Il punto del Comitato Cittadini Sovrani e Beni Comuni
SIENA. Il Comitato “Cittadini sovrani e beni comuni” dopo l’ultimo incontro di cui alla nota del 25 Giugno 2016, è tornato a riunirsi non appena possibile in relazione alla disponibilità di coloro che ne fanno parte, per fare il
punto sulla condizione del Santa Maria della Scala all’indomani della conclusione del bando n. CIG
665470544A.
Prima di verificare quanto è accaduto anche alla luce delle considerazioni sviluppate nell’ultimo incontro
suddetto, i componenti del Comitato presenti hanno ritenuto fosse più urgente richiamare l’attenzione sulla
comunicazione della Regione Toscana concernente il “riconoscimento della qualifica di museo o ecomuseo
di rilevanza regionale per l’annualità 2016” ai sensi della Legge regionale n. 21 del 25 febbraio 2010: “Testo
unico delle disposizioni in materia di beni, istituti e attività culturali”.
Come risulta dall’elenco istanze 2016, al Santa Maria della Scala (Comune di Siena) non è stata riconosciuta
la qualifica di museo di rilevanza regionale, in quanto non presenti i requisiti per il riconoscimento definiti
nel regolamento (art. 53, comma 2, lett. e)) sulla base dei criteri evidenziati nell’art. 20.
Il parere negativo della Regione Toscana non coglie impreparato il Comitato e non desta alcuna sorpresa. In
fondo il Comitato da sempre in tutte le note (senza dimenticare l’esposto firmato da un numeroso gruppo di
cittadini: ASPETTI PROBLEMATICI, DI NATURA TECNICO-GIURIDICA, NELL’ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA DEL COMUNE DI SIENA NELL’OTTICA DELLA GESTIONE DELL’ISTITUZIONE SANTA MARIA DELLA SCALA, inviato con Raccomandata R.R. a Direttore Generale per le Belle Arti ed il Paesaggio (MIBACT), Direttore Generale per le Antichità (MIBACT), Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio di Siena, Soprintendenza per i beni Storici Artistici Etnoantropologici di Siena e Grosseto, ANAC, Procura Regionale della Corte dei Conti, Procura della Repubblica di Siena, il 20 aprile 2015) rese puntualmente pubbliche in ordine alla gestione del Santa Maria della Scala ha rivendicato come passaggio obbligato e primario la necessità della istituzionalizzazione del Santa Maria della Scala come museo, richiamando per dritto e per rovescio il comma 2 dell’art. 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. 42/2004).
Il Comitato, intendendo per museo “una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed
espone beni culturali per finalità di educazione e di studio”, ha sempre denunciato la genericità e
l’ambiguità della denominazione Complesso museale e la mancanza dei criteri esplicitamente elencati
dall’art. 20 citato, lasciando gli spazi aperti a tutti gli usi.
A chiusura dell’incontro, di cui sopra abbiamo dato nota, ci è pervenuta la notizia della risposta del Sindaco
di Siena ad una interrogazione urgente presentata sull’argomento: l’incontro è stato, pertanto,
immediatamente aggiornato, una volta raccolto un minimo di informazioni su cui riflettere.
Alla ripresa, preso atto dei documenti disponibili, il Comitato ha in prima istanza manifestato il proprio
sconcerto – per non dire indignazione – in direzione delle ragioni che hanno motivato il non riconoscimento
della Regione Toscana circa il S.M.S. come sono state sintetizzate dallo stesso Sindaco. Il tutto, infatti, ci è
sembrato inaudito e ci siamo convinti che il discorso merita di essere ripreso non appena sarà ufficialmente
disponibile il testo della Commissione Regionale.
A detta del Sindaco, il fatto è che non solo la Regione Toscana chiede “chiarimenti esplicativi sull’assenza di
un’indagine di customer satisfaction (circa) la qualità delle attività educative, la quantità della relativautenza, la mancanza di adempimenti in materia di depositi, (rilevando) che nella documentazione presentata
sulla gestione della sicurezza non (è stato possibile) esprimere alcun parere (essendo non sufficienti) le
informazioni sull’analisi e (sulla) gestione di tutti i rischi in materia della salute e della sicurezza nei luoghi
di lavoro”. (Inoltre), “soprattutto per ciò che riguarda il Santa Maria della Scala, mancano gli adempimenti
minimi in materia di depositi (…) e non sussistono tutte le condizioni richieste in materia di sicurezza e
relative autorizzazioni da parte degli organi di controllo, (mentre) il progetto per l’antincendio”, (pur
approvato dalla Giunta, non è stato attuato).
A parte le indicazioni sui “lavori” che verranno attuati per il S.M.S. e per il Palazzo Squarcialupi, resta
enorme il deficit che è stato rilevato.
Il Comitato non può non ritenere felice l’occasione che ha portato alla decisione dolorosa della Regione
Toscana, con la denuncia dello stato delle cose che non poteva portare ad un esito diverso.
Ma tutto questo che è emerso, porta il Comitato a richiamare con forza l’articolo 9 della nostra Costituzione
con il “comma” relativo alla tutela dei “beni comuni”, in particolare in quel suo direttamente profilare quello
che è stato definito “il tratto di giuridica rilevanza del complesso dei beni architettonici, artistici e
archeologici” della Repubblica (cfr. Pasquale Troncone, “La tutela penale del patrimonio culturale italiano e
il deterioramento strutturale del reato dell’art. 733 c.p.” nelle sue argomentazioni – in Diritto Penale
Contemporaneo, it., Milano 2010 – 2016).
Forse quanto sostenuto dalla Regione Toscana – confermato dalle parole del Sindaco – mette chiaramente in
luce la poca attenzione data, sotto il capitolo della tutela, al S.M.S., che resta un bene pubblico che
appartiene a tutta la comunità senese, senza dimenticare che l’intero centro storico cittadino è inscritto nella
lista del patrimonio dell’umanità Unesco.
Il tutto non può essere cancellato come se nulla fosse successo e come se la responsabilità non possa essere
legata a soggetti precisi.
Risulta chiaro ed evidente che invece di seguire la politica fallimentare del “tenere aperto ad ogni costo” il
S.M.S. in presenza di quelle condizioni generali cariche di rischi, con il succedersi per altro della catena
degli “appalti” al posto di quella delle “concessioni” (ancora non si era scoperta quella delle “semi-
concessioni”), procedura tutta a vantaggio di coloro che si sono aggiudicati gli “appalti” e non certo del
Comune di Siena, si fosse perseguita la politica del “mettere a norma” il S.M.S. perché fosse riconosciuto
non come “complesso museale” ma come “museo”, non saremmo giunti a tanto.
Magari anche “chiudendo per lavori” per qualche tempo il S.M.S., come viene fatto da altre prestigiose
istituzioni, italiane e non (cfr., per restare in Italia, la Galleria dell’Accademia di Venezia, il Museo
dell’Opera del Duomo di Firenze). E soprattutto non sarebbe venuta meno l’attenzione in termini di “tutela”
ai necessari interventi per rispondere agli standard previsti nei confronti del “bene”, evitando di esporsi a
valutazioni giuridiche non solo di carattere amministrativo, ma anche di natura penale.
Ma la politica ancora non “cangia stile”, come testimonia il “recente bando” per l’Affidamento dei servizi di
pulizia ed accoglienza per il pubblico del 19 aprile scorso, quello della “semi-concessione”, di cui siamo in
attesa di conoscere ufficialmente “i vincitori” con relativa motivazione, o lo stesso “Studio di fattibilità”
elaborato dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ancora fermo allo stato di proposta, per tacere
dell’attivazione di un “posto di dirigente” a tempo nell’organico del Comune di Siena facente funzioni di
direttore del S.M.S..
Come appendice il Comitato si è fermato “a latere” a considerare la vasta cultura non solo amministrativa
propria del Sindaco in due occasioni.Nella prima quando il Sindaco rivela che “la vera notizia, il vero obiettivo” cui si guarda per il S.M.S.
sarebbe quello di portare la capienza complessiva del “complesso” a quasi duemila persone, “quindi 10 volte
le presenze possibili attualmente”, dopo aver sottolineato che, pensando anche al Palazzo Squarcialupi, ci si
propone di “aumentare la capienza attuale del S.M.S. a “900 persone contemporaneamente” e non più alle
180 “ad oggi consentite” e per giunta a “rotazione”, senza tener conto che ogni museo ha un limite circa
l’accesso dei visitatori, e naturalmente a rotazione (uno dei problemi è proprio quello delle “lunghe code” di
visitatori che attendono “il proprio turno” per entrare nel museo).
Nella seconda, quando continua a credere che il “vigilare” ogni giorno sui contratti pubblici in ordine alla
“valorizzazione” dei beni culturali con appalti (o semi-concessioni) piuttosto che con concessioni, basandosi
solo su alcuni dati, quando sarebbe sufficiente consultare il Portale della trasparenza istituito dall’Agenzia
nazionale anticorruzione alla voce: “ Oggetto del bando: Santa Maria della Scala”, per rendersi conto che i
“bandi per servizi di sorveglianza, portineria, accoglienza, servizi generali …” sono ancora “sottoposti a
verifica”.
Comitato Cittadini Sovrani e Beni Comuni