Il candidato a sindaco pone il quesito: "Siena può non esercitare un ruolo primario nel panorama vitivinicolo nazionale?"
In questo momento particolare si abdica persino alla storia e a una tradizione che risale agli anni Trenta, quando il Re d’Italia riconobbe a Siena un ruolo di ambasciatrice del vino italiano nel mondo, poi ribadito con un decreto anche dal Presidente della Repubblica. Tutti hanno visto una vetrina di valore assoluto nel capoluogo del più prestigioso distretto vitivinicolo nazionale. Chi sembra non accorgersene sono evidentemente gli attuali amministratori pubblici. Una società partecipata è in perdita e si rischia di buttare via altro denaro pubblico? Bene, si chiuda pure. Ma rimane la necessità di trovare un’altra forma più adeguata per rilanciare un ruolo. Facciamo una fotografia dell’esistente. A Siena risiedono due associazioni nazionali prestigiose, come quelle dedicate alle Città del Vino e alle Città dell’Olio. Entrambe mettono insieme centinaia tra comuni ed enti pubblici italiani. Inoltre, ci sono i consorzi del vino locali, e singole aziende, alcune delle quali hanno alle spalle storiche famiglie o società importanti. Si muovo interessi e capitali di grande rilevanza, si modella un paesaggio che è sempre più legato alla vitcultura e che si identifica ancora con quello dipinto da Lorenzetti nell’allegoria del Buongoverno. E Siena che fa, rimane estranea a tutto ciò che gli sta ruotando intorno? Evidentemente, deve, come minimo, essere se non un faro, almeno una vetrina di un patrimonio fondamentale non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale, sociale, antropologico. Non mancano i contenitori in città, vuoti. Mancano evidentemente le idee. Eppure, basta unire gli elementi sopra descritti, per dar vita a un’agenzia dove la parte privata può tranquillamente avere un ruolo essenziale, dove si possano evitare clientelismi o scelte di natura politica che tanto male hanno fatto all’Enoteca Italiana. Il merito, la competenza, un ruolo dinamico e di interazione con il territorio in una visione di carattere internazionale potrebbero finalmente trovare casa in un soggetto che, in forme diverse, potrebbe fare quello che altrove, a Bordeaux come a Londra con Vinopolis, altri fanno egregiamente. Tutto si può dire, meno che Siena non si debba porre almeno sullo stesso livello di queste realtà europee.
Pierluigi Piccini