Adesso come dobbiamo comportarci quando leggiamo di un attentato terroristico avvenuto alla caserma Santa Barbara di Milano, cioè in una nostra città, nel nostro territorio?!
Come dobbiamo reagire quando si legge di un piccolo gruppo di cittadini islamici che hanno organizzato e poi messo in atto un attentato che poteva costare la vita ad altre persone?
Come dobbiamo reagire quando leggiamo che sono stati rinvenuti 100 kg di tritolo, nonché sostanze chimiche utilizzate per innescare le bombe?
Come dobbiamo rispondere quando vediamo che si trattava di persone che abitavano in Italia da molto tempo e che l’attentatore, con saltuarie frequentazioni nella moschea di viale Jerner, aveva regolare permesso di soggiorno, era accompagnato con una donna italiana ed aveva aperto una ditta individuale di muratore e elettricista poi chiusa per difficoltà economiche?
Non stiamo parlando di Gaza oppure di Kabul, ma di Milano, insomma a un passo da noi.
Forse questo episodio dovrebbe fare riflettere sulla enorme difficoltà a conoscere queste persone, provenienti da una realtà e da una cultura da sempre incompatibili con la nostra: dovremmo forse iniziare a meditare sulla massima attenzione da riservare quando si prospettano progetti di integrazione e di accoglimento verso chi, pur abitando le nostre città, respinge di netto le nostre tradizioni e la nostra cultura ed esprime questo suo disprezzo con gesti violenti e inaspettati.
La realtà è che noi cittadini italiani, così come le nostre Istituzioni pubbliche, ci vantiamo di essere in grado di portare avanti idee di integrazione e di estrema solidarietà verso i cittadini stranieri, nel caso specifico, di religione musulmana, ma la realtà parla una lingua diversa: la realtà parla di comunità che noi nel profondo non conosciamo.
Chi è in grado di conoscere realmente la comunità islamica di Colle Val d’Elsa? Nessuno.
Chi è il nuovo Imam di Colle Val d’Elsa?
Dove è finito Feras Jabareen?
Ma è possibile che noi dobbiamo assistere inermi a questa forma di lassismo e di leggerezza, senza che nessuno si preoccupi di conoscere chi ha di fronte?
A Milano sembrava che l’attentato fosse stato compiuto da un povero pazzo, ma poi si scopre che c’erano due complici che lo avevano aiutato materialmente a compierlo: dunque esisteva un disegno a monte e c’era un gran quantitativo di esplosivo pronto per essere detonato.
Ed allora, è giusto che ci si obblighi a dover integrarsi con una realtà profondamente e radicalmente diversa dalla nostra, quando forse loro stessi sono i primi a provare odio per la cultura europea ed occidentale in genere? Ed è giusto che noi li obblighiamo ad integrarsi con noi?
La moschea a Colle sta crescendo, tanti cittadini musulmani girano per quel cantiere, sabato e domenica compresi, la nostra amministrazione sarà in grado di garantire il massimo controllo e la massima attenzione, come venne promesso alcuni anni fa ai cittadini della Badia, prima che iniziassero i lavori?
Ci è consentito avere adesso paura? Oppure dobbiamo aspettare ancora altro?
Ci è consentito dubitare, quando si scopre che nella moschea di Colle erano state costruite delle stanze segrete, di cui nessuno conosceva l’esistenza e che questi cittadini islamici avevano costruito di nascosto!
E che non si parli di falsi allarmismi, perché il terrorismo islamico ha ora davvero bussato alle nostre porte.
I consiglieri Comunali
Leonardo Fiore e Letizia Franceschi