SIENA. Luciano di Samosata nel II sec dopo Cristo in uno dei suoi dialoghi parla di due filosofi: Democrito ed Eraclito ed al riso del primo contrappone il pianto dell’altro. “Se guardo Il mondo e tutto ciò che accade mi viene da ridere”, dice Democrito. Gli fa eco Eraclito che dice: ”Se guardo il mondo e tutto ciò che accade mi viene da piangere!”.
Questo é quanto accade in questo difficile momento della nostra vita. Pianto per tutta quella generazione, e non solo, che ha perso la vita in questa pandemia. Soli, senza che la loro mano venisse stretta da un familiare, senza versare insieme le ultime lacrime, perdonarsi, dirsi un ti voglio bene. Non hanno avuto né funerali, né degna sepoltura. Nati nel periodo della guerra o subito dopo, segnati dalla fame e dal sacrificio, e che, nonostante tutto hanno sempre trovato il modo di occuparsi dei loro figli. Non hanno mai pianto per la fame, per il sacrificio, perché non sapevano dove posteggiare i figli, anzi hanno aiutato i figli fin quando hanno potuto e non gli é stata risparmiata neppure la sofferenza nella morte. Mentre all’indifferenza di altri si sentiva e si sente parlare di immunìtà di gregge e di guadagni. Per carità, l’economia é importantissima, ma…. dopo la vita; eppure di tutte le morti sembra importare poco a tutti, presi da altro come siamo alla rincorsa di qualcosa che non sappiamo neppure cos’é. Non si é neppure proposto un momento di silenzio o le candele accese alle finestre per ricordarli, dedicando loro una giornata della memoria!
No, presi come siamo da altro, dal desiderio di scrivere offese sui social contro il governo o i presidenti di regione, dal vedere i nostri politici che litigano come bambini e dalla voglia spasmodica di riavere quello che c’era prima. Ma prima c’erano le torri gemelle, c’era il ponte Morandi, c’era il bullismo, c’era Beslan, c’era l’inquinamento, c’erano i terremoti, c’era la povertà e c’erano le tasse. Si tagliavano le piante ovunque salvo poi lamentarsi della mancanza di ossigeno, si andava al lavoro in macchina per non fare 200 metri a piedi, salvo poi iscriversi in palestra, si diceva ai figli che avevamo un grande rammarico nell’anima per non poter stare con loro. E ora? Ora che purtroppo la cosa più terribile che ci attanaglia é la paura ma che tutto il resto potremo averlo: tempo, figli, opportunità per capire quanto é importante la vita, rivogliamo quello che c’era prima. Si cercano strategie contro il Coronavirus e l’unica cosa per la quale si piange é il consumismo. I soldi ci vogliono, anzi, senza non si vive, lo ribadiamo, ma possibile che sostituiscano tutto? Le relazioni, l’amore, i figli…
E mentre impazza il voglio un parcheggio dove mettere i figli, voglio tornare a giocare a calcio, voglio andare al mare, gli scienziati parlano di immunità di gregge e ci trattano come animali. Ma dico, un esame di psicologia per imparare a dire immunità di gruppo anziché di gregge, potrebbero sostenerlo? Accanto a loro, appaiono sedicenti medici, che, mentre si vedono passare le bare in TV di altri medici, cercano il loro momento di celebrità e sostengono che dietro c’è tutto un complotto ora di uno ora dell’altro e negano la realtà. Una realtà che é davanti agli occhi, visibile a tutti. Eppure la gente ci crede o vuol crederci perché in questa generazione di figli, é meglio sentire le fandonie che accettare una realtà che non ci piace. Figli allo sbaraglio che hanno fatto altri figli e non sanno a chi lasciarli perché non gli viene in mente di fare turni o di aspettare il congedo promesso dallo stato per godersi i loro piccoli. Eppure c’è chi di figli ne avrebbe fatti anche dieci ma sapendo che non li avrebbe potuti mantenere e guardare non li ha fatti. Ma già oggi non si può rinunciare a nulla. Si vogliono i figli e chi ce li guarda, tanto dicono i più… a morire sono quelli sopra 60 anni… quindi cosa ce ne importa se i ragazzi li infettano… Ma non é così, sono morti anche i bambini, in numero minore certo, ma nessuno può avere la certezza che non tocchi ai propri.
É una grande prova sostenere la paura e non perdersi in rivendicazioni sociali, non scrivere messaggi offensivi contro chi cerca di proteggerci, é una grande prova sostenere tutto questo e non scatenare guerre o insultare la Costituzione perché non si può uscire. Ma la cura dell’altro e il rispetto sono la via più etica, soprattutto in un momento come questo. Ed è anche una grande prova per i nostri politici non aizzarsi a vicenda e azzuffarsi, perché questo crea disorientamento e un popolo disorientato è pericoloso. Può davvero scatenare guerre sociali. Meglio se decidessero di rinunciare ai loro stipendi per due mesi per erogarli al loro popolo. Questo non creerebbe più disorientamento!
Sembra proprio di essere nel bellissimo film di Bunuel, Il fascino discreto della borghesia, del 1972, in cui tutti camminavano in una strada senza fine e senza sapere dove sarebbero andati! Ma poi c’è la gente che guarda certi programmi TV senza capacità critica e senza sapere che i servizi si montano.
E qui a Siena per fortuna emerge la solidarietà e il sindaco ci informa ogni giorno di come sta andando la situazione, cercando di stare vicino a tutti. Ma in generale é tutto un piangere o un ridere in Italia. E non mi stupirei di leggere su Internet che tutto é stato scatenato da una ditta di pulizie che non vendeva più prodotti. Vista la smania di complotti che è emersa, questa sarebbe la possibilità più plausibile.
Fra la società dei figli che rivuole ciò che aveva prima e di cui si lamentava, gli scienziati che ci chiamano gregge, i politici in lotta e i social alla ribalta in quanto, come sosteneva Umberto Eco: “questi mezzi… hanno dato diritto di parole a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività e venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel“, è dura mantenere la calma e l’equilibrio. Ma ce la mettiamo tutta e a tutti coloro che ci chiamano gregge dedichiamo una poesia di Trilussa: “…na povera pecora passanno sopra un ponte, cascò nell’acqua fece glu glu glu e nun se vide più….ed pastore ne la fretta de dimostraje la pietà cristiana invece de gridà povera pecora gridò povera lana!”
La lana contava più della pecora nel gregge che corre senza una mèta, come nel film di Bunuel e senza sapere perché!
Paola Dei