ASCIANO. La foto che vedete l’ho scattata oggi quando sono tornato dal lavoro.
È Piazza del Grano vista dalla finestra di casa mia e oggi, mentre la osservavo, ho deciso di fotografarla e di rendere omaggio a quello che, secondo me, è il luogo più bello del centro storico di Asciano.
Dico questo non perché ci abito, ma perché questo luogo esprime quella storia culturale e sociale che è parte delle radici del nostro territorio.
Qui si vendeva il grano nei tempi passati, qui ancora oggi sorgono una fontana del 1200 e un palazzo del 1300, che è stato sia il palazzo del Podestà che un importante luogo di attività sociale e culturale, ovvero il teatro–cinema Ravvivati.
Questi fattori descrivono il senso di una piazza come questa, le peculiarità di una vita passata e le sue attività.
Oggi questa piazza sembra dimenticata da molti e non trova spazio nel dibattito politico di questo paese. Si pensa di riqualificare il centro storico, ma l’atto più importante che si tende a portare avanti è la cementificazione e la svendita dello stadio Marconi, un luogo che potrebbe essere vissuto come parco urbano che lega il centro all’immediata periferia.
Dico questo perché vivo Piazza del Grano dodici mesi all’anno, la vedo attraversata da turisti spaesati da tanta desolazione che si soffermano a guardare la fontana, attraversano la piazza, osservano sbalorditi la bellezza del Teatro Ravvivati e i suoi stemmi e si allontanano salendo per Bartolenga.
Poi li rivedo scendere giù per via Amos Cassioli, salire sulla macchina e andarsene.
Tempo di percorrenza totale: 40/50 minuti.
Non voglio fare altre considerazioni, ma vorrei soffermarmi un attimo su questa foto e analizzare il perché di quello che ho detto finora.
Piazza del Grano è ad oggi un parcheggio ed è strutturata come tale. Non ci sono panchine, non c’è un arredo urbano che ne definisca l’utilizzo e lo scopo. C’è una panchina, di seguito alle fioriere, che viene utilizzata come sbarra e, infatti, il suo perimetro è delineato da una sbarra vera e propria, di quelle che si utilizzano per chiudere il traffico.
Questa è la piazza a colpo d’occhio: un luogo privo di anima e di senso. L’unica cosa che le rende omaggio sono i vasi di fiori fuori dalla porta di chi ci abita, segno di decoro e di attaccamento al proprio luogo di vita.
Per il resto la piazza è abitata annualmente da auto che intralciano il gioco dei bambini e il passaggio delle persone, mentre fanno da cartolina ai turisti che cercano posizioni assurde per fotografarla.
Quel segnale di divieto, adagiato ai piedi della fontana, giace lì da circa 4 anni, a memoria dello smarrimento totale di chi amministra un luogo che potrebbe essere capace di esprimere tanta bellezza e ricchezza.
Non è stato tolto neppure dopo interrogazioni e comunicazioni presentate in consiglio comunale.
Per non dire della fontana, questa bellezza giornalmente derubata delle attenzioni e delle cure che meriterebbe. Oggi, nelle sue acque, abita e si riproduce la Zanzara delle Crete, emblema delle costanti incurie.
Fino a qualche tempo fa, al primo sole, questa fontana veniva tirata a lucido da un signore che, vestito come una massaia, si prendeva cura della sua storia e della sua bellezza. Si adoperava con amore alla pulizia di ogni angolo della fontana, toglieva l’acqua, si calava nel suo ventre e con una scopa la accarezzava togliendole tutte le impurità. Poi la riempiva e in quell’acqua risplendevano il cielo e i colori della piazza. Compieva questa operazione diverse volte all’anno, segno di attenzione e rispetto verso la storia e la cultura di un luogo.
Oggi la fontana, davanti a tutta questo disinteresse, per tutta risposta ha smesso anche di zampillare.
Magari inizieremo ad affrontare l’importanza di questo luogo, senza speculazioni, quando il tetto del teatro sarà crollato e vedremo i piccioni spostarsi in massa, in cerca di un’altra abitazione.
Alessio Duranti
Capogruppo La Sinistra per Asciano
È Piazza del Grano vista dalla finestra di casa mia e oggi, mentre la osservavo, ho deciso di fotografarla e di rendere omaggio a quello che, secondo me, è il luogo più bello del centro storico di Asciano.
Dico questo non perché ci abito, ma perché questo luogo esprime quella storia culturale e sociale che è parte delle radici del nostro territorio.
Qui si vendeva il grano nei tempi passati, qui ancora oggi sorgono una fontana del 1200 e un palazzo del 1300, che è stato sia il palazzo del Podestà che un importante luogo di attività sociale e culturale, ovvero il teatro–cinema Ravvivati.
Questi fattori descrivono il senso di una piazza come questa, le peculiarità di una vita passata e le sue attività.
Oggi questa piazza sembra dimenticata da molti e non trova spazio nel dibattito politico di questo paese. Si pensa di riqualificare il centro storico, ma l’atto più importante che si tende a portare avanti è la cementificazione e la svendita dello stadio Marconi, un luogo che potrebbe essere vissuto come parco urbano che lega il centro all’immediata periferia.
Dico questo perché vivo Piazza del Grano dodici mesi all’anno, la vedo attraversata da turisti spaesati da tanta desolazione che si soffermano a guardare la fontana, attraversano la piazza, osservano sbalorditi la bellezza del Teatro Ravvivati e i suoi stemmi e si allontanano salendo per Bartolenga.
Poi li rivedo scendere giù per via Amos Cassioli, salire sulla macchina e andarsene.
Tempo di percorrenza totale: 40/50 minuti.
Non voglio fare altre considerazioni, ma vorrei soffermarmi un attimo su questa foto e analizzare il perché di quello che ho detto finora.
Piazza del Grano è ad oggi un parcheggio ed è strutturata come tale. Non ci sono panchine, non c’è un arredo urbano che ne definisca l’utilizzo e lo scopo. C’è una panchina, di seguito alle fioriere, che viene utilizzata come sbarra e, infatti, il suo perimetro è delineato da una sbarra vera e propria, di quelle che si utilizzano per chiudere il traffico.
Questa è la piazza a colpo d’occhio: un luogo privo di anima e di senso. L’unica cosa che le rende omaggio sono i vasi di fiori fuori dalla porta di chi ci abita, segno di decoro e di attaccamento al proprio luogo di vita.
Per il resto la piazza è abitata annualmente da auto che intralciano il gioco dei bambini e il passaggio delle persone, mentre fanno da cartolina ai turisti che cercano posizioni assurde per fotografarla.
Quel segnale di divieto, adagiato ai piedi della fontana, giace lì da circa 4 anni, a memoria dello smarrimento totale di chi amministra un luogo che potrebbe essere capace di esprimere tanta bellezza e ricchezza.
Non è stato tolto neppure dopo interrogazioni e comunicazioni presentate in consiglio comunale.
Per non dire della fontana, questa bellezza giornalmente derubata delle attenzioni e delle cure che meriterebbe. Oggi, nelle sue acque, abita e si riproduce la Zanzara delle Crete, emblema delle costanti incurie.
Fino a qualche tempo fa, al primo sole, questa fontana veniva tirata a lucido da un signore che, vestito come una massaia, si prendeva cura della sua storia e della sua bellezza. Si adoperava con amore alla pulizia di ogni angolo della fontana, toglieva l’acqua, si calava nel suo ventre e con una scopa la accarezzava togliendole tutte le impurità. Poi la riempiva e in quell’acqua risplendevano il cielo e i colori della piazza. Compieva questa operazione diverse volte all’anno, segno di attenzione e rispetto verso la storia e la cultura di un luogo.
Oggi la fontana, davanti a tutta questo disinteresse, per tutta risposta ha smesso anche di zampillare.
Magari inizieremo ad affrontare l’importanza di questo luogo, senza speculazioni, quando il tetto del teatro sarà crollato e vedremo i piccioni spostarsi in massa, in cerca di un’altra abitazione.
Alessio Duranti
Capogruppo La Sinistra per Asciano