No alla quotazione in borsa per mantenere pubblici il controllo e la pianificazione
ROMA. Multiutility: Simiani (PD), bene la non quotazione in borsa, rafforziamo il ruolo pubblico nella pianificazione e nel controllo. Le società miste sono state un’esperienza positiva che va, dove possibile, confermata. I referendum del 2011 non le hanno vietate.
Sul dibattito riguardante la multiutility e, in particolare, il servizio idrico, è necessario fare chiarezza. Negli ultimi giorni, nelle dichiarazioni di molti esponenti e negli articoli pubblicati, si è riscontrata una superficiale conoscenza normativa sui servizi pubblici locali, sia rispetto alle regolamentazioni europee sia riguardo agli effetti concreti dei quesiti referendari del 2011, votati a larga maggioranza dai cittadini italiani.
È cruciale partire dalla comprensione di come un servizio pubblico locale debba essere gestito. Dopo la votazione dell’assemblea di Alia sulla gestione, il primo punto su cui la politica dovrebbe concentrarsi è il ruolo del settore pubblico nella pianificazione degli investimenti e nella definizione delle tariffe. In questa fase, infatti, il pubblico assume il ruolo di pianificatore e regolatore del servizio, determinando tariffe, pianificando investimenti e definendo i contratti di servizio. Su questo fronte sono stati già fatti passi significativi, grazie al contributo di Arera e dell’Autorità Idrica Toscana (AIT), un’ente che rappresenta l’evoluzione della scelta compiuta anni fa, quando la Toscana fu tra le prime regioni ad applicare la legge Galli.
Un altro aspetto essenziale è la composizione della tariffa idrica, soprattutto considerando le differenze territoriali in termini di densità abitativa e l’ampiezza di alcuni territori poco popolati. Ad esempio, sappiamo che la manutenzione di un metro di tubazione a Firenze ha costi tre volte inferiori rispetto a Siena, e che Grosseto ha una delle tariffe dell’acqua più alte d’Italia. Se i cittadini devono avere uguali diritti e l’acqua è un bene pubblico, non possono esserci disparità tra territori di serie A e di serie B. Ecco perché il dibattito dovrebbe concentrarsi innanzitutto sulla creazione di una tariffa regionale uniforme, per garantire a tutti i cittadini lo stesso trattamento.
È fondamentale partire dalla pianificazione e regolamentazione del servizio, poiché è proprio in questa fase che si realizza la prima forma di tutela per i cittadini, con un’attenzione particolare per le condizioni di vita più vulnerabili. Solo attraverso una regolazione incisiva, infatti, il pubblico può agevolare le fasce più deboli, tenendo conto delle difficoltà economiche che molte famiglie si trovano ad affrontare.
Un secondo punto cruciale riguarda l’indirizzo politico che il centrosinistra e la nostra Regione intendono adottare per la creazione di un’azienda unica regionale per la gestione del servizio idrico.
Di fronte alle varie opzioni sul tavolo, è necessario affrontare questo dibattito non in modo ideologico, ma alla luce del voto espresso dagli italiani nel referendum del 2011. Esaminando i quesiti, appare chiaro l’indirizzo che i cittadini hanno voluto dare riguardo all’affidamento dei servizi e alla determinazione delle tariffe.
Nel primo quesito referendario, ad esempio, si prevedeva l’abrogazione della norma che consente l’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica “solo a soggetti privati” selezionati tramite gara pubblica, o a società di diritto pubblico con partecipazione privata. È importante soffermarsi sul termine “solo”: questo significa che è vietato affidare la gestione idrica esclusivamente a privati, ma è possibile includere partecipazioni private in società che gestiscono il servizio idrico.
Un terzo punto riguarda gli utili che le società pubbliche o miste devono generare. Se da un lato è giusto creare una società che trattenga gli utili all’interno della nostra regione, dall’altro è fondamentale riflettere su quale margine di utile debba ricadere sui cittadini, considerando che il peso attuale è elevato. Questo chiarisce che il dibattito sul ruolo del pubblico nei servizi locali, e in particolare nel servizio idrico, deve partire dalla comprensione e dal rispetto della volontà popolare espressa nel referendum del 2011.
A tal proposito, mi preme ricordare che l’esperienza in Toscana, che si concluderà nel 2031 alla scadenza degli affidamenti, ha prodotto risultati complessivamente positivi. È vero che la tariffa è relativamente più alta rispetto ad altre aree del centro-nord, ma è altrettanto vero che, grazie alle sue peculiarità, la Toscana oggi vanta livelli di efficienza tra i più elevati in Italia, come evidenziato nell’ultimo rapporto AIT. Non tutti i territori partivano dagli stessi standard, ed è degno di nota che questi progressi siano stati possibili grazie all’esperienza delle società miste, che ora vantano una maggiore patrimonializzazione e una significativa riduzione dei debiti rispetto a quando erano completamente pubbliche. Abbiamo ancora tempo per valutare attentamente, con un approccio non ideologico, l’efficacia del modello gestionale finora adottato e, allo stesso tempo, non escludere la possibilità di affidare la gestione a società miste a maggioranza pubblica, una volta che il pubblico abbia consolidato partecipazioni e reti sotto un controllo pubblico, attraverso una holding regionale che coinvolga tutti i territori.
È bene ricordare che le società pubbliche svolgono il ruolo di esecutori di un servizio, secondo le indicazioni del settore pubblico, e non di pianificatori.
In questo contesto, mi congratulo con il Partito Democratico e con il segretario Fossi per la decisione di non quotare in borsa la multiutility, una scelta che rappresenta un successo significativo.