Pierini: "C'è urgente bisogno di idee, di partner, di una radicale rifondazione"
Gentile Direttore,
riguardo alle recenti vicende del Santa Maria della Scala non si può che condividere la preoccupazione per il prossimo futuro dei lavoratori delle cooperative Zelig ed Elicona, vera e propria parte integrante (e spesso vitale) del museo: addetti alla guardiania, alla segreteria, all’organizzazione degli eventi e persino a funzioni più specificamente tecniche, perché non dobbiamo dimenticarci che negli ultimi anni moltissimi dipendenti con contratti “atipici” sono stati, come si dice con parola orrenda ma che rende bene l’idea, “esternalizzati” e spesso mortificati nel ruolo e nello stipendio, a dispetto della professionalità, della solerzia e della passione profuse nel lavoro.
L’urgenza, adesso, sono loro, e soltanto loro.
Non si creda, però – e non si faccia credere – che la chiusura del Santa Maria sia legata soltanto alla circostanza del commissariamento del Comune. Se è vero che il museo serrerà i battenti il primo di settembre, è altrettanto vero che il portone ha cominciato a chiudersi il 27 dicembre 2007, al momento della sciaguratissima delibera di giunta che trasformò il complesso museale da istituzione a semplice ufficio del Comune, governato navigando a vista da chi era privo di qualsiasi esperienza specifica (e relativi, necessari, titoli) e ingessato dall’inefficienza e dall’indecisione tanto politica quanto gestionale. Si è chiuso ancora un pochino quando si è deciso di fare a meno dell’apporto effervescente e positivo dell’arte contemporanea, scegliendo di non chiamare nessuno a sostituire Lorenzo Fusi e il sottoscritto, rispettivamente vincitori del concorso internazionale per curatore alla Biennale di Liverpool e del concorso nazionale per la direzione della Galleria civica di Modena. E ancora quando si è programmato, negli anni più recenti, pochissime e modestissime mostre, fino all’incredibile situazione degli ultimi dodici mesi, durante i quali si è inaugurata al Santa Maria della Scala soltanto una rassegna fotografica in collaborazione con una scuola di judo (il problema non è la mostra in sé, sia chiaro, ma il fatto che non ci sia stato altro prima, durante e dopo a parte l’eternamente prorogato Manara).
E ancora ha continuato a chiudersi, il vetusto portone, quando la giunta ha approvato, lo scorso 15 febbraio (e il consiglio il mese successivo ratificato) lo statuto di una fondazione con un nome non troppo rispettoso della dignità e della storia del luogo (“Antico Ospedale di Santa Maria della Scala”), statuto nel quale manca la figura del direttore, ovverosia del vero, irrinunciabile, motore della vita di un istituto museale, senza il quale un museo neppure è riconosciuto come tale secondo le direttive dell’ICOM (International Council of Museums), ma anche secondo gli standard della Regione Toscana. Si prevedono, è vero, un direttore generale con compiti esclusivamente tecnico-amministrativi e un conservatore che si occupi della collezione, nessuna delle due figure però è legittimata a sostituire quella del direttore e tanto meno lo è il presidente. Ma al di là della pur importantissima forma giuridica e di uno statuto adeguato il Santa Maria ha soprattutto urgente bisogno di idee, di partner, di una radicale rifondazione, di un progetto insomma, sulla base del quale sia possibile chiamare a raccolta i potenziali soci della costituenda fondazione.
L’intellighenzia dunque avrebbe avuto, per riprendere lo spunto di Enrico Tucci, tempo e argomenti (altri e altrettanto gravi si potrebbero ricordare) per intervenire a più riprese. Speriamo sia presto, disse il barbiere.
Marco Pierini*
*Dal 2002 al marzo 2010 ha diretto il Centro Arte Contemporanea di Siena, prima ospitato al Palazzo delle Papesse e dal giugno 2008 al Santa Maria della Scala col nome di Sms Contemporanea. In quella sede, nell’arco di nove anni, sono state organizzate più di quaranta mostre, oltre un centinaio di eventi collaterali e sono stati pubblicati circa cinquanta volumi. Dal 2002 al 2009 Pierini è stato docente di Arte contemporanea e media e di Filosofia delle immagini all’Università degli studi di Siena.