SIENA. Di fronte all'inaudito disastro finanziario che rischia di travolgere un'istituzione prestigiosa come l'Università di Siena, punto di riferimento per l'identità stessa del nostro territorio e per la ricerca e la formazione a livello nazionale e mondiale, l'Italia dei valori chiede il perseguimento di tre obiettivi: completa chiarezza, radicale rinnovamento e forte rilancio.
Deve essere messo in chiaro come sia potuto accadere un dissesto di tale portata.
Le responsabilità precise debbono venire alla luce: in caso contrario l'intera istituzione rischia di essere travolta.
La comunità universitaria, inclusa quella accademica, dovrebbe reclamare a gran voce, cosa che non sempre fa, un chiarimento delle responsabilità di quanto avvenuto, che continua ad essere circondato da un insondabile velo di mistero a dispetto del susseguirsi di comunicati e delibere. E quando si dice responsabilità non ci riferiamo soltanto a quelle individuali, né a quelle degli organi della cosiddetta governance dell'ateneo, che pure dovranno essere attentamente individuate nelle sedi appropriate, ma anche alle responsabilità politiche di una classe dirigente che esorbita dall'ambito strettamente universitario.
Dietro al dissesto finanziario dell'Ateneo è difficile non vedere, a quanto si può capire dalle informazioni ancora opache e di maniera che vengono diffuse, non solo un evidente esempio di cattiva gestione, ma anche un approccio errato al rapporto con l'università da parte di molti poteri locali. Troppo spesso essa è stata utilizzata impropriamente in modo strumentale, con le conseguenze in termini di struttura pachidermica e di costi connessi che oggi sono sotto i nostri occhi. Senza questo chiarimento e questa riflessione sull'accaduto, qualsiasi sguardo al futuro è inutile e viziato in radice.
La presa d'atto del fallimento di una classe dirigente non può che portare ad un serio rinnovamento.
E' un dato di fatto che a Siena ha fallito l'autonomia universitaria: è molto triste ma realistico rilevare che la città del buongoverno ha dato un esempio di malgoverno che purtroppo l'ha portata al centro dell'attenzione nazionale ed internazionale in una forma che nessuno avrebbe potuto neanche lontanamente immaginare.
Occorre quindi un rinnovamento radicale dei vertici dell'Ateneo, improntato al principio del ricambio, anche generazionale. Occorre altresì impiantare su basi nuove il rapporto tra l'Università e il territorio, nella consapevolezza che una grande struttura scientifica e didattica di livello mondiale non può essere invischiata in logiche localistiche.
Soltanto chiarezza e rinnovamento potranno consentire di giungere a quello che, a nostro avviso, resta l'unico punto di approdo possibile, ovvero il rilancio dell' Università in forma rinnovata, dinamica, efficiente. Tale rilancio deve essere basato su criteri che, a Siena come altrove in Italia, sono stati fin qui marginalizzati: quelli dell'efficienza, del merito, della valutazione. Soltanto una attenta e seria valutazione periodica di ogni struttura, scientifica e didattica e dell'attività dei singoli, docenti, ricercatori, amministrativi, può consentire di individuare le punte di eccellenza da privilegiare e le inefficienze da eliminare. Quel che deve essere chiaro è che non si può continuare come prima, che i tempi sono difficili e che ci sarà da affrontare una riorganizzazione seria e profonda, attraverso un processo denso di sacrifici che non può essere improntato alla conservazione dello status quo, dei piccoli e grandi privilegi, baronati, zone franche, ma deve essere guidato dai principi della valutazione critica, della trasparenza, della meritocrazia.
"Cambiare tutto perché nulla cambi" significherebbe perdere un'occasione unica di rinnovamento e rilancio: chiediamo pertanto a tutti i soggetti coinvolti una chiara e netta presa di posizione e comportamenti conseguenti sulla base dei criteri indicati.
Italia dei Valori Toscana