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SIENA. Salve, mi chiamo Marco e sono circa 37 anni che vivo nel paesino di Isola d’Arbia (frazione del comune di Siena) e da circa 37 anni vivo con davanti agli occhi uno degli ecomostri più celebri della bellissima Toscana. Forse il più celebre a causa del fortissimo contrasto con la bellezza paesaggista in cui si insedia ed a causa anche della sua visibilità per decine e decine di km, da Siena fino alla Val d’Orcia. Sto parlando ovviamente dell’ecomostro ex I.D.I.T.
Questa mail è indirizzata, come potete vedere, a tutti i vari livelli amministrativi del territorio perché, qualora qualcuno a Siena si fosse abituato a questo indecoroso spettacolo, penso che forse un po’ più lontano, a Firenze o Roma, qualcun altro potrebbe esseresene accorto.
Chi vi scrive è un eterno amante del territorio in cui vive; uno che passa il proprio tempo libero ad annusare il profumo di una terra solcata nei precedenti millenni da tanti avvenimenti storici. Un territorio frequentato da contadini ed operai oggi ma da tanta storia in passato: lo testimoniano edifici antichi di grande valore storico come la chiesetta romanica di Sant’Ilario (dell’ XI secolo), la fattoria di Salteano (frequentata nel XIII secolo dai templari), il vecchio mulino (del XIV secolo), i due ‘spedali del XIV° e XV secolo (che così tanti pellegrini aiutarono nei secoli scorsi) e non ultimo, un po’ in disparte, il podere la Piaggia, un vecchio possedimento dell’Ordine cistercense di San Galgano, come testimonia una bellissima pietra scolpita di una spada conficcata nella roccia. Qui la storia ha un profumo incredibile in ogni pietra del vecchio paese. Qui la natura trova la sua miglior consacrazione in un paesaggio unico: basta leggere le recensioni dei pellegrini stranieri sui loro blog per capire la bellezza della tappa numero 33 della Via Francigena.
Ed allora la domanda “sorge spontanea”: vogliamo far finta per i prossimi 100 anni che questo ecomostro sia radical-chic? Oppure possiamo anche convincere tutti i migliaia di pellegrini ed i milioni di turisti che ci transiteranno sotto che si trovano davanti alla Torre Eiffel dei poveri? oppure qualora tra 10,20 o 30 anni ci sia un crollo con qualche morto o ferito,potremmo anche raccontare ai giornalisti che l’abbiamo tenuta in piedi perché qualche architetto ci facesse una tesi universitaria su come recuperarla.
Possibile che si possano trovare 200 o 300 mila euro per fare un ponte ad uso pellegrini in località Ponte d’Arbia e non si riescano a trovare risorse ed idee per toglier di mezzo almeno quella torre di oltre 70 metri (o quanto meno per renderla più gradevole alla vista)? Non so, magari con un ascensore potrebbe addirittura essere utilizzata commercialmente e turisticamente ma l’obbiettivo deve rimanere quello di armonizzare la costruzione col paesaggio circostante!
Vi chiedo quindi per quanto tempo ancora se ne debba tollerare la vista? Forse potrà rientrare nelle vostre priorità se raccogliessimo qualche decina di migliaia di firme (non dubito che senesi e turisti farebbero la coda a firmare la petizione
Comunque, se un giorno ne avrete voglia, anche in queste ferie calde d’agosto, vi invito a fare un picnic al tramonto nelle colline attorno ad Isola d’Arbia, dove potrei offrivi un trancio di pizza condito col l’impareggiabile visione di un paesaggio esaltante ed un’ orribile costruzione industriale a cazzottarti gli occhi.
Marco Pallecchi