Il consigliere contesta le sceltedel Magistrato delle Contrade
SIENA. Caro Rettore Pacciani, mi sento investito del dovere di una risposta, essendo io quello che per primo si è risentito di questa iniziativa, che continuo a ritenere inappropriata e contraria allo spirito delle contrade e della città. Pur nella stima personale che ho per Lei e il rispetto per l’istituzione che presiede, ritengo che il diritto di critica sia sacrosanto e che troppo poco sia stato utilizzato nel passato. Portare il confronto solamente all’interno delle contrade è riduttivo, specialmente quando si parla dei rapporti con la città, ma soprattutto è riduttivo per il ruolo delle contrade, le quali hanno una natura e un respiro ben più ampi. Questa visione della contrada, questo supposto microcosmo, è molto brutto e relega il contradaiolo in un ruolo diminuito che credo lei, da senese, non possa accettare: siamo senesi e anche contradaioli.
Caro Rettore, non credo che sia corretto accusare di esserci sottratti a un confronto pubblico, soprattutto quando questo confronto, in assenza di comunicazione e condivisione preliminare, sarebbe avvenuto a cose fatte e decise: se non fosse emerso, proprio grazie alle indiscrezioni, noi ci saremmo trovati davanti ad una decisione già presa (e di fatto lo è!). Il sentimento che ho registrato in questi giorni è quello di una diffusa incredulità di tanti senesi e contradaioli, che hanno appreso dell’iniziativa solamente attraverso i deprecati social network. Ed il punto è simbolico e non si rapporta alla sporadicità dell’iniziativa, ma alla sua accettazione o meno, ovvero introdurre un prezzo, e di consequenza la commercializzazione di un bene il cui valore risiede anche nella sua gratuità. Cor magis … Veramente non mi sorprende che questa iniziativa sia stata catalizzata dal Comune, da questa gestione comunale, la quale, innegabilmente, vede nel palio una risorsa, quando non lo considera un costo. Io, da senese badi bene, nel palio non vedo nè l’una ne l’altra cosa e non accetto di essere definito “un politico che fa proclami ad uso propagandistico” per il fatto stesso che ho espresso il mio parere pubblicamente, su una operazione innaturale. Veda Rettore, in un panorama cittadino in cui i contradaioli sempre meno hanno occasione di frequentare le contrade e le contrade hanno grandi difficoltà a far stare insieme i contradaioli, la piazza virtuale è, e sarà sempre di più un luogo dove incontrarsi e parlare. E’ il tanto decantato “Palio che cambia per rimanere vivo” in nome del quale si sono compiuti molti scempi, alcuni incondivisibili! E sulla rete, di palio e contrade parliamo e parleremo, è naturale ed inarrestabile e nessuno si sente di violare delle tradizioni, perché è il parlare di palio e di contrada che fa parte della tradizione indipendentemente dal mezzo , anzi questo strumento permetterà di esprimere opinioni di cui i dirigenti potranno e forse dovranno tenere conto. Ci si spaventa ora dei social network, mentre si è accettata la profonda rivoluzione di costume paliesco portata dalla TV, che tanta maligna attenzione ha portato sul palio e che, a mio modesto parere, ha modificato pesantemente ed in peggio la quotidianità della festa. Mi si potrà obiettare che, se accettiamo questo cambiamento, possiamo aprire alla commercializzazione del nostro patrimonio : secondo me non è la stessa cosa e questo è un sentimento condiviso : lei con chi si è confrontato prima di deciderlo? Il momento catastrofico della città, dal punto di vista economico ( e anche morale) non deve toccare la dignità di questo popolo: le contrade possono avere un ruolo economico nella rinascita della città ed esperienze positive ci sono già, tuttavia la mia critica investe il modo ( affidare ad altri ) ed il metodo ( si può fare, si deve fare) . Dopo la sua iniziativa la città e le contrade saranno ineluttabilmente diverse. Avranno perso qualcosa. Potevamo parlarne prima.
Eugenio Neri
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