I Capitan Schettino del Monte si preparano ad abbandonare il Titanic che affonda?
MASSA CARRARA. Prendo spunto da un articolo de “La Verità”, che, in prima pagina ieri titolava “Profumo a processo (tanto per cambiare) e subito dopo “E i vertici Mps accantonano i soldi per le buonuscite”. All’interno, con il titolo “Buonuscita da 18 milioni per i manager Mps”, Francesco Bonazzi spiegava che “I vertici del Monte dei Paschi di Siena sono stati molto previdenti. Subito dopo le elezioni del 4 marzo, il consiglio di amministrazione della banca controllata dal governo ha approvato un piano di utilizzo di 6 milioni di azioni proprie…da destinare a cinque figure di manager operativi, a cominciare dall’ad Marco Morelli,in caso se ne vadano o siano fatti fuori“.
La delibera del Cda reca la data del 12 marzo 2018 e dovrà essere ratificata dall’assemblea dei soci il prossimo 12 aprile, cosa arcisicura perché è impensabile che sia stata messa a punto senza l’approvazione preventiva del socio di maggioranza, cioè dell’esimio professor Padoan.
Ma vediamo cosa prevede. Il punto tre dell’odg che dovrà votare l’assemblea stabilisce che “…parte della remunerazione variabile del “personale più rilevante”…sia corrisposta in strumenti finanziari e, in particolare azioni…” Solo una parte, il resto arriverà in bei sonanti “euroni”. E fin qui nulla di strano.
Ma poco dopo si svelano gli arcani: “La Banca intende infatti, in via prudenziale, riservare una parte di tali azioni per assolvere a possibili futuri impegni connessi al pagamento di importi, da corrispondere a titolo di incentivo per la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro (c.d. severance)…Il Piano prevede l’assegnazione di azioni della Banca corrispondenti ad uno specifico controvalore in danaro da erogare al beneficiario in sede di accordo consensuale per la risoluzione anticipata del rapporto di lavoro…o a fronte della cessazione anticipata dalla carica“.
Il premio in azioni non viene ancorato ai risultati raggiunti, ma viene garantito in caso di dimissioni o “defenestrazioni”. Insomma il Cda ha costituito una polizza assicurativa garantita per i vertici apicali del Monte e di altre Società del Gruppo in previsione di una loro dipartita.
I soggetti destinari sono: 1) l’amministratore delegato del Monte Marco Morelli 2) l’amministratore delegato di MPS Capital Services S.p.A. Giampiero Bergami 3) l’amministratore delegato di Widiba S.p.A. Andrea Cardamone, più altri nominativi appartenenti al “personale più rilevante” del Gruppo allo stato attuale non ancora determinati.
Come mai Morelli e soci in tutta fretta hanno approvato quella delibera che fa a pugni con la tragica situazione del Monte? Depauperare la banca di una cifra rilevante per rimpinguare il portafoglio di vertici in uscita che non sanno che pesci pigliare non sembra un atto fatto nell’interesse del Monte.
Il tutto poi deciso nel momento in cui Rocca Salimbeni sta precipitando lungo una china senza fine.
Il capitale sociale viene eroso ogni giorno da quotazioni in picchiata e deve farsi carico della perdita del 2017 di 3,5 miliardi di euro, risultato di un bilancio da economia di guerra. Lo Stato socio di riferimento virtualmente sta rimettendoci più di 3 miliardi di euro, le cause legali contro la banca hanno un petitum di oltre due miliardi, mentre si è reso necessario blindare i gioielli di famiglia, il patrimonio artistico, con un vincolo pertinenziale del Ministero dei Beni Culturali.
Perché tutta questa fretta? Non è difficile fare riferimento alla data del 4 marzo scorso, quando gli italiani (a parte i senesi) hanno impartito una sonora lezione a quel partito che ha fatto del Monte dei Paschi la sua banca personale, a quel Pd che, dopo averlo nazionalizzato, invece di fare piazza pulita del management compromesso, ha avuto la bella pensata di ricatapultare su Rocca Salimbeni, dietro l’input di Jamie Dimon Ceo di JP Morgan, il suo pupillo Morelli, che “così bene” fece ai tempi dell’affaire Antonveneta.
L’ad, a dispetto delle sue dichiarazioni tranquillizzanti, mostra di sentire il fiato sul collo di un possibile governo Lega-M5 Stelle, che non esiterebbe a chiedergli delicatamente di farsi da parte. Mettiamoci questo, aggiungiamoci lo scorno che non può non provare nel constatare ogni giorno di più che il suo impegno non riesce a partorire miglioramenti, ed ecco spiegato un certo nervosismo che sembra trapelare da alcune sue dichiarazioni fuorvianti e surreali, come quando ha scaricato sui dipendenti le responsabilità per i risultati che non arrivano, o quando ha negato le pressioni commerciali dell’azienda.
Che Morelli voglia seguire le orme dei recentissimi dimissionari Eugenio Periti e Francesco Mele?
In tutto questo bailamme, il Cda ha però trovato il tempo e la faccia di garantire in anticipo ad un ristretto gruppo di top manager una specie di pensioncina milionaria.
Dottor Morelli, mi permetto di darle un consiglio. Se le cose si dovessero mettere male, incassi il gettone premio e vada via dal Monte senza indugio. Ma rimanga a Siena, entri a tutto tondo nel Pd e si candidi alle prossime elezioni politiche. Se anche nel resto d’Italia il partito dovesse scomparire, stia certo che Lei a Siena verrebbe eletto al cento per cento. I senesi, lo sa, sono dei bonaccioni che continuano allegramente a bersi le promesse miracolistiche di Renzi e Padoan e da gente tosta e coerente quale sono, non abbandoneranno mai il partito che ha così mirabilmente portato il Monte nell’abisso.
Marco Sbarra
(I caratteri evidenziati e le sottolineature sono del sottoscritto)