Decadimento sociale e culturale che incomincia ad investire anche Siena
SIENA. Scrivo per raccontare la spiacevole vicenda occorsa il 6 febbraio scorso ad un’amica americana che aveva deciso di farsi una passeggiata in centro e si è trovata, diversamente, in una situazione surreale e all’estero inconcepibile.
Pensando di posteggiare la macchina nel parcheggio antistante le mura medicee, che per i senesi è l’ex campino di San Prospero, si è indirizzata verso un posto libero. Dalla direzione opposta un fuori strada – ben più distante e peraltro con la possibilità di parcheggio in altri posti liberi – si dirigeva verso il medesimo posto auto. Conducente e passeggero, due romani sulla sessantacinquina, non si sono fermati difronte all’evidenza – posto occupato, ma possibilità di parcheggiare altrove – e con fare minaccioso ed intimidatorio hanno preso a spingere da dietro l’auto, già a motore spento, della mia amica.
Scesa dall’auto, la donna è stata quindi aggredita a male parole; poi, avendo reagito con fermezza a questa prima aggressione verbale, è stata colpita anche fisicamente dai due energumeni con calci e pugni all’altezza di petto e spalle. Il tutto mentre la gente intorno – inebetita come davanti all’ennesimo episodio di trash TV – stava a guardare.
Questo, mi consenta lo sfogo, è già il secondo sintomo, rispetto a quanto ho già raccontato, di quel decadimento sociale e culturale che incomincia ad investire anche Siena. Il solo a fermarsi, bloccando l’auto in mezzo di strada, un signore rumeno, che ha fatto da schermo alla mia amica e ha minacciato di chiamare le forze dell’ordine.
Qualcosa di kafkiano e surreale: un’autista di autobus è sceso non per darle aiuto, ma per chiedere di spostare l’auto ed i Carabinieri, avvertiti ed intervenuti, prima sono andati a sentire la versione dei due aggressori, lasciandosi salutare dagli stessi con un familiare “ciao”, poi hanno interpellato la vittima cercando di ridimensionare l’accaduto.
L’espressione che sintetizza questo fattaccio è “il nulla che avanza” e che, in nome della malintesa libertà, personale divora e distrugge il valore. Il valore inteso non come “oggetto” di interesse personale e personalistico, ma come il principio generale in base al quale approviamo o disapproviamo una certa azione e, al plurale, come ideale cui tutti gli esseri umani si ispirano, riconoscendogli, quindi, un’intrinseca connotazione normativa.
E’ lì la Siena che bramo e che chiedo sia difesa dall’amministrazione comunale, dalle amministrazioni che offrono servizi, dalle forze dell’ordine e, non ultimo, dai cittadini e dai visitatori ospiti, perché non rappresenta solo il sogno di chi c’è nato e cresciuto, ma anche di chi, in qualsivoglia parte del globo, la immagina e la pensa tanto da decidere di trasferircisi.
per conto di F.V.A.
OLIVIERO APPOLLONI – SENA CIVITAS