Compete al Sindaco - e non solo - indagare sui motivi di queste scelte
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SIENA. Lo scorso 12 aprile, con procedura d’urgenza, vengono assegnati ad un gruppo di imprese capeggiate da Opera Laboratori Fiorentini i servizi presso il Santa Maria della Scala a seguito di una gara al “massimo ribasso” che ha visto la stessa Opera praticare un’offerta inizialmente definita anomala (oltre il 25% di sconto sul prezzo base) ma sulla quale il funzionario comunale dà successivamente un parere di “congruità” nonostante i prezzi non consentano, palesemente, di coprire nemmeno il puro costo del personale. Perché, viene da chiedersi, il Comune, all’epoca ancora governato dal Commissario, è cosi’ accondiscendente verso imprese estranee al nostro territorio che puntano chiaramente ad impossessarsi del mercato senese dei servizi culturali? Si tratta solo di piaggeria verso una Opera che fa parte del Gruppo Civita presieduto da Gianni Letta e capeggiato da Abete o c’è dell’altro? E, soprattutto, che interesse ha Opera a conquistare un appalto con alcune decine di migliaia di euro di perdite proprio negli stessi giorni che se ne aggiudica un altro con almeno un centinaio di milioni di perdite annue, quello quadriennale per i servizi di sorveglianza e biglietteria del Museo Civico e della Torre del Mangia?
La spiegazione viene fuori rapidamente e sta tutta in una operazione che in quel momento deve essere stata già ampiamente concordata tra Comune ed Opera, prima ancora che le due gare si concludano formalmente.
Infatti, trascorre appena un mese ed il 16 maggio è già pronta la bozza di un contratto tra il Comune ed Opera che viene allegata alla delibera con cui il Comune stesso concede all’impresa privata di utilizzare gratuitamente il “primo livello” del Santa Maria, quello dove ha sede il Museo Archeologico, di allestirvi la mostra fotografica di Steve McCurry e di trattenere direttamente gli incassi dei biglietti. Il Comune mantiene a proprio carico tutte le spese di illuminazione, energia elettrica, riscaldamento, acqua, pulizie ordinarie e straordinarie, guardiania notturna e, come se non bastasse, stanzia anche 5.000 euro nel caso che l’eventuale aumento dei visitatori comporti maggiori necessità di pulizie.
In pratica, i primi 50mila visitatori che entrano al Santa Maria per visitare le mostra pagano un biglietto di 10 Euro che restano tutti ad Opera (se chiedono di visitare anche il resto del Santa Maria pagano invece altri 2 euro che vanno a favore del Comune). Qualora al termine della mostra, cioè il prossimo 3 novembre, i visitatori risulteranno aver superato il numero di 50.000, Opera (che a quel punto avrebbe già guadagnato 500.000 euro) verserà al Comune un euro per ogni biglietto venduto in più. Proprio un “buon affare” per il nostro Comune che, infatti, prevede nella delibera di incassare in tutto dall’operazione, soltanto 10.000 euro! Probabilmente con un bel danno erariale rispetto agli incassi che avrebbe potuto avere con la normale attività.
Ma non sarebbe stato più semplice, per il Comune, portare lui a Siena quella mostra già rivista altrove e tenersi tutti gli incassi pagando ad Opera, semplicemente, i compensi di sorveglianza secondo l’appalto appena aggiudicato? Oppure, se proprio il Comune avesse voluto abdicare alle sue capacità programmatorie nell’ambito culturale, perché non ha messo a gara tra tutti i possibili interessati uno schema gestionale di tipo privatistico invece di fare le cose quasi di nascosto? Forse si sarebbero trovate, in un modo certamente più limpido, soluzioni più convenienti almeno dal punto di vista economico. E non si sarebbe creato un pericoloso precedente, quello di una sostanziale privatizzazione della struttura cittadina forse più prestigiosa proprio lungo il percorso del riconoscimento della nostra candidatura a capitale europea della cultura. Ora che il Commissario ha cessato le sue funzioni e che una nuova amministrazione si è insediata nel Palazzo Pubblico, compete in primo luogo al Sindaco e non solo a lui, che è anche assessore alla cultura, indagare sui motivi di queste scelte amministrative e fare quanto in suo potere per restituire al Comune la sua centralità programmatoria ed economica soprattutto in un ambito cosi’ rilevante.
Pierluigi Piccini