Esistono trattamenti e sintomi che non vanno trascurati. Un cittadino ha atteso due mesi e il ritardo ha causato un danno biologico
SIENA. Dal 2018 sono affetto da glaucoma con campo visivo molto alterato. Nel mese di marzo 2020 ho accusato una riduzione del visus ed ho inviato un messaggio al mio oculista, che mi rispondeva : “…il poliambulatorio è aperto solo per chi ha già un appuntamento urgente… il resto è tutto rimandato”.
Pertanto, secondo lo specialista, l’ambulatorio era aperto solo per le urgenze programmate, quando invece secondo un altro oculista in servizio presso il Poliambulatorio, al quale ho telefonato il giorno 11 Novembre 2020, l’attività ordinaria nel mese di marzo/aprile 2020 era sospesa ma non per le urgenze. Così come la segreteria del direttore del Distretto Zona Senese, alla quale ho telefonato in data 11 Novembre 2020, mi ha risposto dicendomi che l’ambulatorio di oculistica nel mese di marzo e di aprile era aperto e le visite urgenti erano ammesse, anche quelle non programmate.
Nel mese di Aprile, sempre più preoccupato della mia vista, ho inviato un nuovo messaggio al medico, ma anche questa volta mi rispondeva: “…Buongiorno, ancora tutto fermo…”
Non sapendo interpretare l’importanza o meno dei miei sintomi e non avendo ricevuto alert da parte dello specialista, non mi sono preoccupato più di tanto. Nonostante ciò ho inviato un messaggio al dottore che mi ha operato di cataratta nel 2019, al quale ho chiesto conferma se i miei sintomi potevano essere considerati urgenti, il medico con un messaggio mi rispondeva: “…lo faccia prenotare con codice B dal medico di famiglia, così lo devono fare entro sette giorni, con richiesta: rapida riduzione soggettiva visus in glaucoma cronico…”.
Nel frattempo, dato che il mio oculista mi aveva detto che le visite erano sospese, ho preso un appuntamento per una visita specialistica presso lo studio di un noto oftalmologo di Siena, che in quei giorni aveva ripreso l’attività (grazie al codice Ateco). Terminata la visita il professore ha rilevato un aumento della pressione endoculare e un campo visivo peggiorato e, nell’occasione, mi ha detto: “Tutto questo tempo ha aspettato dalla comparsa dei sintomi?”.
A causa della mancata visita da parte dell’oculista che mi aveva in cura, ritenuta urgente dal medico che mi aveva operato, ho inviato il 28 aprile 2020 una email ad un dirigente medico del Poliambulatorio, chiedendo spiegazioni e informandolo sull’accaduto, così mi rispondeva: “…sono dispiaciuto dell’accaduto, girerò la sua mail al responsabile dell’attività specialistica e sarà nostra cura tenerla informata… perché quanto accaduto non si ripeta”.
Dato che nessuno, come promesso, mi aveva informato e dato spiegazioni, ho inviato una PEC alla Direzione del distretto Zona Senese il 5 maggio 2020, spiegando quanto occorsomi, ma anche questa volta nessuno ha pensato bene di rispondermi.
Desidero precisare che il 25 aprile 2020 ho inviato al Poliambulatorio di Pian D’ovile un’impegnativa con la richiesta di una visita specialistica urgente, consigliatami dal medico che mi aveva operato, per dimostrare che i miei sintomi andavano trattati con urgenza. A seguito di ciò in data 27 aprile ho ricevuto dalla Direzione del Poliambulatorio un invito per essere sottoposto a visita il giorno 28 aprile 2020. Ho pertanto inviato una email ringraziando, ma facendo presente che non potevo accettare, in quanto ero stato costretto a prendere provvedimenti, con una visita specialistica in studio privato in data 4 maggio, dopo che, per ben 2 mesi, il mio medico oculista curante mi aveva impedito la visita, in quanto il poliambulatorio non era operativo (solo urgenze programmate).
Alla fine del mese di novembre scorso sono stato contattato dal coordinatore di Siena di “Cittadinanza Attiva” e solo grazie all’intervento dell’Associazione sono stato contattato dalla Direzione del Distretto Zona Senese per un colloquio. Dalla Coordinatrice di Cittadinanza Attiva ho saputo che l’Azienda aveva fatto tutto quanto era possibile.
Singolari sono gli obiettivi prefissati dal Distretto Zona Senese che ho trovato sul sito alla voce “Mission”: “…L’Azienda considera la comunicazione una delle leve strategiche per il raggiungimento dei propri obiettivi ed attribuisce alla comunicazione una profonda valenza relazionale finalizzata all’ascolto, all’accoglienza e alla presa in cura di tutti cittadini che necessitano dei servizi offerti…”
Secondo l’American Academy of Ophthalmology se, la riduzione delle visite e dell’attività ordinaria si riduce per l’epidemia, esistono dei trattamenti e dei sintomi che non vanno fatti aspettare. La vista perduta, infatti, non si recupera.
Ecco quando andare/contattare il vostro oculista
- Per le iniezioni oculari nella terapia di degenerazione maculare o retinopatia diabetica
- Sospendere questi trattamenti fa progredire le malattie
- Quando si avvertono cambiamenti improvvisi alla vista
- che si riduce, diventa sfocata, con macchie scure o ondulazioni o con riduzione del campo visivo
- Quando aumentano le ‘mosche’ galleggianti
- Quando sopraggiunge dolore all’occhio, mal di testa, occhio rosso, nausea e vomito
In questi casi non bisogna sottostimare i sintomi ma chiamare subito il proprio oftalmologo. Sarà lui a valutare la situazione e a consigliare l’azione migliore per proteggere la vista anche durante la pandemia di COVID-19
Non ritenendomi soddisfatto per quanto sopra, ho inviato una Pec anche all’Ordine dei Medici e Chirurghi, affinché si verificasse che il comportamento del medico fosse conforme alla deontologia ed etica medica. E’ passato un mese ma non ho ricevuto risposta. Ho inviato anche una email per chiedere di poter essere informato, dato che la legge non lo prevede, sull’esito degli accertamenti. Ho richiesta una notifica. Sto ancora aspettando una risposta. Daranno seguito alla mia segnalazione ?
Il motivo per cui ho ritenuto opportuno fare questa segnalazione? Perché quanto accadutomi non succeda ad altri.
Lettera firmata
