SIENA. All’Università di Siena succede quello che accade nel mondo con la crisi internazionale: a pagare sono i più deboli.
In una città per tradizione solidale nei confronti delle categorie meno fortunate stiamo assistendo alla progressiva e crescente penalizzazione della componente più debole dell’Università: il personale tecnico ed amministrativo.
Se i ricercatori hanno la prospettiva di diventare professori associati con le attese modifiche della cosiddetta “legge Gelmini”, se i professori di prima e seconda fascia hanno avuto ed avranno consistenti incrementi stipendiali previsti da appositi Decreti governativi, il personale tecnico ed amministrativo che avrebbe già maturato il diritto ad uno scatto di stipendio per le cosiddette PEO (progressioni economiche orizzontali) non avrà un bel niente nemmeno per i prossimi quattro anni. E ciò sia per il blocco degli aumenti voluto dal Ministro Brunetta, che per la mancata applicazione di un accordo integrativo che i revisori dei conti approvarono a suo tempo e che ora “scoprono” di averlo fatto erroneamente. Ma non finisce qui.
Nell’incontro del 19 ottobre della Commissione Cultura comunale con Vareno Cucini, rappresentante del Comune nel Cda dell’Università, si è compreso che l’unica idea dei partiti di maggioranza presenti al Tavolo interistituzionale è di fondere ed integrare gli atenei toscani, ma non razionalizzando i corsi di studio, bensì intervenendo per una diversa organizzazione dei servizi come le biblioteche o la gestione degli stipendi.
Pur comprendendo l’utilità e, in qualche misura, l’inevitabilità di azioni di questo tipo di fronte alla profonda crisi del mondo universitario, è evidente che il prezzo di scelte scellerate (dall’uso improprio dell’autonomia, alla abnorme proliferazione dei corsi di studio conseguente alle riforme Zecchino-Berlinguer, alla creazione di nuovi centri di costo dovuti alla moltiplicazioni delle sedi decentrate) rischia di pregiudicare in primis la categoria che è direttamente impegnata nella gestione dei servizi che si intendono riformare, ovvero, ancora una volta, il personale tecnico ed amministrativo.
Questo personale sarà quindi sempre più demotivato, il caos organizzativo sarà acuito dalla assenza di quadri dirigenziali dovuti al superamento del limite del 90% del Fondo Ordinario di Finanziamento (già difficile da rispettare a causa degli aumenti di stipendio dei docenti e per i previsti tagli della Gelmini), rendendo probabile il ripetersi dei fenomeni che hanno già in passato contribuito pesantemente alla crisi dell’ateneo: l’ingerenza del corpo docente nella gestione e la mancata separazione tra la sfera politica e la sfera gestionale prevista dall’ordinamento.
Ma l’Università di Siena rappresenta la prima azienda in termini di reddito prodotto a favore del territorio e l’istruzione e la cultura sono indispensabili per lo sviluppo e la crescita dei valori della società; la comunità cittadina allora non può e non deve tollerare la deliberata penalizzazione di coloro che con il loro lavoro permettono tutt’oggi la funzionalità dell’Ateneo.
La sola solidarietà, a questo punto, non è più sufficiente.
Liste Civiche Senesi
In una città per tradizione solidale nei confronti delle categorie meno fortunate stiamo assistendo alla progressiva e crescente penalizzazione della componente più debole dell’Università: il personale tecnico ed amministrativo.
Se i ricercatori hanno la prospettiva di diventare professori associati con le attese modifiche della cosiddetta “legge Gelmini”, se i professori di prima e seconda fascia hanno avuto ed avranno consistenti incrementi stipendiali previsti da appositi Decreti governativi, il personale tecnico ed amministrativo che avrebbe già maturato il diritto ad uno scatto di stipendio per le cosiddette PEO (progressioni economiche orizzontali) non avrà un bel niente nemmeno per i prossimi quattro anni. E ciò sia per il blocco degli aumenti voluto dal Ministro Brunetta, che per la mancata applicazione di un accordo integrativo che i revisori dei conti approvarono a suo tempo e che ora “scoprono” di averlo fatto erroneamente. Ma non finisce qui.
Nell’incontro del 19 ottobre della Commissione Cultura comunale con Vareno Cucini, rappresentante del Comune nel Cda dell’Università, si è compreso che l’unica idea dei partiti di maggioranza presenti al Tavolo interistituzionale è di fondere ed integrare gli atenei toscani, ma non razionalizzando i corsi di studio, bensì intervenendo per una diversa organizzazione dei servizi come le biblioteche o la gestione degli stipendi.
Pur comprendendo l’utilità e, in qualche misura, l’inevitabilità di azioni di questo tipo di fronte alla profonda crisi del mondo universitario, è evidente che il prezzo di scelte scellerate (dall’uso improprio dell’autonomia, alla abnorme proliferazione dei corsi di studio conseguente alle riforme Zecchino-Berlinguer, alla creazione di nuovi centri di costo dovuti alla moltiplicazioni delle sedi decentrate) rischia di pregiudicare in primis la categoria che è direttamente impegnata nella gestione dei servizi che si intendono riformare, ovvero, ancora una volta, il personale tecnico ed amministrativo.
Questo personale sarà quindi sempre più demotivato, il caos organizzativo sarà acuito dalla assenza di quadri dirigenziali dovuti al superamento del limite del 90% del Fondo Ordinario di Finanziamento (già difficile da rispettare a causa degli aumenti di stipendio dei docenti e per i previsti tagli della Gelmini), rendendo probabile il ripetersi dei fenomeni che hanno già in passato contribuito pesantemente alla crisi dell’ateneo: l’ingerenza del corpo docente nella gestione e la mancata separazione tra la sfera politica e la sfera gestionale prevista dall’ordinamento.
Ma l’Università di Siena rappresenta la prima azienda in termini di reddito prodotto a favore del territorio e l’istruzione e la cultura sono indispensabili per lo sviluppo e la crescita dei valori della società; la comunità cittadina allora non può e non deve tollerare la deliberata penalizzazione di coloro che con il loro lavoro permettono tutt’oggi la funzionalità dell’Ateneo.
La sola solidarietà, a questo punto, non è più sufficiente.
Liste Civiche Senesi