Un mostruoso impianto clientelare per formare la classe dirigente del Paese
di Mauro Aurigi
Nel Consiglio comunale di Siena dell’8.8.2013 ho presentato una mozione del Movimento 5 Stelle per impegnare il Comune a esperire un’azione di responsabilità contro gli amministratori della Fondazione MPS per la quasi totale perdita del capitale: dai 20 miliardi (miliardi!) rappresentati dal 100% delle azioni della Banca nel 1995 ai 700 milioni (milioni!) di oggi rappresentati dal 34% delle stesse.
Concludevo il mio intervento definendo imbecilli tutti coloro che nell’ “affare” della Banca Antonveneta, acquistata nel 2008 dallo spagnolo Banco Santander, erano stati o attori consapevoli o spettatori plaudenti. Imbecilli tutti in Italia sia a livello locale, escluse le due o tre voci fuori dal coro, che nazionale. Ma non all’estero visto che il giorno dopo le quotazioni del Santander schizzarono in alto del 14% e quelle del Monte crollarono del 10%, ma ciò non disse nulla a quegli attori e spettatori e ai soloni dei media stampa e a quelli delle accademie, tutti in preda a un’esaltante sbornia per la splendida impresa (ma che classe dirigente abbiamo?).
Per l’uso del termine “imbecilli” sono stato duramente redarguito. Non c’è stata occasione, né allora né nel successivo Consiglio comunale del 26 settembre, di replicare che avrei volentieri ritirato il termine ingiurioso, ovviamente chiedendo scusa, ma a una condizione: che i miei critici mi suggerissero un altro aggettivo atto a definire esattamente personaggi dalla specchiata onestà (la magistratura ha dichiarato di non aver trovato traccia di tangenti o corruzione), ma capaci di acquistare un bene che loro stessi hanno dichiarano valere 2,8mld (informativa del MPS alla Bankit del 15.6.2008) per poi pagarlo la bazzecola di 17,5mld. Per giunta senza alcun incontro tra l’alta e neanche bassa dirigenza delle due parti, ma solo con tre telefonate nell’arco di 48 ore (dichiarazione del presidente della banca spagnola, Botin, ai pm senesi). Tutta qui la trattativa per pagare 17,5mld: ROBA DA COMICHE DEI FRATELLI MARX! Forse il più grosso e veloce bidone della storia dell’economia e della finanza. Ah, dimenticavo! In cassa non c’era un euro neanche bucato. No, neanche l’attributo imbecilli è sufficiente a definire gente del genere.
Se vi domandate come sia possibile che simili personaggi, che non potrebbero fare neanche il cassiere di una bocciofila rurale, possano invece assurgere a tali livelli di potere e responsabilità, la risposta la trovate qui di seguito.
UN INCARICO PUBBLICO? BASTA VERSARE DAL 30% AL 50% DELLA RELATIVA RETRIBUZIONE
Era noto sin dall’inizio dell’esperienza repubblicana che i parlamentari comunisti versassero al Pci la metà della loro remunerazione. La cosa è stata sempre vista, e con disagio anche dagli avversari, come un segno di sobrietà e rigore morale dei comunisti, del resto visibilissimo anche nella modestia del loro grigio abbigliamento di allora. Ma ora quell’antica austerità dei costumi non esiste più. Gli ex-comunisti di oggi portano costose scarpe fatte a mano e indossano le migliori griffe, solcano i mari con barche da miliardari, producono vini per palati sofisticati nelle loro residenze di campagna e magari hanno mogli con comodi incarichi negli stipendifici che sono diventate le nostre università pubbliche. E, colmo dei colmi, aspirano a un titolo nobiliare del Vaticano. E lo ottengono pure! Oggi i “compagni” e il loro partito hanno in mente solo i c.d.a., ossia soldi, soldi e ancora soldi. E tanto potere di controllo su enti e aziende interessate, cosa che non guasta affatto. Difficile trovare borghesi più borghesi di loro (ecco perché sono passati dalla difesa degli operai a quella dei padroni, dei banchieri, dei capitani coraggiosi, e dei furbetti del quartierino).
Così, per essere certi che nessuno sgarrasse, è stato ufficialmente disciplinato il finanziamento al partito da chi beneficia di incarichi retribuiti. Lo si rileva dal Regolamento finanziario del Pd senese (artt. 28, 31 e 32), dallo Statuto regionale toscano (art. 36), dal Regolamento finanziario regionale toscano (artt. 7 e 13) e dallo Statuto nazionale (art. 22 ): gli aderenti al partito eletti a qualsiasi livello e/o designati presso enti, aziende e società pubbliche o private devono versare una quota dell’indennità e degli emolumenti derivanti dalla carica ricoperta (il 30% del lordo secondo il Regolamento senese). Non solo: la cosa è così rigorosa che “il mancato o incompleto versamento del contributo previsto (…) è causa di incandidabilità a qualsiasi altra futura carica istituzionale da parte del Partito Democratico”, regola questa ripetuta sostanzialmente in tutti i regolamenti e statuti.
Si tenga presente tutto ciò per seguire le considerazioni che seguono.
COME DISARTICOLARE IL PREZIOSO E FRAGILE TESSUTO CITTADINO
Per quanto riguarda il Comune di Siena dovrebbero essere quattro o cinquecento le poltrone da assegnare in enti e aziende pubbliche e private. Si va dal circolo sociale di periferia fino alla Fondazione MPS e la sua galassia di partecipazioni – e indirettamente anche alla assai più vasta galassia della Banca – passando, tra l’altro, per Università, Ospedale, municipalizzate, partecipate, istituzioni culturali ecc.). Insomma si tratta di una fetta importante, anzi determinante della classe dirigente cittadina. Da quando una legge ha sottratto quasi tutto il potere ai consigli comunali per assegnarlo ai sindaci, che così sono sempre più simili ai podestà fascisti, tutte quelle cariche sono nelle mani di uno solo, il sindaco appunto. Ora immaginiamoci il primo cittadino alle prese coi curricula dei candidati per una qualsiasi poltrona: da una parte gli iscritti al Pd (in massima parte pensionati e trombati della politica e qualche giovane, inesperto ma sgomitante virgulto che vuol farsi le ossa), che consegnerebbero al partito il 30% della retribuzione lorda, ossia il 50% del netto che quella poltrona comporta; e dall’altra invece i candidati non iscritti, e magari anche più idonei per quell’incarico, che si intascherebbero invece per intero l’indennità senza oboli a chicchessia. Inutile e superfluo domandarsi su chi cadrà la scelta. E non ci sono dubbi che sia così, visto che le rarissime eccezioni a quella ferrea regola che vuole solo i compagni nei posti che contano riguardano persone forse ancora di più modesto livello perché frutto di equivoci, inquietanti e inconfessabili accordi con il partito di opposizione. Per cui Pisaneschi del Pdl assume subito la presidenza dell’Antonveneta per questo speciale merito professionale: nel Veneto il partito prevalente è il Pdl. Se questo tipo di selezione riguarda l’intera classe dirigente cittadina allora si capisce meglio il perché del progressivo declino della Città e delle sue istituzioni iniziato una trentina d’anni fa e diventato rovinosa frana nell’ultimo decennio. E allora si capisce anche perché al Monte e alla Fondazione è successo quello che è successo. Ai tempi della prima repubblica si diceva che alla RAI la scelta dei quadri dirigenti avveniva così: tre alla Dc, due al Psi, uno al Pci e… uno bravo! A Siena invece oggi si sceglie così: tre agli ex-Pci, due agli ex-Dc, uno agli ex-Psi e … basta! Manca quello bravo (ma forse non l’imbecille).
CORRUZIONE DI MASSA A LIVELLO LOCALE
Diciamo di più. Con la concessione di incarichi a chi è disposto a lasciare una parte della retribuzione al Pd, si pratica di fatto la compra-vendita per pagamento in contanti delle cariche, ossia un colossale e diffuso processo di corruzione di massa, quello stesso che i prìncipi di un lontano passato avevano elevato a sistema (ma viene da pensare anche alla vendita delle indulgenze dei papi medievali). Alla recente festa di quel partito nella Fortezza medicea, con scarso senso del ridicolo è stato inalberato il motto: “Il futuro comincia da qui!”. In realtà il futuro del Pd comincia dal medioevo feudale o, se va bene, da quel Luigi IV detto il Re Sole che vendeva anche le cariche militari.
Dalla stampa si apprende che, grazie a questa “corruzione”, in circa 10 anni, anche limitandoci solo dagli incarichi nel Monte e nella Fondazione, dovrebbero essere circa 2milioni gli euro entrati nelle casse del Pd senese. Ma anche così una cifra enorme per una provincia di 230.000 abitanti di cui 55.000 nel capoluogo. Chissà come saranno stati spesi.
Così Mussari, giovanissimo avvocato della provincia calabrese, che in dieci anni ha versato nelle casse del partito quasi 700 mila euro (almeno quelli denunciati), si è “comprato” il diritto di dirigere per 5 anni la Fondazione e per altri 5 la Banca (al contabile della Asl, Gabriello Mancini, non si sa invece se e quanto sia costato assicurarsi per 10 anni prima la vicepresidenza e poi la presidenza di quella che era, prima del passaggio decennale dei due, la Fondazione più ricca d’Italia, una delle più ricche d’Europa). E allora come poteva non succedere quello che è successo? Eccole le frequentazioni “professionali”, apparse sulla stampa, di un presidente, il Mussari, che avrebbe dovuto occuparsi esclusivamente della banca: Giuliano Amato, Raffaele Lombardo, Gianfranco Micciché, Gianni Letta, Silvio Berlusconi, Daniela Santanché, Guido Crosetto, Piero Fassino, Romano Prodi, Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani, Enrico Letta, Nicola La Torre, Matteo Renzi … Tra questi ci sono i massimi responsabili del disastro MPS e della Città, ossia quelli che hanno sottratto il Monte al controllo della comunità senese – da ciò l’inizio delle fine – con una legge dirigistica tipica del Ventennio: nel 1995 hanno imposto la privatizzazione di una banca che non apparteneva allo Stato ma alla città e che allora era tanto florida da essere ricordata ancora oggi come la banca più solida del pianeta (Rai3,”Reporter” del 30.9.2013).
CORRUZIONE DI MASSA A LIVELLO NAZIONALE: 30mila euro per essere candidati al Parlamento
Di cosa avrà trattato Mussari con tutti quei signori? Delle previsioni del tempo o dell’andamento del campionato? O forse si trattava di dispensar favori – sicuramente a Amato, Santanché, Lombardo, G. Letta e chissacchì – e riceverne, ovviamente? Non risulta che alcuno di quei signori e, immaginiamo, meno che mai D’Alema, l’abbia redarguito dicendogli “Smettila con questi maneggi da sottogoverno e torna a Siena e occupati della Banca!”. Ci mancherebbe altro! La Banca era un bene comune mentre tutti quei signori erano e sono politicanti che quando sentono parlare di bene comune mettono mano alla pistola. Ma forse quel suo agitarsi presso il potere politico è stato un bene: col senno del poi, visto come è andata a finire, viene da pensare che se si fosse occupato di più della Banca le cose avrebbero potute andare anche peggio.
La grande maggioranza degli enti territoriali (Regioni, Province e Comuni) sono governati dal Pd e alleati, per cui è facilmente intuibile che gli stessi criteri adottati dal Pd per l’assegnazione degli incarichi nel Comune di Siena siano stati spalmati su quasi tutto il territorio nazionale. Il che significa che anche la corruzione morale di massa che deriva da quei criteri sia ora spalmata quasi uniformemente ovunque, dalle più piccole municipalizzate fino al Parlamento (dice Pippo Civati sul suo blog che “ogni deputato e senatore del Pd ha versato al partito … 30.000 euro al momento della candidatura”) e il Governo e, tenetevi forte, fino al monarca supremo, re Giorgio Napolitano. Il quale, essendo stato un protagonista della vita politica degli ultimi 60 anni (parlamentare dal 1953), gli ultimi 8 da Capo dello Stato, deve aver versato al partito più di chiunque altro e costantemente, perché se avesse cessato di versare quell’obolo sarebbe stato escluso da successive candidature a qualsiasi carica (art.22 comma 2 dello statuto nazionale). Si è così assicurato quella lunghissima e invidiabile carriera.
UNA VORAGINE DA 80MILIARDI: SEI O SETTE ANTONVENETA MESSE IN FILA
Questo perverso sistema che non premia i migliori ma chi paga, è la causa principale del basso e bassissimo livello di moralità e di professionalità della gran parte della classe dirigente italiana, che a sua volta è la massima causa della maggiore gravità della crisi nel nostro Paese rispetto ad altri e delle maggiori difficoltà che troviamo per uscirne. Si pensi che gli enti e le aziende in cui sono interessati Comuni, Province e Regioni sono in Italia circa 20.000 (Rai3,”Reporter” del 30.9.2013). Ciò significa retribuzioni per 20mila presidenti e per circa 200mila consiglieri di amministrazione e forse 40mila sindaci revisori. Presidenti, consiglieri e sindaci revisori che per la maggior parte sono stati designati come abbiamo detto sopra: non per meriti ma contro pagamento.
Ma non è finita qui. Se quei 20mila enti e aziende sono pubblici o di proprietà pubblica, vuol dire che le indennità e gli emolumenti degli amministratori sono indirettamente a carico dei contribuenti, ossia a carico dei cittadini. Per cui anche la parte della retribuzione che la maggioranza di questi signori versa al partito è a carico degli ignari cittadini che si configurano quindi come finanziatori, a loro insaputa, di quel partito (è legittimo?). Senza contare che i membri di quei cda, una volta insediati, hanno il potere di aumentarsi gli emolumenti in maniera da recuperare quanto versato al partito. L’ha fatto Mussari, per esempio, che appena nominato presidente del Monte si aumenta l’indennità tanto da arrivare in poco tempo a 716mila euro annui dai 372mila che percepiva il suo immediato predecessore. Per cui anche questi aumenti vanno a gravare sui cittadini italiani, i più tartassati d’Europa.
E a cosa sono serviti queste centinaia di migliaia di amministratori designati così disinvoltamente? Ovviamente a creare nelle loro aziende, anche escludendo Fondazione MPS e la sua Banca, un colossale buco di 80miliardi complessivi (Rai3,”Reporter” del 30.9.2013), ossia 6 o 7 volte il buco dell’Antonveneta, pur esso generato dal sistema scellerato di cui si sta ragionando. 80miliardi di buco che gravano, come le prebende di chi l’ha prodotto, sulle oramai magre spalle dei cittadini. Un ottimo risultato. E come poteva essere diversamente, visti i presupposti?
Insomma il sistema premiante nel nostro Paese si basa non sul merito ma sulla fedeltà, come tipicamente in ogni società feudale, in ogni regime dittatoriale passato e presente e nelle cosche mafiose, tutti ambiti nei quali si produce solo immobilismo, oscurantismo, miseria e criminalità diffusa. Questo è ciò che ci aspetta (e se ne vedono già i prodromi) se il sistema non viene drasticamente ridimensionato riducendo i partiti a semplici movimenti di opinione privati, finanziati esclusivamente dai propri aderenti.
DOVE FINISCE LA CORRUZIONE MORALE E COMINCIA QUELLA MATERIALE
Ed ora facciamo l’ipotesi che un sindaco del PD, accorto, onesto e giudizioso, si trovi a dover decidere a chi assegnare un’importante carica in un importante ente, essenziale ai fini della qualità della vita della propria comunità. E mettiamo che da una parte abbia le candidature di iscritti al proprio partito e dall’altra quelle dei non iscritti. Non ha scelta anche se tra i non iscritti c’è un candidato che supera ogni altro per titoli, esperienza e professionalità. L’amministratore non può sgarrare: la scelta non può che cadere su un iscritto. Ma facciamo anche l’ipotesi che quel candidato, meritevole sì, ma non iscritto, per ottenere l’incarico offra spontaneamente di versare lo stesso obolo che pagherebbe un iscritto, ossia il 30% della sua retribuzione lorda. Allora gli scrupoli dell’amministratore accorto, onesto e giudizioso svanirebbero e il non iscritto al partito otterrebbe l’incarico.
C’è qualcuno che non sente puzza di corruzione? o voto di scambio? o finanziamento illecito al partito? No, vero? Ma se quella del non iscritto è corruzione, allora è corruzione anche quella della centinaia di migliaia di iscritti al partito che ottengono incarichi pagando quella tangente del 30% (o del 50% se parlamentari, se capi di Stato non si sa). Sul piano politico e etico non ci sono dubbi: si tratta di una prassi sporca e inquinante e spetta alla parte sana del Paese esprimere le censure del caso (il Movimento 5 Stelle lo farà). Se invece si tratti anche di atti contrari alla legge, e quindi perseguibili penalmente, spetterà alla Magistratura decidere.
Alcuni interessanti collegamenti:
http://www.ciwati.it/2013/03/02/i-parlamentari-pd-guadagneranno-meno-dei-colleghi-del-m5s/
Se può consolare qualcuno, sono profondamente convinto che se tutto questo potere fosse stato in mano a Verdini, Alemanno e C., le cose sarebbero andate anche peggio, molto peggio.