Riceviamo e pubblichiamo dall’ex Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Alberto Monaci:
“Egregio Direttore,
ognuno intende a modo suo la propria esperienza istituzionale: l’aver avuto l’onore di presiedere, per cinque anni, l’assemblea legislativa regionale, mi mantiene cittadino attento alle prerogative e alla dignità di quel consesso rappresentativo della comunità toscana.
Faccio perciò fatica ad assistere allo scontro fra il Presidente della Regione ed il Presidente della Commissione Affari Istituzionali del Consiglio regionale della Toscana, la commissione più importante. Da sempre.
Stupisco che quest’ultimo, ammettendo la possibilità di una propria sostituzione in ragione del diverbio maturato, rappresenti il suo mandato come nelle disponibilità del primo, che è componente con limitazioni statutarie dell’assemblea di Palazzo Panciatichi. Scordandosi che, dall’elezione e per i trenta mesi del mandato, il presidente di Commissione ha legittime “guarentigie” disciplinate con chiarezza da Statuto e Regolamento dell’Assemblea.
Stupisco che chi ha l’onore di presiedere, oggi, quell’Assemblea stessa, non abbia “levato gli scudi” contro la (nei fatti) denunciata ingerenza dell’organo esecutivo sulle autonome, libere scelte del Consiglio.
L’ingerenza dell’uno, i silenzi degli altri, compromettono la credibilità dell’autonomia di quello che Riccardo Nencini avrebbe voluto poter chiamare ‘Parlamento della Toscana’, non per vezzo, ma per rappresentare con chiarezza l’idea che anch’egli aveva di cosa e come dovesse essere il Consiglio regionale.
Scendendo questa china, toccherà dare ragione a chi, come Matteo Renzi, perseguiva il ridimensionamento del potere legislativo dei Consigli regionali”
Alberto Monaci