"Dobbiamo ricostruire la cultura politica, per dare al cambiamento la possibilità di trasformare le energie in proposte amministrative"
SIENA. Il Partito Democratico nasce come un partito federale e aperto, plurale e laico. Una forza innovativa capace di leggere e governare il cambiamento.
I consensi elettorali in questo nostro tempo sono come mai prima estremamente fluidi, così come arrivano possono velocemente svanire. Il problema è consolidare questo consenso, in un contesto che rimane di totale sfiducia dei cittadini verso i partiti.
E il PD come partito davvero nuovo c’è ancora da costruirlo!!
Al di là di una forte leadership, del 41% alle europee e di un importante rinnovamento generazionale – che non sono poca cosa – il PD che vediamo in giro per l’Italia è un partito malmesso finanziariamente, rissoso, feudalizzato, assai poco attraente. Ma soprattutto non dobbiamo dimenticare che Siena, l’Italia e l’Europa sono ancora nella più grande crisi degli ultimi anni. Il PD ha una responsabilità ancora più grande sia a livello nazionale che locale, perché milioni di italiani e tanti cittadini senesi si aspettano il cambiamento.
Cosa dobbiamo fare? Torniamo a fare le stesse cose di sempre? Le stesse politiche? Gli stessi sistemi?
Dalle grandi crisi se ne esce solo cambiando rotta, con politiche innovative ed una visione del futuro ben chiara. Nel discorso al Parlamento Europeo Renzi ha parlato di una visione dell’Europa e del suo destino, meno arroccata su rigide regole e patti e più vicina al modello di civiltà che da sempre rappresentiamo.
Bisogna anche a Siena ritrovare i nostri obiettivi, dobbiamo dare rappresentanza politica alla crescente sensibilità dell’opinione pubblica su ambiente, urbanistica, territorio, cultura.
Il Pd dovrà essere un partito leggero e agile, non mero comitato elettorale, ma articolato in forme flessibili ed aperte, reti ed associazioni. Un partito che abbia al suo interno una pluralità di culture politiche, ma senza ingessarle in rigide correnti. Un partito capace di valorizzare i più bravi ed i più preparati, non i più fedeli e i più furbi, per intenderci, quelli che agiscono nell’ombra, pronti a riciclarsi per tutte le occasioni.
La politica è una cosa bellissima se pensiamo alla gestione del bene comune con altruismo, generosità, condivisione, senza lasciarci affascinare dalla vanità del potere fine a se stesso, del narcisismo esasperato che sfiora la patologia, fino alla tentazione della corruzione.
Dobbiamo tornare a prenderci cura della città, lavorare per il bene comune, prima ancora delle appartenenze, ricreare l’interesse e la partecipazione in chi non milita nel partito, in chi proviene dai comitati civici, dalle associazioni, dai movimenti, i semplici cittadini; dobbiamo ricostruire la fiducia in una classe dirigente aperta, onesta, preparata che cammina fra la gente ed ascolta i bisogni di tutti e tutte.
Dobbiamo avviare un percorso di ricostruzione della cultura politica che si fa carico dei conflitti e delle tensioni, per dare al cambiamento la possibilità di trasformare le nuove energie in proposte amministrative concrete.
Per far tornare a crescere una città che non può più permettersi di vivere ancorata alle logiche faziose di un sistema che, purtroppo, l’ha portata a scontare le colpe di quanti hanno agito secondo quel vecchio metodo che ha penalizzato Siena e tutto ciò che le ruota intorno.
E’ il momento di tradurre le istanze che arrivano dai territori, in fatti concreti, in programmi e progetti da realizzare con il contributo di tutti. E’ il momento di aprire le stanze della politica per accogliere la domanda di partecipazione che arriva dai territori. Dobbiamo ristrutturare la dirigenza, anteponendo ad ogni altra condizione la qualità e l’onestà dei nostri rappresentanti in modo da lasciarci alle spalle il correntismo esasperato e, peggio ancora, i personalismi che abbiamo colpevolmente lasciato insinuare al nostro interno. Il nostro non sarà mai più il partito di qualcuno, ma il partito della coerenza e della competenza.
Vogliamo riprendere con forza il brano del libro di SaintExupery che ha dato il titolo alla sesta edizione della Leopolda dello scorso fine settimana “Essere uomo vuol dire sentire che, posando la propria pietra si contribuisce a costruire il mondo”.
Firmatari:
Tiziana Bernazzi, Stefania Bufalini, Ginevra La Russa, Roberta Milano, Sara Romano, Silvia Sestini