SIENA. La nostra associazione, nata nel 2013 alla vigilia delle elezioni a sindaco del Comune di Siena, aveva come scopo principale quello di dare dei suggerimenti a 360 gradi ai candidati, di qualsiasi parte politica fossero. Il nostro obiettivo, che raccolse intorno ad un tavolo uomini di cultura di varia estrazione, aveva il semplice scopo di aiutare la nostra città a risollevarsi, ma per far questo avevamo bisogno di essere ascoltati, cosa mai avvenuta e non per colpa nostra. Di contro, tutti punti da noi ritenuti fondamentali sono stati disattesi e, quella che era 500 giorni fa una situazione difficile è diventata oggi una situazione drammatica.
L’immagine di Siena fuori dalle mura è quella di una città corrotta, una città stretta in assedio da una casta trasversale che ne decide le sorti e nel quale la popolazione è connivente. Beh, forse l’immagine è troppo drastica, ma come spiegare allora i venti miliardi spariti nel nulla? Come giustificare il disastro MPS, Fondazione, il dissesto del Comune, dell’Università, il fallimento dell’Enoteca Italiana, del Siena Calcio, della Mens Sana, per citare solo i casi più grandi?
Si può nascondere come ci siano indagini della Magistratura e processi in tutti i settori delle nostre Istituzioni? Indagato l’ex-sindaco, l’ex-presidente e l’ex-direttore generale di MPS, l’ex-presidente della Mens Sana, professori universitari, vertici dell’Enoteca Italiana, il direttore del quotidiano locale, capi-area del Monte dei Paschi, l’ex-presidente del Siena Calcio, il CDA dell’Aeroporto di Ampugnano, membri di partecipate e di società come Servizi Immobiliari MPS, ecc…
La risposta politica che i cittadini si attendevamo dalla nuova amministrazione non c’è stata o non è stata sufficiente. Lo dimostra anche la recente manifestazione dei 500, che pur non essendo senza dubbio una folla oceanica, era impensabile solo un paio di anni fa. Il sistema Siena è collassato e non c’è altra soluzione che quella di intraprendere azioni condivise, di responsabilizzare tutti, anche le opposizioni, cosa che Valentini sembra non capire.
Ai tempi in cui il PD vinse le elezioni (c’era ancora un po’ di speranza), ciò accadde per pochissimi voti. Appena il 51% dei votanti (la metà), ma, se si considera anche chi non è andato a votare, scendiamo ad un terzo. Non era il caso di aprire le stanze della politica un po’ di più?
Nemmeno la Candidatura a Capitale Europea della Cultura è stata colta come un occasione di “inclusione”. Anche lì siamo riusciti a partorire “Comitati fatti in casa” e progetti segreti a cui nessuno, nemmeno volontariamente e gratuitamente ha potuto contribuire. Gruppi di intellettuali, uomini di arte e cultura, associazioni di teatro e danza del nostro tessuto, lasciate ai margini, senza poterne far parte, né essere interpellate.
Il destino di chi vuol far da solo spesso è quello che alla fine rimane solo davvero. Ma ora cosa raccontiamo ai nostri cittadini che perdono il lavoro? A quelli che chiudono i negozi? Quali sono i programmi di questa città per affrontare la crisi e creare occupazione?
Noi avevamo delle proposte che avrebbero portato a Siena 500 posti di lavoro in 2 anni (e cioè entro Maggio 2015) e 500 famiglie avrebbero festeggiato un agognato stipendio. Avevamo indicato dove reperire risorse, come costituire il “Fondo di Solidarietà”, come utilizzare la storia e la cultura da volano economico, come e dove risparmiare soldi, come rifare le mura di Siena con pochissimo denaro pubblico, come ricollocare i disoccupati. Per far questo chiedevamo solo di essere ascoltati e di mettere su uno stesso tavolo maggioranza e opposizione.
A tutti avremmo chiesto di governare straordinariamente, per una legislatura, insieme, con un programma sintetico, di pochi punti condivisi, perché è così che si risolvono le situazioni drammatiche. Tutti al lavoro con l’obiettivo di salvare la nostra città, perché qui non si tratta di decidere la politica internazionale, se uscire o meno dall’euro, grandi scelte ideologiche sulle quali sicuramente ci sarebbero posizioni diverse, ma di poche cose concrete di respiro locale.
Nelle contrade per fare un esempio, non convivono persone di diverso sentimento politico? Eppure non sono mai andate fallite! La mia deformazione passionale mi porta a fare l’esempio di quando nel 1554/1555 Siena era sotto assedio. Siena era divisa in Terzi, ogni terzo in Compagnie, era divisa politicamente in “monti” e tuttavia alla guerra andarono tutti, anche le donne. Perché sebbene si litigava su tutto, Siena veniva prima di ogni altra cosa ed era la priorità per cui andava difesa a costo della vita. E ora non la vogliamo difendere nemmeno al ridicolo prezzo di qualche poltrona in meno?
Anche l’opposizione senese, dalla Vigni al Falorni, dal Neri al Piccini è frastagliata e con idee diverse, ma quando si sono decisi a manifestare contro questo stallo e questa inconcludenza, hanno trovato un punto di incontro. E’ così difficile trovare un “minimo comune multiplo”?
Le larghe intese sono la soluzione che Siena 2013 aveva indicato due anni fa ed ancora oggi sono la soluzione più appropriata per uscire dalla palude. Che ognuno abbia il coraggio della responsabilità perché ogni decisione sia presa nell’interesse della collettività e non in virtù di personalismi e meno ancora di ordini di partito.
Invito tutti, a nome di Carta 2013”, ad organizzare un confronto pubblico tra i principali attori della politica senese e a ricercare alcuni significativi punti di incontro che siano ampiamente condivisi. Un esempio potrebbe essere un tavolo sul futuro della Cultura dopo la bocciatura di Siena Capitale Europea. La città deve essere consultata per sapere se intende o meno continuare e portare a termine il lavoro di Sacco, in tutto il suo progetto, in parte o per niente.
Il Comitato ebbe a suo tempo l’approvazione del Consiglio Comunale per la presentazione della Candidatura, mentre alcune spese erano subordinate alla “Vittoria”. Poiché si parla di finanziamenti di alcuni milioni di euro, vogliamo parlarne tutti insieme o ancora una volta si preferisce le stanze dei partiti?
Per Siena 2013 – Augusto Codogno