Ancora una lettera di Massimo Mori
ASCIANO. Bancasciano da domenica ventitré novembre a oggi è praticamente passata una settimana lavorativa e nulla è accaduto, l’unica notizia è che i vertici della Banca sono ancora tutti al loro posto, che almeno in teoria non è più suo, tutto tace, il silenzio è totale, non hanno fatto trapelare nulla, continuano ad operare come se fossero i padroni della banca, che hanno dovuto partecipare ad una assemblea inutile e noiosa.
Qualcuno si muova, questo è il grido disperato di chi ha paura che possa accadere qualche cosa di irreparabile, di chi teme che tale ostinazione possa danneggiare la nostra banca, di chi sa per certo che ogni giorno che passa senza far nulla, è un giorno perso, con tanto di costi e di pericoli.
Ora è arrivato il momento del fare e di fare in fretta, l’urgenza della fusione è passata, ma non la necessità di farla, è passato anche il momento della riflessione, doveva già essere arrivato quello della novità, ed è arrivato anche quello; come se nulla fosse accaduto, “lor signori” restano ancorati al proprio posto, ai buoni appannaggi non vogliono rinunciare, si sa, i soldi sono soldi, e soprattutto quando sono tanti e alla barba del lavoro altrui, meglio fare di tutto per non rinunciare.
Ora mi domando; i vertici del sistema bancario ai quali anche la BCC di Asciano fa riferimento, federazione ecc, dove sono finiti? Aspettano che accada l’irreparabile o possono fare qualche cosa per il rispetto della giustizia e del buon funzionamento della banca, oppure no? E la magistratura, sui banchi della quale giace un esposto rispetto l’operato di questi signori? Farà qualcosa oppure no? Queste sono domande semplici, che in questi giorni molti soci mi rivolgono.
L’unica cosa chiara è relativa al fatto che a poco è valso lo sforzo dei soci della banca, a poco sono valsi gli interventi, e meno ancora pesa il risultato della votazione finale, chi vive nell’equivoco ama la menzogna, e di questo ne ha dato una grande prova il presidente della banca che dice una cosa e ne pratica un’altra; il dieci novembre dice che si dimette, il ventitré dopo una cocente sconfitta decide di restare al proprio posto, di questo m’indigno, ma lui dovrebbe provare vergogna.
Infine a tutti i soci, a quelli del no e a quelli del si, mi rivolgo allo stesso modo, questi uomini che sono alla guida della nostra banca, hanno chiaramente dimostrato che non hanno interesse per essa, ma solo per se stessi, e se restano lì, avremo a breve di che dannarci, la dimostrazione pratica è stato lo scontro di domenica ventitré, non cercato da nessuno, se non da loro, ora avranno bisogno di dimostrare la validità delle loro teorie, e lo faranno ad ogni costo; sappiamo tutti, anche loro, che in ogni luogo, in ogni contesto pubblico o privato, imprenditoriale o sociale, la situazione più pericolosa è sempre determinata nel lasciare le leve del potere nelle mani dei perdenti, il risentimento, l’invidia, la rabbia, appartengono a questa terra e agli uomini che vi abitano, e più gli uomini sono incapaci, maggiori sono i pericoli che determinano.
Massimo Mori