La chiave potrebbe trovarsi nei segreti dell'affaire Mps-Antonveneta?
SIENA. La vedova del povero David Rossi, signora Antonella Tognazzi, una volta saputo della richiesta di archiviazione dell’indagine sulla morte del marito avanzata dalla Procura di Siena, ha pronunciato quattro parole, secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, che sono altrettante martellate: “un muro di gomma” ancora una volta si sarebbe frapposto ai suoi incessanti tentativi di arrivare a quella verità alternativa al suicidio che sente profondamente come l’unica possibile.
Il Procuratore Capo di Siena, Salvatore Vitello – che ha avuto il coraggio di riaprire un’inchiesta che altri magistrati avevano ricusato – è persona unanimemente conosciuta come integerrima. Si è accollato un caso spinosissimo che, ne sono più che convinto, ha cercato di risolvere senza subire condizionamenti esterni alle indagini, certamenti presenti. Alla fine, basandosi in gran parte sulle perizie tecniche depositate dai consulenti della Procura, ha deciso per la richiesta di archiviazione.
Non voglio entrare nel merito dei mezzi di prova prodotti dai legali della famiglia Rossi – che ipotizzano possibili comportamenti delittuosi ad opera di terze persone – sulla fondatezza dei quali dovrà esprimersi prossimamente il Gip nell’udienza di discussione davanti alle parti.
Vorrei soffermarmi invece sulla dichiarazione che il Procuratore Capo di Siena ha rilasciata alla stampa il 16 febbraio scorso, contenente puntualizzazioni di estremo interesse. Centrale è la sua affermazione che si è giunti alla richiesta di archiviazione “…perché gli elementi raccolti…conducono a ritenere ragionevole l’ipotesi del suicidio e altamente improbabile quella dell’omicidio”. Il dottor Vitello ammette quindi che non è stata raggiunta alcuna certezza su cosa sia accaduto quella tragica sera del 6 marzo 2013. Di conseguenza l’ipotesi dell’omicidio non può essere esclusa e quindi è più che legittimo da parte della Famiglia Rossi chiedere che si continui ad indagare.
Comunque la si pensi, ritengo che le parole del Pubblico Ministero tolgano legittimità alle accuse di “complottismo” sprezzantemente rivolte nei confronti di coloro che credono ad un’altra verità.
E’ verosimile che il preteso suicidio di David Rossi possa essere incluso in una lista di misteriose morti capitate negli ultimi tempi a banchieri e manager di grandi istituzioni bancarie. Quegli eventi presentano inquietanti elementi comuni quali i mille interrogativi rimasti senza risposta, la mancata certezza sulle cause e sui possibili moventi, il corso delle indagini che fin da subito propende per il gesto autolesionistico a scapito di piste alternative.
E’ un argomento assai delicato, ma ogni tanto qualcuno che sa lancia un segnale di riferimento ad un mondo che ufficialmente non esiste, ma che esercita il suo potere, con estrema discrezione, quando in ballo ci sono affari e determinazioni che riguardano i massimi livelli politici e finanziari. Lavora dietro le quinte e non sai mai di averlo di fronte. Può prendere le vesti di un Capo di Stato o di Governo, di un Principe della Chiesa, di un Amministratore Delegato di una grande banca o quella di un Ceo di una multinazionale plurimiliardaria, o di un Direttore di un grande giornale e così via.
Quella consorteria adora il denaro e soprattutto il potere incondizionato, per garantirsi il quale lavora sotto traccia. Sua ferrea e inviolabile regola è quella del silenzio. I suoi segreti devono essere coperti dall’omertà più assoluta sia da parte dei suoi affiliati – che con giuramento mettono a disposizione la loro vita nel caso decidessero di violarli – che da parte degli estranei che ne venissero a conoscenza. Le punizioni previste sono tutte variazioni sul tema dell’omicidio, che tra le sue variabili annovera classici come i “suicidi assistiti”. Quando poi viene chiamata in causa, improvvisamente si erge un muro di gomma trasversale a tutti i poteri.
E la Verità scivola via, sconsolatamente.
Non hanno perso tempo solerti gazzette nel manifestare tutto il loro “affetto” alla famiglia di David Rossi. Il Corriere di Siena, Primo Turiferario del “benemerito” groviglio senese, se ne è uscito con due titoloni a tutta pagina che annunciano con certezza apodittica – francamente sgradevole e forse venata di malcelata soddisfazione – che David Rossi si è ucciso a causa di un presunto stato emotivo negativo. Al di là di una certezza che non esiste, non si può non rimarcare l’assoluta mancanza di sensibilità dimostrata verso il dolore di tante persone. Forse un pochettino più di cautela sarebbe stata opportuna prima di cantare vittoria, perché a volte l’imponderabile ha la meglio sull'”altamente improbabile”.
Dobbiamo purtroppo concludere che un mistero avvolge ancora la morte del povero David Rossi. Ma credo che l’opinione pubblica si sia formata l’idea che l’humus nel quale è maturata la tragedia possa essere quello tormentato del Monte a partire dal momento dell’acquisizione di Banca Antonveneta.
Maneggi, affari bizantini e condotte poco trasparenti messe in atto in nome e per conto del Monte dei Paschi di Siena hanno reso l’atmosfera ai piani alti sempre più irrespirabile. Signori, non scherziamo. Oltre 40 miliardi di euro non si volatilizzano con una telefonata!
L’intervento della Magistratura ha aperto le prime pericolose crepe nell’intreccio poco nobile fra politica e finanza parassitaria che governava il Monte e gli “intoccabili”, i veri responsabili dell’affaire Antonveneta, non potevano permettere che le loro identità e le loro responsabilità venissero allo scoperto. David si trovò risucchiato in quella vicenda drammatica e forse realizzò che all’interno di Rocca Salimbeni qualcuno stava per stritolarlo e farne un caprio espiatorio. Vari organi di stampa all’epoca riportarono che all’interno della banca circolava la notizia che l’ex Capo Comunicazione fosse stato la fonte della presunta fuga di notizie riguardanti la richiesta giudiziale, approvata dal Cda della banca il 28 febbraio 2013, di un risarcimento danni nei confronti di Nomura e Deutsche Bank oltre che dei vertici di allora.
Michele Briatore, all’epoca consigliere Cda e indagato per insider trading (posizione in seguito archiviata) riguardo all’episodio riportato, in un esposto inviato alla Procura di Siena, come rivelato da Il Fatto Quotidiano.it l’11 ottobre 2015, evidenziava un possibile collegamento fra la pubblicazione della notizia da parte della Reuters sulla quantificazione in 1,2 miliardi della richiesta di danni da parte del Monte – avvenuta con due lanci intercorsi fra le 18,49 e le 18,58 del 6 marzo 2013 – e la tragica caduta di Rossi, verificatasi, come dimostra un video, alle 19,59 dello stesso giorno.
David inoltre, pur non essendo indagato, aveva dovuto subire pochi giorni prima della sua morte due perquisizioni, una nel suo ufficio e l’altra, particolarmente invasiva, nella sua abitazione. L’enorme pressione cui era sottoposto non poteva non procurargli uno stato di preoccupazione altissimo, come risulta dalle testimonianze dei familiari. Per lo strategico ruolo svolto in azienda era senz’altro a conoscenza di alcune particolarità non note sugli atti compiuti in Rocca Salimbeni sottoposti a indagine.
“Avendo lavorato con tutti, sono perfettamente in grado di ricostruire gli scenari, se è quello che cercano. Però vorrei garanzie di non essere travolto da questa cosa, per questo lo devo fare subito, prima di domani. Non ho contatti con loro ma lo farei molto volentieri se questo può servire a tutti. Mi puoi aiutare?”. Così si esprimeva Rossi, come riportato da Il Fatto Quotidiano del 6 luglio 2013, in una e mail indirizzata a Viola il 4 marzo di quell’anno in cui manifestava apertamente la volontà di collaborare con i magistrati inquirenti. Il suo interlocutore rispose invitandolo a telefonare subito alla Procura di Siena. Poi qualcosa o qualcuno dissuase David da quell’intento e certamente la sua scomparsa, avvenuta due giorni dopo, eliminò alla radice eventuali impicci per terzi.
Quegli scritti rivelano chiaramente lo stato d’animo di estrema tensione cui era sottoposto a causa dei contraccolpi che l’acquisizione di Antonveneta di continuo provocava.
Qualunque sia stata la causa della scomparsa di David, credo sia difficile negare che le peripezie del Monte dei Paschi seguite a quell’affare controverso abbiano reso la vita di David altamente problematica.
Marco Sbarra