SIENA. Egregia ministra Lorenzin,
non ho seguito le polemiche legate al bando che un ospedale romano ha lanciato per assumere due ginecologi non obiettanti la legge 194 che regolamenta il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza.
Non ho seguito tali polemiche – in un primo momento – perché pur consapevole della triste realtà legata all’applicazione di tale legge, ho sempre pensato e penso che la legge c’è e c’è lo Stato che la garantisce e che tutela in tutti i sensi le donne che hanno la disavventura di doverne fruire.
Perché come donna che ha superato da molto tempo l’età fertile, ma che è circondata da tante donne – amiche, figlie, nipoti – non posso non avere fiducia, a proposito di quella legge, nello Stato. Perché l’alternativa è il mondo oscuro delle mammane, oppure quello di medici che operano privatamente, oppure un viaggio all’estero. A seconda dei mezzi di chi si trova nella tristissima condizione di interrompere una gravidanza.
Mentre non mi interessa polemizzare sulla ragione per cui tanti ginecologi siano obiettori, ed evito sarcasmi inutili a tale proposito, sento l’urgenza di sottolineare alla Sua attenzione – di ministro dello Stato e di donna – che le ragioni della scelta di abortire sono infinite – ognuna di esse appartiene alla donna che sceglie (e solo a lei!), indotta dai casi della vita, che sono infiniti e che nessuno (nessuna!) di noi può giudicare.
Per fortuna questa legge c’è: siamo in tante ad aver lottato affinché ci fosse; l’abbiamo voluta per poter decidere – anche dolorosamente – del nostro corpo. L’abbiamo voluta perché sono infiniti i casi in cui ci si può trovare di fronte a una scelta così definitiva.
Il Suo commento al bando però mi induce a rivolgerLe un invito. Se Lei non può – per qualsiasi ragione ciò sia – sentirsi libera di spendere tutte le Sue energie – di ministra – per garantirci che la legge dello Stato sarà pienamente applicata, senza defezioni, reticenze, moralismi né manchevolezze che ne amputino la piena funzione, per favore, gentile signora ministra Lorenzin, si dimetta. Sarà (sarebbe nel caso inauspicabile) un gesto di coraggio e di lealtà nei confronti di noi donne. Il grande coraggio di una donna.
Altrimenti, nel ringraziarLa per l’attenzione e chiudere questa lettera mi permetto di chiederLe un messaggio che ci rassicuri circa la Sua volontà di lavorare affinché la legge dello Stato sia pienamente applicata.
Silvana Biasutti