"Fine della rissa e sana competizione politica"
SIENA. Gentile Direttore, mi permetto di intervenire sui temi della crisi delle istituzioni cittadine, e delle strade, realisticamente dure, che la nostra comunità dovrà imboccare per ricostruire una prospettiva di futuro degna della sua storia.
Il dibattito politico a Siena: crisi e ricette.
Ho seguito il recente dibattito politico ne ho tratto la certezza morale della necessità del richiamo alla sobrietà e alla responsabilità. Mi asterrò, per questo, dal dispensare analisi economico-sociali che spieghino le radici della profonda malattia abbattutasi sull’intero modello di sviluppo del mondo occidentale, nel quale, sino a prova contraria, si colloca la nostra città; né ripeterò, per l’ennesima volta, le molte ragioni – in larga parte frutto di una inedita saldatura di nefasti fattori congiunturali e di errori politici, strategici e gestionali – che hanno, ad esempio, spinto Università, Fondazione e Banca MPS sino alla soglia di un sostanziale default; tantomeno, poi, mi eserciterò nell’arte delle facili ricette economiche usualmente composte di innovazione, cultura, turismo, eccellenze, sinergie: tutte cose buone, da praticare più che da predicare.
‘Mal comune’ e ‘mali senesi’.
Oggi dobbiamo saper leggere, superando il consolatorio ‘mal comune’ (la crisi globale), le specificità del caso di Siena per dare un significato di verità al nostro impegno – attribuendo a ciascuno il suo, comprese le responsabilità – e per uscire dalle secche di uno sterile dibattito che rivela, con il continuo rimbalzo delle responsabilità e con il suo ingeneroso e fuorviante sguardo tutto rivolto al passato, il fondamento quasi esclusivamente personalistico che occupa l’attuale scena politica, di cui Siena non sembra avere più bisogno; dobbiamo farlo, in definitiva, per consentire alla città di accedere ad un futuro di speranza e di rilancio.
Azioni da mettere in campo.
Per fare questo occorre a mio avviso: 1) tracciare un equilibrato quadro di consapevolezza storico-politica dei fatti che, con la misurata ma piena dose di autocritica, ed anche marcando i confini tra diverse responsabilità, abbia lo scopo di rimuovere le cause di quanto accaduto e, senz’altro, i difetti di un sistema di selezione della classe dirigente focalizzato, spesso fuori luogo, sul consenso, sulla dipendenza personale e sulla rappresentanza corporativa più che sulle competenze e sulle professionalità, innestando così una irreversibile cultura e pratica del rispetto dei bilanci pubblici e privati: offrire, insomma, una adeguata risposta alla diffusa domanda etica della collettività; 2) dare dimostrazione con i fatti – proposte e programmi – che le forze progressiste e riformiste, senza demonizzazioni o rappresentazioni eroiche, possono essere protagoniste di questo percorso; 3) aprirsi alla città mettendo alla prova tutte le sue migliori energie: con uno sforzo che risponda, qui e ora, ad una comunità che chiede di sapere, di partecipare, di non essere costretta a rinunciare all’idea che la politica possa ancora dare vera sostanza alla via democratica dello sviluppo, del benessere e, soprattutto, della difesa dei più deboli.
Fine della rissa e sana competizione politica.
Uscire dalla rissa politica e farlo alla svelta, rifuggire da ogni forma di integralismo che fa del pro o contro qualcuno l’unico campo dell’opzione politica, riportando la competizione per la guida della città nei fisiologici argini di una sana gara fra differenti proposte politiche. Senza opacità: mettendo in chiaro da che parte si sta oggi e si starà domani fino alla fine della campagna elettorale e anche oltre. Da questa considerazione occorre partire per qualsiasi idea di rinnovamento che non voglia celare strumentalità demagogiche o, peggio, indifferenza etica e tensione finalistica, unica, verso la conservazione o l’acquisizione del potere.
Costruire insieme un progetto con realismo e ambizione.
Per queste ragioni sarà essenziale la ricerca del dialogo e del confronto fra tutti coloro che siano seriamente interessati a discutere del presente e del futuro della città, partendo dall’analisi dei punti di forza – vivacità dell’iniziativa economica della piccola e piccolissima impresa nonostante la prolungata recessione in atto, commercio ‘naturale’ e di vicinato e filiera corta avviati e da supportare ed estendere quanto più possibile incentivando, grazie a piattaforme progettuali pubblico-private, reti di impresa produttivo-commerciali, valido sistema di sostegno finanziario alla tenuta e allo sviluppo del tessuto imprenditoriale (Fi.Se.S. S.p.a. ne è l’esempio migliore), potenzialità culturali e turistiche semplicemente enormi, coesione sociale ancora molto buona, qualità dei servizi alla persona, robusto sistema di associazionismo e volontariato, presenza di istituzioni pubbliche e private che, se strappate al processo di deterioramento finanziario, qualitativo e organizzativo con azioni determinate e impegni da mantenere nel tempo, possono tornare a fare da volano per imboccare nuovamente il circolo virtuoso dello sviluppo e della creazione di nuova e ‘buona’ occupazione – e dei punti di debolezza – propensione delle imprese all’innovazione e all’internazionalizzazione da migliorare e incentivare, capacità di competizione sui mercati da irrobustire con uno sforzo di cultura imprenditoriale cui pubblico e privato devono contribuire, barriere burocratiche, di tempi e di adempimenti, che scoraggiano l’approccio al rischio di impresa o sono procicliche rispetto all’odierna fase recessiva, debolezza infrastrutturale, compimento del lavoro di messa in sicurezza dei maltrattati ‘gioielli di famiglia’ (Università, Sanità, Fondazione e Banca): con l’obiettivo primario di salvaguardare i diritti dei lavoratori evitando di innestare troppo a lungo le malepiante dell’incertezza, della paura e della provvisorietà, anch’esse nemiche della produttività e del rilancio e soprattutto, per chi è chiamato alle più importanti responsabilità decisionali, mantenendo un profilo altamente rispettoso verso la città, la sua immagine, le sue molte competenze e professionalità; in più, per la Banca, una volta uscita dall’emergenza della consistenza di capitale e di liquidità, gli sforzi verso l’obiettivo della redditività dovranno andare di pari passo con il ritorno ad un fisiologico funzionamento dell’accesso al credito, così importante per le imprese del territorio.
Un confronto a viso aperto, dunque, senza pregiudizi, ostracismi o formule precostituite, a cui mi auguro che possano prendere parte, in un crescendo fertile di idee e di trame (finalmente) benefiche per la città, le categorie economiche e produttive, i lavoratori e i datori di lavoro e i loro rappresentanti, coloro che il lavoro lo hanno perso o non l’hanno ancora mai avuto, gli studiosi e i ricercatori, gli ex amministratori, i professionisti, e, in generale, tutti i cittadini che, volendo testimoniare attaccamento e appartenenza, desiderino esprimere opinioni, avanzare proposte o, perché no, mettere a disposizione qualcosa di sé a beneficio della città per partecipare alla complessa definizione di un progetto per il futuro economico della città fondato su realismo e ambizione. Realismo dettato dalla necessaria comprensione di un presente avviluppato in un intreccio di fattori negativi dalle prospettive ancora in larga parte inintelligibili con l’uso dei tradizionali strumenti di diagnosi e prognosi economica; ambizione propria di una comunità che non vuole rinunciare alla missione, attribuitale dalla storia, di riconsegnare alle generazioni future la migliore parte di sé oggi più che mai a rischio di sfregio indelebile: bellezza e ricchezza, morale e materiale.
Fulvio Mancuso – Responsabile politiche economiche – membro dell’Esecutivo del PD di Siena