SIENA. Il cosiddetto Quadrilatero dei Garibaldini contiene soltanto 28 tombe al Cimitero del Laterino.
Sono 28 senesi che hanno combattuto con Giuseppe Garibaldi per conquistare una Italia indipendente dai Borboni spagnoli, dagli austro-ungarici e dai papalini. E l’hanno seguito dall’inizio alla fine e hanno continuato a seguire il suo esempio anche dopo la morte dell’eroe dei due mondi.
Il Quadrilatero rappresenta un piccolo simbolo di pochi metri quadri con una stele fatta erigere per
volontà testamentaria nel 1921 dal garibaldino Giacomo Mieli (1847-1920), che raccogliesse attorno
a lui i suoi compagni d’armi.
All’epoca furono probabilmente più conosciuti e stimati dalla gente, ma oggi anche i due di loro più famosi stanno ormai eclissandosi nell’oblio.
Baldovina Vestri, nata nel 1840, unica donna, sempre in prima fila, ospitò Garibaldi nella sua casa in Salicotto, lei torraiola, figlia di un mazziniano, nell’unico palazzo che non fu toccato dal risanamento del quartiere del 1935 e che ancora conserva il “lavandino di Garibaldi”. La Vestri, con lui alla Battaglia di Mentana e poi volontaria della pubblica assistenza durante la prima guerra mondiale, fu sepolta con tutti gli onori nel 1931.
L’anno seguente morì un’altro grande garibaldino, un omone di Montalcino, ma senese di adozione, istriciaiolo, Giovanni Battista Fedolfi, nato nel 1845 che a soli 16 anni seguì Garibaldi e fu con lui nelle battaglie di Bezzacca e Mentana e confinato a Caprera. Dopo la morte dell’Eroe si trasferì a
Roma con i quattro figli e la moglie che morì di spagnola.
Violinista, quando aprì a Siena il primo cinema, il Senese in Via Montanini, fu pronto col suo violino a musicare le pellicole di film muti e lo fece fin quasi alla sua morte, nel 1932.
Oggi chi percorre il Laterino e si imbatte in quei pochi metri quadri, trova uno sfacelo, tombe rovinate, crollate, spezzate e solo in pochissime si leggono a malapena i nomi.
Eppure negli ultimi vent’anni non sono mancati gli appelli perché si restaurasse questo pezzo di terra e di storia cittadina e rendesse onore ai nostri senesi.
Giustamente, il consigliere comunale di minoranza Marco Falorni aveva già presentato interrogazione in merito il 22/4/2002 al sindaco Maurizio Cenni (DS) senza ricevere risposta.
Interrogazione ripetuta dallo stesso Falorni nella seduta del 24/6/2003 e anche stavolta il Cenni non si degnò di rispondere.
Non solo, ma il restauro delle tombe dei garibaldini senesi non è comparso neppure tra le cose più urgenti del Programma triennale dei lavori pubblici 2015-2017, come testualmente riporta ancora una volta Marco Falorni capogruppo di “Impegno per Siena” nell’interrogazione al sindaco Bruno
Valentini (PD) il 17/8/2015.
Le elezioni del 2018, come sappiamo, sono state vinte dalla coalizione di centrodestra. Siena, per la prima volta dal dopoguerra, ha avuto un sindaco non di sinistra, Luigi De Mossi. E soprattutto un presidente del Consiglio comunale che si era battuto per il risanamento del Quadrilatero: Marco Falorni!
Bene, in questi cinque anni di governo di centrodestra, a poche settimane dalle nuove elezioni 2023,
comunque la pensiate, le tombe sono, se possibile, peggiorate. In sostanza non è stato speso un euro per risanarle né per migliorarne la situazione.
Verrebbe quasi da pensare che il lavoro di Marco Falorni in tutti questi anni sia stato soprattutto quello di screditare la sinistra (anche se forse non a torto) piuttosto che di credere veramente a ciò che scriveva…
Mauro Tozzi