L'ex-presidente del Consiglio comunale chiede anche chiarezza sul futuro di Mps
E’ quindi con un atteggiamento cauto, che vorrei fare alcune considerazioni a margine di quello che sta accadendo al Monte e delle ultime dichiarazioni del presidente Profumo. Che ha liquidato l’operazione Antonveneta, come una scelta a dir poco azzardata (‘troppo cara’). Non mi meravigliano le parole di Profumo; meraviglia il silenzio di chi, in questi mesi, ha messo più volte il cappello sulla scelta di Profumo e Viola, in una logica di “discontinuità”.
Discontinuità da che cosa? Non fu proprio l’allora parlamentare Ceccuzzi a salutare il matrimonio fra Mps e Antonveneta come il “capolavoro della banca senese”? Non fu sempre lui a dire che Antonveneta avrebbe reso Rocca Salimbeni “ancora più solida”? In realtà la parola “discontinuità” è stata solo una trovata di comunicazione; un “mantra” che aveva lo scopo di provare a soffocare le numerose voci fuori dal (suo) coro; che ponevano domande le cui risposte sarebbero state per lui molto scomode.
La situazione che sta vivendo Siena richiede, purtroppo, più che mai chiarezza per capire quale sarà il futuro della Banca. A partire dal piano industriale Mps. Occorre che si entri nel merito delle contraddizioni di un piano di soli tagli, che sembra più un atto di indirizzo. Occorre che si chieda al presidente Profumo di chiarire la sua sistematica presa di distanza dalla senesità del Monte; e dove intende portare una banca, di fatto nazionalizzata, e con quali alleati. Bisogna che faccia conoscere come, secondo lui, il Monte possa restare un partner del nostro territorio mentre diminuisce gli impieghi all’economia locale. E bisogna che entri nel merito della convenienza dell’esternalizzazione del back office o della cessione di società-prodotto, come Monte Paschi Leasing & Factoring e Consum.it.
Sono domande che nessun esponente del Pd provinciale o comunale vuole o è in grado di fare. Ed è triste vedere che il primo partito senese, in venti giorni di festa provinciale e di bracieri, non abbia fatto uscire una sola posizione politica degna di nota sulla crisi economica e sociale più profonda che la nostra realtà attraversa dal dopoguerra.
Oggi sappiamo tutti che l’acquisizione di Banca Antonveneta non è stata ‘un fulgido esempio delle classi dirigenti di Mps orientate all’interesse generale’ come sentenziava a suo tempo l’ex sindaco.
Per questo voglio almeno sperare che la Festa dell’Unità non venga utilizzata come trampolino per una sua nuova candidatura alla guida di Siena. Non voglio rovinare la festa a nessuno, ma non è più il tempo di raccontare storie ai senesi: chi è stato parte del problema non potrà certamente risolvere il problema!
Alessandro Piccini