SAN CASCIANO DEI BAGNI. Filippo Bologna continua a rilasciare interviste sconcertanti, dannose per l’immagine di San Casciano dei Bagni, che addirittura è il suo paese natale. Comprendiamo la necessità di lanciare il suo libro, ma è anche il momento di denunciare una prassi per cui personaggi più o meno noti si fanno pubblicità fingendosi paladini del buon governo. Il nostro è un territorio molto noto proprio per la sua integrità, in grado di attirare attenzione su chi ne parla. Dunque si presta a un gioco perverso per chi lo subisce, specie in un momento di grave crisi economica. In realtà, San Casciano dei Bagni non si è svenduto al turismo: si è limitato a recuperare strade, piazze, palazzi e terme. Tutto questo ha dato occupazione, reddito, richiamato un turismo di qualità. Siamo uno dei cinque Comuni in Italia ad avere in contemporanea i due marchi che certificano ambienti e stili di vita integri: “Bandiera Arancione” del Touring e “Borghi più belli d’Italia”. Parlare di turismo di massa, e di borghi artefatti, significa allora fare una caricatura di San Casciano dei Bagni, gettare discredito su un’intera comunità, allontanare potenziali visitatori: è un fatto grave, perché il turismo è una delle principali fonti di sostentamento. Ma fa ancora più male il richiamo del dottor Bologna al passato, che riapre tristi ricordi e vecchie ferite: cose che avremmo voluto lasciare alla storia, senza per questo dimenticare.
Sono ancora presenti nella memoria di tanti sancascianesi anni lunghissimi di sacrifici, sofferenze e ingiustizie. Anni nei quali la famiglia “Cremona” (il nome dei Bologna nel romanzo) se la godeva all’”ombra del castello” giocando a Monopoli con le loro proprietà, mentre i loro contadini si spaccavano la schiena “allo scoppio del sole”. Chissà (e ci dispiace scherzare sulle cose serie) se oltre a modificare il Monopoli con i nomi dei poteri di proprietà, i Bologna non si erano inventati anche un gioco della dama con le pedine corrispondenti ai nomi delle famiglie di mezzadri da “spostare da un podere all’altro”, e magari da “sfrattare” nel caso in cui la pedina venisse mangiata! Ciò è avvenuto realmente, purtroppo. È vero che i figli non possono portare le colpe dei padri, ma questo non autorizza l’esponente di una famiglia a dare un quadro idilliaco di un’epoca che essa stessa ha contribuito a rendere drammatica.
I sancascianesi non hanno nostalgia di un periodo in cui per dare un minimo sostentamento alle proprie famiglie erano costretti a mendicare, con il cappello in mano, qualche giornata di lavoro nell’azienda agricola dei Bologna, con l’unica alternativa di andare a lavorare nei cosidetti “cantieri Fanfani” per quattro lire al giorno. E non fa certo piacere ricordare anni nei quali intere famiglie furono costrette ad andarsene per sempre dal loro paese per cercare lavoro altrove.
Se lo è mai chiesto, il dottor Bologna, perché a San Casciano dei Bagni solo negli ultimi anni la popolazione ha ripreso, anche se di poco, ad aumentare e come mai manchino tra essa intere generazioni, tanto da farci ottenere il primato di essere il Comune con il più alto tasso di popolazione anziana della provincia di Siena? Oggi, fortunatamente, il “paesello termale”, grazie agli amministratori pubblici e a imprenditori capaci, insieme ad aziende locali che hanno investito senza limitarsi a sfruttare opportunità, vive una situazione totalmente diversa. Siamo una località ambita e conosciuta, meta di frequentazioni importanti, che fa un vanto di far integrare ospiti illustri con le tradizioni locali, con la vita di tutti i giorni. Tranquilli pensionati parlano al bar con l’attore famoso, entrambi osservano dalla piazza del paese una campagna ancora intatta. Questa è la realtà: non vorremmo che fosse strumentalizzata solo per costruire una carriera.
Franco Picchieri
sindaco di San Casciano dei Bagni
Sono ancora presenti nella memoria di tanti sancascianesi anni lunghissimi di sacrifici, sofferenze e ingiustizie. Anni nei quali la famiglia “Cremona” (il nome dei Bologna nel romanzo) se la godeva all’”ombra del castello” giocando a Monopoli con le loro proprietà, mentre i loro contadini si spaccavano la schiena “allo scoppio del sole”. Chissà (e ci dispiace scherzare sulle cose serie) se oltre a modificare il Monopoli con i nomi dei poteri di proprietà, i Bologna non si erano inventati anche un gioco della dama con le pedine corrispondenti ai nomi delle famiglie di mezzadri da “spostare da un podere all’altro”, e magari da “sfrattare” nel caso in cui la pedina venisse mangiata! Ciò è avvenuto realmente, purtroppo. È vero che i figli non possono portare le colpe dei padri, ma questo non autorizza l’esponente di una famiglia a dare un quadro idilliaco di un’epoca che essa stessa ha contribuito a rendere drammatica.
I sancascianesi non hanno nostalgia di un periodo in cui per dare un minimo sostentamento alle proprie famiglie erano costretti a mendicare, con il cappello in mano, qualche giornata di lavoro nell’azienda agricola dei Bologna, con l’unica alternativa di andare a lavorare nei cosidetti “cantieri Fanfani” per quattro lire al giorno. E non fa certo piacere ricordare anni nei quali intere famiglie furono costrette ad andarsene per sempre dal loro paese per cercare lavoro altrove.
Se lo è mai chiesto, il dottor Bologna, perché a San Casciano dei Bagni solo negli ultimi anni la popolazione ha ripreso, anche se di poco, ad aumentare e come mai manchino tra essa intere generazioni, tanto da farci ottenere il primato di essere il Comune con il più alto tasso di popolazione anziana della provincia di Siena? Oggi, fortunatamente, il “paesello termale”, grazie agli amministratori pubblici e a imprenditori capaci, insieme ad aziende locali che hanno investito senza limitarsi a sfruttare opportunità, vive una situazione totalmente diversa. Siamo una località ambita e conosciuta, meta di frequentazioni importanti, che fa un vanto di far integrare ospiti illustri con le tradizioni locali, con la vita di tutti i giorni. Tranquilli pensionati parlano al bar con l’attore famoso, entrambi osservano dalla piazza del paese una campagna ancora intatta. Questa è la realtà: non vorremmo che fosse strumentalizzata solo per costruire una carriera.
Franco Picchieri
sindaco di San Casciano dei Bagni