Intervento del professor Luigi Bosco sull'ascesa del titolo in borsa
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SIENA. Non si può che essere soddisfatti del recente rally positivo delle azioni del Monte dei Paschi, l’aumento del valore delle azioni dà sicuramente maggiore respiro sia alla banca che alla fondazione. Parimenti non si può non interrogarsi sui motivi di questo rialzo violento. Le ragioni congiunturali, diminuzione dello spread, l’ammorbidimento delle regole di Basilea 3, che hanno dato fiato all’interno comparto bancario, quand’anche aggiunte a motivazioni di carattere squisitamente tecnico, ricopertura per vendite allo scoperto, non sembrano spiegare del tutto l’andamento positivo del titolo.
Inoltre il massiccio e inconsueto volume degli scambi e il fatto che questi provengano principalmente dall’estero sembrano invece suggerire un’altra possibile spiegazione. Qualcuno sta scommettendo sulla “normalizzazione” del Monte dei Paschi e della sua particolare struttura proprietaria.
Al momento con la Fondazione che controlla poco meno del 35% e lo statuto della banca che impone a tutti i soggetti diversi dalla Fondazione il tetto massimo del 4% sul diritto di voto, il controllo della Banca non sembrerebbe contendibile. Ma le cose non è detto che rimangano così a lungo. La situazione debitoria della fondazione la costringerà ad una ulteriore diminuzione della sua quota di proprietà e il cospicuo aumento di capitale (fino ad un miliardo) deciso nell’ultima assemblea degli azionisti diminuirà ulteriormente la sua quota in termini proporzionali. In più nell’ultima assemblea lo stesso presidente Profumo ha confermato la disponibilità del management a modificare lo statuto eliminando la soglia del 4%. A questo punto il processo di normalizzazione sarebbe compiuto e la banca scalabile.
Ecco spiegato perché qualcuno stia riempiendo il suo portafoglio di azioni MPS: può essere conveniente sia a scopo speculativo, la contendibilità della proprietà farebbe aumentare ulteriormente il titolo e sia, ovviamente, se si hanno mire dirette sul controllo futuro della Banca.
Il vero problema è che il futuro della banca si sta decidendo senza che la comunità senese sia informata e coinvolta e senza che sul futuro del Monte si sia aperto un vero dibattito sia in sede locale che nazionale. Tutto sembra lasciato al mercato e alla decisione di capitani di ventura che rincorrono finalità personali e dei grandi gruppi finanziari internazionali di cui molto probabilmente sono la longa manus.
La grandissima crisi finanziaria ci ha tuttavia insegnato che i mercati, specialmente nel settore finanziario, non sempre funzionano in modo efficiente e che è nell’interesse generale controllarli e indirizzarli. In questo senso la normalizzazione dell’assetto proprietario del Monte dei Paschi non fa bene né all’Italia né a Siena. Lo sconquasso del sistema bancario internazionale ha dimostrato la fallacia del modello teorico che prefigurava banche tutte uguali: di grandi dimensioni, con un azionariato contendibile, con lo stesso modello di governance. Il recente rapporto Liikanen della commissione europea ha mostrato come non solo esista una pluralità di modelli di banche di successo – pensiamo solo al particolare sistema bancario tedesco con i suoi tre pilastri – grandi banche private, banche semi-pubbliche dei Lander, banche cooperative – , ma come questa pluralità sia garanzia di stabilità e dinamicità per l’intero sistema finanziario.
L’elezioni politiche sono alle porte: sarebbe il caso che i candidati e le forze politiche che si contenderanno i voti dei senesi e degli italiani dicano chiaramente se hanno dei progetti per il futuro assetto proprietario del Monte ed eventualmente quali siano. Dicano chiaramente se considerano la “diversità” del modello proprietario del Monte un’anomalia da superare o un patrimonio da difendere – seppure profondamente riformato per impedire che nel futuro si ripeta che una banca diventi preda della cattiva politica – nell’interesse non solo e non tanto della comunità senese quanto di tutto il popolo italiano.
E in quest’ultimo caso dicano chiaramente quali siano gli strumenti che intendono adottare per difendere nei fatti e non solo a parole la diversità del Monte.
Dicano se credano ancora nella favola che il mercato da solo fornisce tutte le risposte sia in termini di efficienza produttiva sia in termini di efficiente allocazione del capitale o se invece non si voglia seguire l’esempio tedesco dove il governo della Markel ha sempre difeso la particolare struttura del sistema bancario tedesco che è probabilmente uno dei punti di forza e dei vantaggi competitivi della Germania.
E’ questo che dovrebbe fare la buona politica: avere un’idea, discuterne pubblicamente, predisporre un progetto per realizzarla.
Buona politica, se ci sei batti un colpo.
Luigi Bosco