L'ex priore della Lupa racconta i fatti per smorzare la diatriba attuale tra le due rivali
SIENA. I recenti addebiti dell’assessore Giordano relativi alla Carriera dell’agosto 2024 hanno suscitato meraviglia e sconcerto nella maggior parte dei contradaioli. Oltre a minare in modo molto pesante il fascino delle rivalità, più che lecite purché gestite nei limiti del regolamento, siamo arrivati addirittura a contestazioni fatte per preservare il “plurisecolare” rito del tondino!
Alcune situazioni hanno provocato un acceso botta e risposta fra i priori di Istrice e Lupa, ma queste sono cose che devono gestire gli onorandi delle due contrade.
Mi permetto invece di intervenire perché, nello spiegare i motivi per i quali il priore dell’Istrice difende la scelta fatta dalla sua contrada di presentare una memoria contro la rivale, ancora una volta sono stati tirati in ballo episodi di ben ventidue anni fa, quando ricoprivo il ruolo di priore della Lupa.
Premesso che non capisco quale peso possano avere queste ormai datate vicende per motivare il rispetto o meno di un accordo firmato fra le due contrade nel 2012, quindi molti anni dopo gli avvenimenti citati, mio malgrado sono costretto a ricordare lo svolgersi dei fatti del 2002 per chiudere definitivamente quella lontana e triste storia.
Erano circa le 18.00 della sera del Palio e mi trovavo già sul palco dei Priori, quando venni convocato d’urgenza dal sindaco Cenni. Nella stanza del primo cittadino c’era già il priore dell’Istrice.
Cenni, molto preoccupato, ci chiese cosa sapessimo in relazione a insistenti voci che giravano per la città su una spedizione punitiva organizzata da contradaioli dell’Istrice contro il fantino della Lupa. Io risposi di esserne del tutto all’oscuro e il priore dell’Istrice, dopo una serie di frenetiche telefonate, disse che non risultava nulla né a lui, né ad altri dirigenti della contrada.
Il sindaco, affatto rassicurato, mi chiese se potevo adoperarmi per garantire una preventiva e adeguata “difesa” del fantino. Risposi che ormai i nostri contradaioli erano del tutto irrintracciabili (allora i cellulari non erano a disposizione di tutti come adesso e le chat whatsapp non esistevano) e quindi non ero in grado di modificare quanto già predisposto in precedenza.
Cenni ci congedò, per nulla tranquillizzato, invitandoci a fare opera di persuasione per evitare spiacevoli incidenti. Evidentemente si fidava delle sue fonti informative che, meno di due ore dopo, si dimostrarono più che attendibili.
Al termine della corsa, con un’autentica azione “militare”, i guardafantini della Lupa vennero “tagliati fuori” dal posto in cui si era fermato il cavallo, e fantino, barbaresco e un mangino furono aggrediti con assurda violenza (come dimostrano i filmati ancora visionabili) da un nutrito gruppo di contradaioli, finendo tutti all’ospedale.
Il giorno seguente (la notte, come da documentazione esistente, anche io ero stato ricoverato in ospedale per un incontro con numerosi istriciaioli che stavano cercando di venire a contatto con la comparsa della Lupa e i suoi accompagnatori) fui convocato in questura.
I funzionari dell’ordine pubblico mi mostrarono sei foto (se la memoria non m’inganna) formato tessera, come quelle che allora si mettevano sulla patente e sulla carta d’identità, chiedendo se riconoscevo qualcuno. Risposi che non trovandomi sul luogo dello scontro non potevo aiutarli. Mi venne assicurato che non era importante, perché avevano individuato quelle persone fra gli aggressori più violenti e ne avevano già disposto il fermo.
Su questo gravissimo episodio, del tutto estraneo a qualunque regola scritta e non scritta di accettabile comportamento verso altri contradaioli, dunque, non c’era stato e non poteva esserci alcun accordo preventivo, tranne il colloquio avuto con il sindaco.
Successivamente, invece, ci furono incontri fra le due dirigenze per recuperare lo stemma della contrada che era stato strappato dal giubbetto del fantino e portato come trofeo di guerra da un corteo di istriciaioli.
Al termine di questi incontri lo stemma venne restituito alla Lupa, sia pure in piccoli pezzi, mentre la giustizia paliesca aveva fatto il suo corso squalificando l’Istrice e per un Palio anche la Lupa, in quanto un suo contradaiolo aveva colpito, sbagliando ed infrangendo il regolamento, un dirigente dell’Istrice.
Questa è la fedele ricostruzione dei fatti del 2002, sperando una volta per tutte di porre la parola fine su un capitolo non edificante della nostra Festa, che però, confermo, nulla ha a che fare con la diatriba attuale, in attesa delle decisioni di sindaco e giunta.
Luca Luchini