(Per fare i conti con gli italiani)
SIENA. “L’Italia potrà anche galleggiare, ma certamente continuerà a subire un processo di bradisismo economico e sociale”. Pensavo a questa conclusione, letta ieri alla fine di un articolo a firma di Sergio Rizzo, sulle pagine del Corriere della sera, mentre ero ferma – a motore spento – al semaforo per l’ingresso al parco dell’Uccellina. Lei sa che il semaforo è rosso perché il parcheggio al mare è pieno?, mi chiede l’addetto del parco, guardando con occhio critico, dietro di me, la coda di auto che si arroventano sotto questo terribile sole; certo che lo so, penso e glielo dico, che vengo qui da quarant’anni (ma se calcolo bene son anche di più!) e ogni volta che sono arrivata un minuto dopo le nove ho dovuto aspettare per entrare, pure in questi anni di crisi.
Ed è proprio alla crisi e della crisi che penso e leggo, mettendo a frutto l’attesa che devo affrontare; mi pare un contrappasso giusto – persino lieve – se penso al popolo greco, al dilemma odierno tra il “sì” e il “no” che deve affrontare, con la consapevolezza del vuoto di liquidità nelle banche che nessuna delle due scelte avrà il potere di ovviare.
L’articolo di Rizzo recensisce un rapporto dell’economista Mario Baldassarri, ricco di numeri e di dati da far rizzare i capelli anche alle teste d’uovo, con proiezioni impressionanti che Baldassarri usa per sottolineare quanto costi al popolo italiano la combinazione perversa di evasione e corruzione: 236 miliardi di euro all’anno!
Il fatto che sia un economista non proprio di sinistra (per cinque anni sottosegretario all’economia in un governo Berlusconi) ad aprire questo cahier, proprio nel giorno in cui i greci dovranno dire se sono disposti o no (e “no” è stato) a sopportare anni (in realtà alcuni decenni, mi par di capire) di regime strettissimo d’austerità, mi pare quasi un segnale junghiano.
La notizia (non nuova, ma ben documentata) della possibilità che avrebbe il mio paese di farcela, se chi lo governa scegliesse di rimettere in forma la Nazione, adottando una linea dura nei confronti di corrotti e corruttori (cioè: restituire tutto fino all’ultimo centesimo, senza se e senza ma) e la si piantasse con la commediola sull’evasione e si facessero pagare gli evasori (ora si finge che sia un evasore chi ha fatto una dichiarazione fedele, ma non ha i soldi per pagare), quelli grandi (esempio, le aziende e i grandi gruppi) oltre a quelli che hanno omesso lo scontrino del caffè, mi mette in uno stato d’animo particolare … che fare (come diceva quello là) per far partire un‘azione siffatta … e io che cosa posso fare, che cosa posso dire, e a chi?
Perché la conclusione, lo scivolamento in un baratro, se non toccherà a me, sarà cosa dei figli (anche dei miei) e dei nipoti (anche dei miei!); non ho ancora lasciato per strada tutti i neuroni perciò so perfettamente che anch’io – in prima persona – sono responsabile dell’inerzia (o della complicità?) con i corrotti e con i grandi evasori e quel documento di Baldassarri mi tocca e mi coinvolge.
Rifletto e intanto faccio la mia coda (sono la prima, perché nel frattempo chi era prima di me è entrato), perché io lo so bene che “il parcheggio è pieno”.
Durante l’attesa arriva un’auto e si infila nella corsia (libera) accanto alla mia: “disabile” strilla la signora all’addetto, che, giustamente, apre la sbarra. Dall’altro lato, accanto alla mia auto si materializza un tale, dall’aria volitiva e incazzata, gonfia la pancia e lancia il suo messaggio “che ci vorrà a prenne ‘na motosega e taglia’ un po’ di alberi e allarga’ er parcheggio se c’è ggente che vuole anda’ ‘n spiaggia”: messaggio ecologico.
Pazienza; nel frattempo passano altri due disabili vogliosi (giustamente) di mare. Arriva un ragazzino, cicciotto e abbronzato che attacca a parlarmi per rassicurarmi che appena esce qualcuno io entrerò subito; nel frattempo dall’auto da cui era sceso il ragazzino di cui sopra scende anche un uomo con in braccio un bebè piccolo piccolo (un cugino? Un fratellino?), che a mio parere (di mamma e di nonna) – con questa temperatura e a quest’ora – dovrebbe essere in un luogo più fresco e non per strada. Lo pensa anche l’uomo che lo tiene in braccio, perché lo agita a mo’ di prova regina, sotto gli occhi del mite addetto del parco e dallo sguardo che quest’ultimo mi lancia, capisco che gli è stato chiesto di passare prima, in nome del bebè (quasi una giusta causa: mi sento una merda, ma penso alla Grecia, a Baldassarri, e al fatto che se io fossi la nonna del bebè avrei già preso a calci i genitori).
Arriva un altro disabile e subito dopo un altro ancora; entrano quattro auto di servizio (così sbraitano nell’interfono), con buona pace di quelli in coda: troverò tutti al parcheggio visitatori … però nel frattempo dall’interno della barriera giunge un’auto in uscita (evviva!): la signora si mette davanti alle sbarre che però non si alzano e l’addetto osserva che senza pagare non si esce; la signora si meraviglia molto e in modo imperioso dichiara di avere il permesso (esibisce un cartoncino con una “P” maiuscola) di un’autorità molto autorevole, discussione, poi l’addetto alza la sbarra e la tipa esce.
Nel frattempo la coda si è allungata, nonostante alcuni abbiano desistito di fronte all’attesa sotto il sole, tre auto (in tre momenti diversi) superano tutta la lunga coda, di gran carriera, e si posizionano nella corsia parallela alla mia; sarà il solito addetto a convincere i coraggiosi autisti a fare marcia indietro e mettersi in coda, dietro a chi è arrivato prima.
Il mio semaforo diventa verde e io passo oltre – grata a chi ha avuto l’idea di uscire dal parco così presto – e guido lentamente (limite di 30 all’ora) sul fondo sconnesso dalle radici dei pini che rivendicano così la loro presenza; incrocio una lunga fila di gente a cavallo, con un po’ d’invidia, e la supero. Trovo la signora disabile che saltabecca da una parte e dall’altra di un fossatello, scattando foto; dopo mezzo chilometro vengo sorpassata a tutta velocità dall’auto poderosa della famiglia con bebè … salvo trovarla in frenata, dopo una curva, dietro a un’altra fila di cavalieri che sta incrociando il bus in servizio tra l’Alberese e la spiaggia…
Penso al voto in Grecia e al rapporto di Baldassarri.
Silvana Biasutti