Smantellamento delle eccellenze? Nuovo "ospedaletto" al posto del policlinico?
SIENA. Premetto che quanto mi accingo ad esprimere è una visione parziale e incompleta dell’alta specialità a Siena e se ho preso un caso particolare non è per corporativismo o interesse ma perché preferisco parlare delle cose che conosco nei dettagli. Spero che, dal caso particolare, si possa comunque trarre un messaggio generale sull’interesse della città e sulle cose per le quali battersi: l’ospedale e l’alta specialità sono cose per cui vale la pena impegnarsi.
Vivere in un luogo dove, se ti si fissura un aneurisma o ti si arresta il cuore e dove non hai bisogno di un elicottero per raggiungere le cure di cui hai bisogno, significa vivere in un luogo privilegiato e avvantaggiato: Siena è questo . Ma il senso di questo appello e di questa rappresentazione (che vuole essere realistica e non passionale) , risiede nel fatto che nulla di acquisito debba essere dato per scontato, anzi va difeso con forza e intelligenza, finchè siamo in tempo.
Per chi come me reputa un privilegio servire la propria comunità attraverso il lavoro, non puó esimersi, o ritenersi esonerato da evidenziare la fragilità di una realtà di eccellenza che, a partire dal prof. Grossi (che iniziò questa appassionante esperienza clinica) in molti hanno contribuito a costruire, attraverso gli anni,con il loro lavoro, capacità e scienza.
Non posso dimenticare i rischi che questa realtà ha corso nel tempo, ad esempio a causa dello scellerato capitolo senese della sanitopoli toscana, o per a tragica vicenda dei tubi scambiati, che cosí grande danno hanno arrecato a questa realtà. Ma non è un miracolo che la cardiochirurgia a Siena, sia sopravvissuta, perchè non era un miracolo che qui fosse cresciuta: la cattiva fede di pochi non poteva distruggere il lavoro di tanti.
Una cardiochirurgia è un “posto” di alta tecnologia applicata alla cura, ci sono macchine complicate, sistemi sofisticati ma anche relazioni umane, tensioni, interazione tra esperti, scelte talvolta difficili, dolorose incerte. Pur vivendo ormai in un anno ” moderno” il 2015, nulla è mai banale o scontato, nulla è semplice anche se lo facciamo tutti i giorni, da anni. È un luogo che forma persone e personalità, carattere ed energie.
Dietro anche al gesto più semplice dell’ultimo di noi c’è amore e conoscenza, ci sono notti bianche, e risvegli improvvisi, preoccupazione e soddisfazione, fatica e sonno. Non sono specialità da fighetti, da “fiction”, anzi la soddisfazione è del tutto umana e intellettuale e il tuo quotidiano inizia dove per la maggioranza delle persone finisce la normalità delle cose.
Siena ha una particolarità poco nota agli stessi senesi: offre tutto nel campo della medicina cardiovascolare: dalla cura della piccola vena varicosa al trapianto (di cuore e di polmone), ai sistemi di resuscitazione meccanica, il cuore artificiale fino alle tecnologie di “ibernazione” per gli aneurismi: in Toscana esse sono a Siena e non altrove. Tutto questo e tante altre cose ora ci sono e non è banale che ci siano e non è soprattutto scontato che continuino ad esserci: ecco il problema.
In questi giorni prende avvio la riforma del servizio regionale toscano, con accorpamenti e risparmi sul personale di oltre 100 milioni. Le ASL verranno ridotte aggregandole in tre aree vaste: Firenze Pisa e Siena, le città sede di aziende ospedaliere universitarie. In teoria dunque il sistema salvaguarderebbe il nostro patrimonio di alta specializzazione e dunque dovremmo essere rassicurati. Tuttavia già da ora le attuali potenzialità del centro senese vengono tenute ben al di sotto dei livelli ottimali; ad esempio c’è una terapia intensiva di 4 letti chiusa da mesi, le sale operatorie sono condivise con altre specialità e sempre al limite, mancano gli infermieri: dobbiamo immaginare che in epoca di tagli tutto questo andrà a migliorare? Nessuno finora ha fatto dichiarazioni rassicuranti sulla piena operatività e su maggiori investimenti.
Ma la cosa che preoccupa maggiormente non proviene dall’ingorda Firenze che tende ad accentrare le eccellenze, la preoccupazione maggiore è locale. Forse ricordate le paradossali uscite sulla rottamazione dell’ospedale, ecco!
Il rischio che corre Siena è proprio legato alla pianificazione ospedaliera: alla battuta sensazionalistica del Sindaco si sostituiscono voci più silenziose, secondo cui il buon vecchio edificio ospedaliero , che bruttissimo domina le campagne senesi, sarebbe insostenibile, che esperti si sarebbero riuniti al capezzale delle Scotte per decretarne l’inefficienza e dunque condannarlo al progressivo smantellamento. Peccato che la Regione lo abbia riacquistato a caro prezzo per salvare l’università e al tempo non si sia resa conto del “pacco”!
Quale è lo scenario: Siena verrà ripagata con un nuovissimo ospedale , un nuovissimo ed energeticamente efficientissimo ospedale! Ci stanno lavorando già, ci sono altri (o gli stessi?) esperti al lavoro, hanno già deciso l’area (in barba alla pianificazione urbanistica!) e forse già trattano per i terreni. Già si parla di affiancare gli uffici tecnici con servizi esterni “ad hoc”. Non sto scherzando, la prova generale saranno le nuove sale operatorie, poi il resto.
Il problema è che il nuovissimo ospedale, sia per la limitata estensione possibile dell’area di sviluppo , che per il ruolo della città , sarà invariabilmente oggetto di una sostanziale riduzione: nessuno costruirà un “nuovissimo policlinico” ma un nuovissimo “ospedaletto” di zona. Questo è stato probabilmente già concordato al tempo delle esternazioni del Sindaco e questo è forse il conto richiesto dalla Regione per tutte le promesse ricevute.
Per questo temo: attendo smentite, sia ora in campagna elettorale che dopo, quando torneremo a ragionare .
Nel frattempo spero che i Senesi si allertino per difendere quello che è loro, nella consapevolezza che i denari regionali non sono “grazie” di chi ne dispone la spesa ma il frutto della contribuzione dei cittadini.
Eugenio Neri