Aurigi: "Quando leggo sulfurei commenti circa l’acutezza del Gasparri-pensiero, penso che si tratti di esagerazioni partigiane"
di Mauro Aurigi
SIENA. Caro Direttore (non ce la faccio a chiamarla Direttora o Direttrice), le chiedo ospitalità per alcune considerazioni che da tempo mi bollono dentro e che vorrei intitolare così:
L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’INTELLIGENZA
Navigando su Google può capitare d’impattare nell’attenzione ripetuta e esasperata che Maurizio Gasparri, da 25 anni parlamentare e attualmente vice-presidente del Senato, ha dedicato nel tempo alla penosa condizione del Monte dei Paschi, ovviamente e giustamente attribuendone la responsabilità alla sinistra. La quale è riuscita là dove fallì Mussolini nel 1936. Ogni volta però tralascia disinvoltamente di premettere che all’origine di tutto ci sia la privatizzazione (termine che ha la sua radice nel verbo “privare”) che nel 1995 investì il Monte insieme a tutte le altre allora ottime banche pubbliche (ma il Monte più “ottimo” di ogni altra), oggi tutte privatizzate e tutte tecnicamente fallite. Privatizzazione sostenuta da Gasparri e dall’allora suo partito, Alleanza nazionale, ma anche dal suo partito successivo, Forza Italia. Un incontro nel 1995 all’Hotel Excelsior tra l’Associazione per la difesa del Monte e l’allora capo di Gasparri, Gianfranco Fini in visita a Siena, non dette alcun risultato nonostante le promesse. I politicanti di ogni partito non si smentiscono mai.
Che Gasparri lo pensi o no, la privatizzazione per sua natura comporta l’arrivo o la creazione di un proprietario. Proprietario che allora per il Monte non poteva che essere, non formalmente ma di fatto, il Pci-Pds-Ds-Pd, vista la consolidata situazione politica locale. Ovviamente Gasparri ogni volta si guarda bene dal dirci quale secondo lui poteva essere l’alternativa a quella sinistra. Quell’alternativa, mutatis mutandis, non poteva che essere Forza Italia (poi Partito della libertà), quella Forza Italia a cui Gasparri aderirà nel 2008, e che comunque era presente dentro al Monte ai massimi livelli (Pisaneschi, Querci ecc.) sin dalla privatizzazione. Quindi FI poteva essere messa al corrente (e probabilmente lo fu), minuto per minuto e puntualmente, di cosa stesse succedendo. Anzi i suoi esponenti nel Monte approvavano entusiasticamente tutte le operazioni più scellerate (Pisaneschi diventò presidente dell’acquisto più scellerato di tutti: l’Antonveneta), mentre Berlusconi mai, né allora né ora, molto saggiamente facesse un solo plissé. Ecco sul comportamento di FI e dei suoi uomini testimoni dello sfascio, Gasparri tace e mai che su questo aspetto abbia sollevato uno dei suoi famosi sopraccigli.
Ma torniamo all’alternativa. Se, sempre mutatis mutandis, essa fosse stata possibile, sul trono del Monte nel 2001, invece del bancariamente sprovveduto Giuseppe Mussari, sarebbe sicuramente salito Denis Verdini, uno con ultra decennali esperienze bancarie alle spalle. E per questo appena condannato a 9 anni di carcere. Verdini invece di Mussari? Sono soddisfazioni.
A volte, quando leggo autorevoli e sulfurei commenti circa l’acutezza del Gasparri-pensiero, mi viene da pensare che si tratti di esagerazioni partigiane. Ma poi lui parla o scrive e conferma tutto.
Ad maiora, caro Direttore, e grazie per l’ospitalità.