Pierluigi Piccini interviene dopo la provocazione di Grillo
di Pierluigi Piccini
SIENA. L’uscita di Beppe Grillo sul calo di attenzione pubblica in merito alle vicende del Monte dei Paschi, risponde sicuramente ad esigenze di protagonismo politico rispetto alle prossime elezioni amministrative, visto che il leader di uno dei principali gruppi parlamentari non avrebbe certo difficoltà a riaccendere i riflettori sullo scandalo finanziario del secolo partendo proprio dai massimi vertici istituzionali.
Ma la costatazione di Grillo si fonda su un fatto indiscutibile: dopo un intero anno in cui le notizie si sono rincorse su tutti i mezzi di informazione a partire dal noto intervento di Report della scorsa primavera, in un crescendo che si è alimentato sino alle elezioni politiche, ora pare che sia stata messa la sordina a qualsiasi notizia sull’andamento delle indagini.
E’ pur vero che, come giustamente si reclama da più parti, i giudici dovrebbero esprimersi con le sentenze piuttosto che con le interviste, come è vero che i tribunali esaminano i reati, ma che esistono anche livelli di responsabilità la cui censura compete all’opinione pubblica, alla politica e al sistema informativo.
Nel raccomandare, quindi, che ciascuno faccia la sua parte, ci sono alcune osservazioni da fare sulle vicende senesi se non vogliamo limitarci a metterci in mostra alzando la voce in modo generico.
Intanto, va detto che le componenti del dramma che Siena sta vivendo sono complesse e vanno ben oltre lo scandalo bancario e finanziario, dandoci l’immagine di una complessiva violazione ed alterazione delle norme e della correttezza amministrativa che coinvolge primarie aziende ed istituzioni (aeroporto, università, comune, banca, fondazione, sanità, solo come esempi più evidenti). Non siamo, pertanto in una situazione normale dove si possa attendere pazientemente che la giustizia approfondisca una singola “dissonanza” rispetto ad un sistema virtuoso, ma viviamo invece una situazione di grave emergenza sociale in cui il tempo delle indagini deve consumarsi con la massima celerità, prima che tutto venga ingoiato dalle prescrizioni, dal fatalismo e dall’indifferenza.
Vi è poi il piano della responsabilità politica di quel “sistema Siena”, di quel “groviglio armonioso”, che ha voluto occupare ogni spazio, anche il più minuto, del potere senese con l’ambizione di perpetuare un monopolio politico e con l’effetto di far registrare un generalizzato fallimento. Questo, e non altro, dovrebbe essere al centro di questi due mesi antecedenti le elezioni comunali, accompagnato all’appartarsi dalla vita pubblica di tutti i numerosi soggetti che sono stati protagonisti del “decennio drammatico” della città o che si sono opportunisticamente prestati a sostenerli. Vediamo invece il manifestarsi, senza ritegno, di volontà di proseguire come se niente fosse stato, di alterare la verità dei fatti, di fingersi come i possibili creatori del rinnovamento del sistema di cui hanno fatto parte pienamente. In qualche caso c’è chi è giunto a giustificare le sue responsabilità con la propria incompetenza in materia amministrativa, come se non ci fosse colpa a ricoprire un ruolo senza averne le capacità. E’ urgente allora che tutta la città reagisca e che ci si affretti a salvare il salvabile. E’ in un tale contesto che non è affatto sconveniente chiedere anche ai giudici di farsi carico di queste priorità sociali e che ci facciano comprendere lo stato e la qualità delle indagini in corso.