SIENA. Leggo con piacere che coristi e consiglio del Coro di Vico Alto sono venuti a conoscenza della nostra esibizione di domenica scorsa, e che si felicitano con noi. Mentre li ringrazio di cuore, mi sembra anche opportuno precisare a mia volta, come corista e socio della Corale di lunghissimo corso e a titolo assolutamente personale, alcuni aspetti della vicenda.
Premetto che in questa edizione degli Inni delle Contrade, l’Unione Corale Senese “Ettore Bastianini” non ha svolto alcun ruolo di organizzazione: l’idea e la promozione della serata sono infatti frutto dell’iniziativa della Banda Città del Palio e del suo presidente, Maurizio Bianchini.
Il nostro complesso è stato invitato a collaborare ed ha accolto con piacere l’invito stesso: quando si tratta di prestare la propria opera per altre realtà cittadine operanti nell’ambito dell’arte e del volontariato siamo sempre contenti di farlo come dimostra tutta la nostra attività, sia del lontano che del recentissimo passato.
Del resto, come certamente ricorderanno i senesi, ma come sfugge evidentemente ad altri che forse allora non erano a Siena, l’Unione Corale incise nel 1965 gli inni stessi, e l’esibizione è immortalata nel bellissimo vinile che ha allietato generazioni di contradaioli, prima dell’edizione del 1997 fatta dal Coro di Vico Alto. E’ dunque chiaro che quest’ ultimo complesso è, per dirla alla senese e con bonaria ironia, “arrivato secondo” per quanto riguarda l’esecuzione e l’incisione degli inni delle contrade.
Nessun problema comunque fu sollevato, vent’anni fa, da parte dell’Unione Corale Senese per quella che sarebbe potuta apparire una “appropriazione” da parte del Coro di Vico Alto. Siamo infatti consapevoli che tale musica costituisca un partimonio comune, e nessuna lettera di precisazione o recriminazione giunse ai giornali, allora, in questo senso.
Mi fa piacere conoscere adesso quanti e quali soggetti collaborarono nel 1997 con il Coro di Vico Alto: e mi intenerisce anche pensare il maestro e i coristi alle prese con l’”uccello”, bello o grosso che fosse quello cui si riferisce l’inno dell’Aquila. Secondi anche in questo ai coristi dell’Unione Corale Senese, i cui spartiti del 1965, che conserviamo in archivio, sono pieni di correzioni e cancellature (“bello” al posto di “grosso”, di preposizioni tolte o aggiunte, di elisioni ritmiche e molto altro). Ma per ognuno di noi è nuovo e interessante quello che fa in prima persona, anche se le stesse cose sono già state fatte e vissute da altri: non sempre si ha la capacità di storicizzare e ricontestualizzare quanto stiamo operando.
In fin dei conti non poteva che essere così. Nel 1965 la Corale aveva già trentanni alle spalle come “Unione”, e molti di più come istituzione erede della Verdi e della Mascagni. Ovvio quindi che non potesse essere che lei a cantare e incidere gli inni delle contrade.
Il colle di Vico Alto era allora un ameno luogo di campagna, punteggiato di bellissime ville e poderi. E il coro di Vico Alto sarebbe sorto nel 1976, dedicandosi solo in un… secondo (ops!) momento al repertorio lirico, con indiscutibile capacità e impegno che noi abbiamo tuttavia con sincerità sempre riconosciuto, perchè la musica è un bene troppo grande per appartenere solo a pochi.
Con ironia, affetto e con riconoscenza per gli auguri formulati dai coristi e dal Consiglio del Coro di Vico Alto per l’esecuzione degli Inni: loro ci erano già passati, ci dicono; e noi prima di loro, ricordo.
Lettera firmata