Mori commenta la seduta dal 21 febbraio
SIENA. Consiglio comunale del giorno 21 febbraio 2019, un giorno importante nel quale si cominciano a vedere aspetti di gestione e di politica davvero interessanti.
Partiamo dalla politica; mai era capitato che il consiglio comunale di Siena parlasse delle Foibe, del dramma degli italiani che nel dopoguerra furono vittime della ferocia del dittatore comunista Tito, di tutti quelli che uccise buttandoli come spazzatura dentro quelle maledette fosse, si dice che siano stati più di ventimila uccisi e gettate in quelle cavità carsiche istriane, non ci sono nomi, non c’è la dignità dell’essere umano, solo scritta a caratteri cubitali la ferocia e la rabbia espressa contro chi aveva solo il difetto di essere italiano.
Quegli italiani che fino a pochi giorni prima si trovavano a casa loro, in Istria, a Fiume, in Dalmazia, erano semplicemente uomini a lavoro, che stavano in quegli spazi da sempre. Tito li mandò via, i profughi furono più di trecentomila e dovettero abbandonare tutto quello che avevano, chi si rifiutò di farlo fece una fine terrificante. Però era un comunista e per questo mai, in ogni comune o provincia o regione di quel colore si è potuto parlare di ciò.
Oggi la situazione è diversa almeno a Siena sarà intitolata una strada o una piazza al ricordo di quei martiri e da qualche parte sarà messa una targa o un cippo per la memoria da tramandare a chi non ha vissuto quei momenti, ma che deve comunque conoscere.
Una sorta di rabbia al contrario? No assolutamente, solo una scelta di buon senso, erano nostri connazionali, di questi almeno cinque erano della nostra provincia, il consiglio comunale attuale non ha vizi di forma, non pensa a questa o quell’ideologia come una condizione assoluta da rispettare, così lo facevano quelli di prima, si discuteva nel partito e poi si andava in Comune, vero Sig. Valentini? Oggi non più, è discusso e affrontato tutto ciò che serve per il bene della collettività e anche la verità è un bene.
Massimo Mori