Lettera aperta di un dipendente all'ad Marco morelli
MASSA. Egregio amministratore delegato e direttore generale del Monte dei Paschi di Siena,
come dipendente della filiale di Massa mi permetto di interessarla, con rispetto e franchezza, sulla situazione della banca.
Per prima cosa vorrei esprimere il profondo disagio che avverto nel vivere all’interno di una istituzione lustri fa stimata e meritevole di fiducia, oggi lacerata e umiliata.
Preferisco non entrare nel merito delle responsabilità della crisi del Monte. Lei ne è perfettamente a conoscenza, avendo lavorato al Monte dal 2003 al 2010, dove ha ricoperto varie cariche apicali, tra cui quelle di vicedirettore generale e responsabile del Settore Finanziario.
Mi permetta di sottoporle alcune osservazioni:
1) Indipendenza e trasparenza del management
Lei, come amministratore delegato di fresca nomina, ha voluto fugare ogni dubbio sui suoi intendimenti dopo lo sfortunato esito del piano di salvataggio privato, affermando: “il mio impegno continua… sono convinto che la banca potrà comunque essere rilanciata”.
Credo non potrà non concordare con me che la prima cosa necessaria per far ripartire il Monte sia quella di apportare un cambiamento netto nella sua conduzione, ispirato ai principi di indipendenza e trasparenza, per troppo tempo dimenticati.
Varie potrebbero essere le opportunità d’intervento, fra cui:
A) Licenziamento di tutti gli alti dirigenti compromessi con le vecchie gestioni deficitarie che ancora siedono in posti di grande responsabilità.
B) Indagine interna per fare piena luce sull’enorme scandalo dei crediti deteriorati, cui far seguire denunce alla magistratura degli eventuali responsabili.
2) Relazioni con la clientela
Il principio dell’agire in buona fede e correttezza per una banca è come l’impronta della sua stessa immagine.
Il decreto “Salvabanche” emanato dal Governo prevede la possibilità di un rimborso totale del capitale delle obbligazioni subordinate 2008-2018 in mano ai risparmiatori retail che dovranno essere convertite in azioni. Ecco Lo Stato Salva piccoli investitori.
Quale sia la finalità di quella misura lo mette nero su bianco il decreto: evitare – in questo caso al Monte – la grana di dover far fronte a migliaia di istanze di rivalsa da parte dei risparmiatori non istituzionali per eventuali vendite extra profilo di rischio di titoli subordinati. Qui invece troviamo lo Stato SalvaMonte.
La banca si aggrega e nella richiesta di attivazione del meccanismo statale spiega: “In coerenza con le iniziative di sostegno adottate dal Governo della Repubblica Italiana, la Banca darà corso ad una proposta di transazione rivolta agli investitori retail per porre fine o prevenire liti aventi ad oggetto la commercializzazione delle obbligazioni subordinate denominate…Upper Tier II 2008-2018”.
C’è solo da sperare che le autorità di controllo europee accettino la sanatoria senza pretendere una dichiarazione pubblica da parte del Monte dei Paschi di aver assegnato agli investitori retail strumenti finanziari non adeguati.
Purtroppo, dottor Morelli, le scorie radioattive della bomba Antonveneta continuano a inquinare la banca.
3) Relazioni con il personale
E’ un punto assai dolente.
A) Dirigenza e direttori di vario livello a volte assumono atteggiamenti dispotici e si relazionano con toni da diktat. In alcune strutture viene fatto uso di pressioni indebite, in particolare con riferimento alla vendita dei prodotti commerciali e finanziari. I ruoli direttivi sovente amano scaricare i rischi delle inefficienze organizzative aziendali sui dipendenti senza preoccuparsi di eliminarle.
B) “Voglio ringraziare davvero tutti i dipendenti…Sono stato colpito dallo sforzo, l’orgoglio e l’abnegazione di tutti nel voler cercare di uscire da una fase di stallo che durava da tanto tempo. Quella di Montepaschi è una rete straordinaria per solidità e capacità di mantenere intatto il rapporto con il cliente”.
Queste sue recenti affermazioni le fanno onore dottor Morelli. I montepaschini sono di una fidelizzazione tale da giungere fino al sacrificio personale, spinti come sono da una specie di vocazione al martirio.
Ma la realtà lavorativa della rete racconta che gli stessi dipendenti da Lei lodati lavorano in condizioni alquanto disagevoli. Cassieri e altri addetti che devono far fronte a code chilometriche di clienti in angusti spazi giorno dopo giorno, costretti a sforare gli orari di lavoro senza riconoscimento degli straordinari – tranne forse che a ogni morte di Papa -.
Postazioni di lavoro inadeguate e ambienti che presentano condizioni igieniche non a norma, con l’aggravante che in taluni casi si rende necessario ricorrere all’intervento delle Asl per il ripristino di condizioni accettabili.
C) Cosa grave poi è l’utilizzo di procedure interne, come ad esempio la valutazione delle prestazioni del personale o i procedimenti disciplinari, per fini impropri quali il colpire il dipendente che si oppone ad atti ingiusti o che cerca di tutelare i suoi diritti.
D) Da tenere presente inoltre che il personale a seguito dell’acquisizione di Antonveneta ha subito e continua a subire ingenti danni patrimoniali.
4) Relazioni sindacali
E’ necessario che i ruoli dell’azienda e del sindacato siano nettamente distinti, come ebbe già ad auspicare Alessandro Profumo (il che è tutto dire).
Al Monte questo non avviene a causa di un “consociativismo” deleterio che produce danni ai dipendenti e pure alla banca (a certi sindacalisti sicuramente no).
Soprattutto il rappresentante sindacale dovrebbe essere indipendente dall’azienda.
Ma vigilare su questo aspetto non è certo di sua competenza, visto che la responsabilità di controllo ricade tutta sui dipendenti.
Dottor Morelli, la saluto cordialmente e la ringrazio per l’attenzione che vorrà rivolgermi, con la speranza di poter lavorare un giorno in un Monte dei Paschi finalmente risanato.
Ad oggi purtroppo quel desiderio è solo una chimera vagante in un mondo fantastico.
Marco Sbarra