltivare questi interessi a Poggibonsi, a Colle, e in altri posti dove l’offerta culturale, l’accoglienza, la qualità, la fruizione, e la politica dei prezzi ecc. sono spesso migliori.
Ma vengo al fatto. Due giorni fa, un film atteso da tempo mi ha convinto a recarmi al cinema all’aperto del Tolomei dove, in passato, mi ero trovato bene grazie anche alla possibilità di parcheggiare l’auto. Niente da dire sul film e il cinema (anche se l’ingresso in stile “country”, a partire dal viottolo, non è dei migliori) ma moltissimo sul balzello del parcheggio: ho speso 4 euro e 80, cioè 9500 lire vecchio conio, per due ore e dieci minuti di sosta, più dello stesso costo del biglietto.
Sacramentando ho giurato solennemente di non rimetterci più piede e di valutare con urgenza l’opportunità di una richiesta di asilo politico a Poggibonsi.
Mentre davanti a me sfumava l’immagine di un baldo ragazzotto che se l’era cavata con 80 centesimi, grazie a una colorata tesserina di contrada. Ad una richiesta successiva (lontana da orecchi indiscreti) il fortunato giovanotto mi informava che, come contradaiolo, poteva parcheggiare dalle 19.00 alle 3.00 di notte al costo complessivo di 80 centesimi (ovvero 10 centesimi l’ora) esibendo il necessario “pedigree”.
Ora, con buona pace di quanti amano la Città della Vergine protettrice delle Arti (non solo del maneggio) e della Cultura (non soltanto equestre), mi sono chiesto se non abbiano ragione quanti sostengono che la classe politica senese e la burocrazia che le ronza attorno siano molto più brave nella protezione dei somari che in quella dei cavalli.
Naturalmente non ho nulla contro le riduzioni ai contradaioli che, al contrario, trovo giuste e legittime: la funzione di aggregazione (anche culturale) che la contrada assolve è e resterà sempre insostituibile. Tuttavia, mi chiedo sempre più spesso, se non sia giunta l’ora di tutelare un po’ anche la Cultura in generale, garantendo anche a chi non ha la fortuna di abitare “dentro le mura”, accessi meno strozzineschi alla città. Credo sia giunta l’ora di politiche più lungimiranti, in grado cioè di rispondere meglio alle esigenze interne dei cittadini, e alle molte critiche che vengono da fuori (come le recenti sulla scarsa civiltà e sensibilità culturale dei Senesi) soprattutto con i fatti e non già con le parole. Le chiacchiere ci hanno stufato, grazie!
P.S. Sarebbe un gravissimo errore leggere queste righe come lo sfogo bizzarro di un isolato. Posso dire con tutta onestà di avere sentito pareri ben più cattivi e risentiti di questi. L’invito ai nostri governanti è di scendere più spesso in città. E di sostare più spesso (almeno un giorno al mese) fuori dal palazzo. I mattoni della Piazza o l’angolo dell’Unto costituiscono ancora un possibile luogo di raccolta dei pareri dei Senesi. E forse non per caso: il parcheggio in quei luoghi è ancora consentito e gratuito. Ma se ne sarà accorta la Siena Parcheggi s.p.a ? Affrettatevi: perché anche questa pacchia è prossima a finire!
Con osservanza
Un Senese indignato (lettera firmata)