Intervento del coordinatore provinciale dell'Udc Simone De Santi
SIENA. Sulla Banca Mps, cuore pulsante dell’economia – e della identità – di Siena le idee del Pd appaiono confuse e non offrono alcuna sicurezza. Fatto grave, questo, e inconciliabile con chi ha l’ambizione di essere alla guida del terzo polo bancario italiano.
Le contraddizioni si ritrovano, senza fatica, scorrendo appena indietro nel tempo.
“Prendo atto che il presidente Mussari e il direttore generale Vigni hanno escluso la necessità di un aumento di capitale in tempi immediati”. Queste le dichiarazioni che il presidente della Fondazione MPS, Gabriello Mancini, faceva non più tardi di due mesi fa parlando a margine della presentazione del prestito obbligazionario emesso dalla Finanziaria senese di sviluppo. Poi, un mese dopo, era la volta di Ceccuzzi che, in un’intervista rilasciata all’Unità, affermava l’opposto: “Il Monte deve ricapitalizzare”.
Così facendo il partito di Ceccuzzi è uscito nuovamente allo scoperto rendendo fin troppo manifesto il tratto caratterizzante della sua coalizione: le contraddizioni.
Ma c’è di più. E’ evidente che l’asse ex-Ds ed ex-Margherita sta usando la Fondazione Monte dei Paschi come terreno di scontro politico all’interno del PD, un “gioco personale” che da anni sta paralizzando la città.
Era il 2005 quando su tutti i quotidiani nazionali veniva riportata la telefonata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte, durante la quale l’allora segretario dei DS chiese all’allora amministratore delegato di Unipol «Ma abbiamo una banca?». A distanza di anni pare che il vizietto del partito di Ceccuzzi di interessarsi un po’ troppo alla finanza e alla Banca (ovviamente vista come luogo di gestione del potere fine a se stesso e non inteso come interesse verso i dipendenti che ci lavorano ed i correntinsti che ci “mettono i soldi”) e troppo poco alla politica reale (che non vive di slogan e di forum) sia ancora vivo e vegeto. Anzi gode di ottima salute. E di numerosi estimatori.
Alla luce delle ultime dichiarazioni che danno come prossima la ricapitalizzazione per 2 miliardi di euro della Banca Monte dei Paschi, di una cosa così delicata pare esserne stato più informato Ceccuzzi che il presidente della Fondazione Mancini. Ci sembra la conferma di un pericoloso sconfinamento dei ruoli; di un conflitto di interessi che rappresenta la cifra della contiguità tra finanza e politica che regna a Siena, in cui il grado di autonomia decisionale della Fondazione è nullo e sconfessabile in ogni momento dal partito di Ceccuzzi, del quale, peraltro, fa parte anche lo stesso Gabriello Mancini.
Su che basi Mancini fece tali affermazioni e, soprattutto, su che basi Ceccuzzi sconfessò lo stesso Mancini? E’ evidente che uno dei due ha reso dichiarazioni non vere e interessate. Alla luce di ciò, ci chiediamo con che grado di responsabilità tali persone stiano trattando le sorti del futuro della Banca.
Dato che per procedere alla ricapitalizzazione la Fondazione sarà costretta ad indebitarsi, è bene che l’asse di potere consolidato a Siena riconosca pubblicamente il proprio fallimento e quello di una classe dirigente inadeguata da loro nominata. Alla luce della condivisione fino a qui comprovata con i vertici della banca.
Simone De Santi
Coordinatore provinciale UDC Siena