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Nel corso del tempo ci sono stati più tentativi di riscrivere la storia, fatti in modo fazioso, strumentale, finalizzati spesso ad un vantaggio personale.
Il 25 aprile è stato allo stesso tempo un punto di arrivo e di ripartenza di un popolo intero e di una nazione, massacrata nel corpo e nella dignità da venti anni di violenze della dittatura fascista. Furono i lavoratori, i contadini, a guidare la rivolta, anche attraverso la Resistenza, uno dei valori fondanti della Repubblica Italiana. Sessantacinque anni sono passati da quel giorno così importante per l’Italia, ma ribadire l’importanza di certi valori è sempre quantomai necessario. Basta guardare allo strazio fascista che ha deturpato il monumento dei caduti di Scalvaia, per ricordarci quanto l’attenzione debba sempre essere tenuta ben alta. Per questa ragione, nella continuità della storia del Partito Socialista Italiano di cui siamo gli orgogliosi prosecutori, riportiamo un brano del discorso che il Presidente Socialista e Partigiano Sandro Pertini pronunciò alla Camera dei deputati in occasione del XXV anniversario della Liberazione, nel quale ribadisce la grande forza di una rivolta di un popolo intero alla dittatura fascista, che ebbe le sue fiamme primordiali proprio nella base più autentica dei lavoratori e dei contadini. In questi giorni, come detto, qualcuno tenta di riscrivere la storia, altri la rinnegano deturpando i monumenti. Le parole di Sandro Pertini sono bellissime e danno un forte stimolo, che va ben oltre il 25 aprile, ma riporta ad un senso di orgoglio, di appartenenza e di grande dignità che è stato, deve e dovrà essere alla base dei valori sia del popolo, sia di coloro che, protempore e grazie ai voti dello stesso, hanno l’alto onore di amministrarlo. Spesso gli esempi e gli insegnamenti, le strade da seguire sono più vicine di quello che si immagini.
“Senza questa tenace lotta della classe lavoratrice, lotta che inizia dagli anni '20 e termina il 25 aprile 1945, non sarebbe stata possibile la Resistenza, senza la Resistenza la nostra patria sarebbe stata maggiormente umiliata dai vincitori e non avremmo avuto la Carta costituzionale e la Repubblica. Protagonista è la classe lavoratrice, che con la sua generosa partecipazione dà un contenuto popolare alla guerra di Liberazione. Ed essa diviene, così, non per concessione altrui, ma per sua virtù soggetto della storia del nostro paese. Questo posto se l'è duramente conquistato e non intende esserne spodestata. Ma, onorevoli colleghi, noi non vogliamo abbandonarci ad un vano reducismo. No. Siamo qui per porre in risalto come il popolo italiano sappia battersi quando è consapevole di battersi per una causa sua e giusta; non inferiore a nessun altro popolo. Siamo qui per riaffermare la vitalità attuale e perenne degli ideali che animarono la nostra lotta. Questi ideali sono la libertà e la giustizia sociale, che, a mio avviso, costituiscono un binomio inscindibile, l'un termine presuppone l'altro: non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà. E sta precisamente al Parlamento adoperarsi senza tregua perché soddisfatta sia la sete di giustizia sociale della classe lavoratrice. La libertà solo così riposerà su una base solida, la sua base naturale, e diverrà una conquista duratura ed essa sarà sentita, in tutto il suo alto valore, e considerata un bene prezioso inalienabile dal popolo lavoratore italiano. I compagni caduti in questa lunga lotta ci hanno lasciato non solo l'esempio della loro fedeltà a questi ideali, ma anche l'insegnamento d'un nobile ed assoluto disinteresse. Generosamente hanno sacrificato la loro giovinezza senza badare alla propria persona. Questo insegnamento deve guidare sempre le nostre azioni e la nostra attività di uomini politici: operare con umiltà e con rettitudine non per noi, bensì nell'interesse esclusivo del nostro popolo”.
In foto: Pertini, comizio in Piazza Duomo