Lettera aperta di Alessio Berni
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POGGIBONSI. “Dedicare otto anni di lavoro per far nascere e radicare una festa richiede impegno credo e costanza, sopratutto quando questi otto anni, non sono stati in discesa.” Inizia così la lettera aperta di Alessio Berni in relazione alla sospensione de Il Pigio “la festa è nata per gioco, ma per gioco non crescono le cose, così come sono cresciute, serve un progetto, un lavoro costante, un insieme di persone che credono in una visione che riesce poi a coinvolgere un collettivo più ampio, solo così si può riuscire a far nascere una tradizione che coerentemente con il vissuto di una realtà locale, pone le basi per creare attaccamento all’evento e contestualmente al proprio campanile, ma anche opportunità di varia natura. Dopo il primo anno di nascita, io insieme ad altri, abbiamo capito subito che questo poteva essere una opportunità per Poggibonsi. Abbiamo dedicato energie economiche e fisiche, siamo riusciti a far capire e condividere questa festa all’amministrazione comunale che per anni era stata dubbiosa anche nel concedere il patrocinio.
Oggi tutto questo, agli occhi di coloro che si sono messi alla testa di alcuni Rioni, godendo nell’esser chiamati “capitani”, sembra passare in secondo piano e dare tutto per scontato, chiedendo di riconoscere a loro il merito del lavoro collegiale svolto e pretendendo che il “gioco” passasse nelle loro mani con un semplice “si grazie”. Io credo che giunti a questo punto bisognava essere oggettivi e condividere oneri e onori e tutti insieme far tesoro di quello che era stato costruito, invece per colpa di qualcuno e non certo della collettività locale, tutto questo sembra potersi vanificare.
É evidente che di fronte a queste rotture ci siano sempre responsabilità dirette e cioè, la mia in primis che come referente organizzativo avrò commesso senz’altro errori, quella dell’Associazione Il Pigio che non è riuscita a trovare il giusto equilibrio interno e quelle di quei soggetti che hanno parlato a nome dei Rioni, forse avendo ascoltato davvero poco quello che era il volere della gente. Ci sono poi, anche responsabilità indirette che ricadono inevitablmente su coloro che sono rimasti alla finestra a guardare che tutto scorresse e che oggi sono i primi a urlare il perche il Pigio si ferma, ma c’è sicuramente anche una responsabilità istituzionale che forse aveva il dovere di monitorare e intervenire laddove questa criticità rischiava di privare la collettività di qualcosa di significativo a Poggibonsi.
Certo è che dopo questo disequilibrio verificatosi le circostanze cambiano nuovamente e quella che era la mia posizione nel cedere tutto in una condivisione collegiale impone una inevitabile riflessione, tale posizione giunge anche alla luce di richieste che mi sono state avanzate di portare il format ormai rodato de il Pigio in altre ridenti località toscane. Mi auguro comunque che questo intoppo di percorso faccia ritrovare un equilibrio nella nostra amata Poggibonsi e che Il Pigio torni a colorare le strade del capoluogo della Valdelsa. Comunque vada sono certo che Il Pigio: “inciampa ma non muore!”.
Alessio Berni