ASCIANO. Pensando alla Bancasciano e quanto è accaduto , vengono alla mente una serie di pensieri capaci di destare preoccupazione: La sconfitta del suo consiglio di amministrazione il ventitré novembre scorso in merito alla paventata fusione con la BCC di Montepulciano, le dimissioni del medesimo dichiarate e mai confermate, un’assise di circa millequattrocento persone che si sono affrontate con uno scontro frontale, il tutto avvenuto nel disinteresse totale da parte di chi governa il nostro territorio, eppure la Bancasciano è a tutti gli effetti un’azienda che gli appartiene, che occupa persone e che aiuta le aziende e le famiglie.
Ad oggi, abbiamo solo alcune certezze che stanno nei fatti accaduti e registrati a bilancio: circa duecentomila euro il costo di questo consiglio e sindaci revisori, oltre seicentomila euro il costo per i dirigenti, sono tre, oltre centosessantamila euro le spese di rappresentanza, molti sarebbero davvero curiosi di poter leggere le giustificazioni a queste spese, poi, visto che il totale attivo è circa di euro quattrocentomilioni, questi costi, rappresentano una somma certamente importante e sicuramente non corrispondenti ai principi del mondo cooperativo. Allora è normale porsi una domanda: la Federazione delle banche di credito cooperativo è d’accordo con questo meccanismo? Se si perché? cosa c’è dietro,? O ci sono manovre e manovrine che devono restar segrete? Qualcuno si vuol prestare a chiarire questi dubbi oppure vuol continuare a fare orecchi da mercante?
Siccome i fatti restano sempre fatti, e l’incertezza, la menzogna e l’arroganza sono ormai rifiutati dalla maggioranza degli uomini e da tanti soci della Bancasciano, cosa accadrà da qui alle prossime votazioni del giorno otto febbraio? Semplice, i prepotenti della situazione vorranno perseguire i propri obiettivi, e mantenere le proprie posizioni di privilegio, mentre gli altri cercheranno di rimuoverli e così sarà di nuovo scontro, non era più semplice un intervento di mediazione da parte della federazione? Perché il problema vero da superare, è nell’atteggiamento di chi ha governato la banca fino ad oggi che ricostruisce la rottura, e alla lunga a rimetterci sarà la banca, ma un poco di buon senso come quello che ebbero i padri della banca; sarò mai possibile ritrovarlo?
Le proposte cominciano a circolare; sono molti i soci che chiedono una riduzione dei compensi agli amministratori e sindaci revisori, portando a un quarto i costi complessivi, quindi non oltre i cinquantamila euro, che chiedono una drastica riduzione delle spese di rappresentanza, arrivando a un decimo della cifra attuale, tutte regolarmente documentate e rese pubbliche per i soci; come molti sono i soci che chiedono drastiche modifiche allo statuto in essere, nel campo delle deleghe dei concetti paritetici ad esempio e pensando ad oggi, accade una cosa del genere: ogni socio che intende candidarsi deve trovare a sostegno circa 176 firme, che dovranno essere autenticate in banca, mentre i membri del CDA che intendono candidarsi o di proporre persone alternative, non hanno bisogno di alcun che. Sarà anche normale; boh
C’è mobilitazione, una corsa forsennata a trovare le firme per i nuovi candidati, e un confronto capillare per invogliare i soci a riappropriarsi della propria banca, che per troppo tempo hanno lasciato in mano a chi si è approfittato della situazione; che ne dite; c’è abbastanza materiale per sentire la voce di chi governa, di chi si oppone, di chi è preposto alla vigilanza del territorio e del sistema bancario, oppure no, e meglio restare nell’attuale dormiveglia?
Massimo Mori