Mauro Aurigi a confronto con la questione dell'esperienza in campo politico-amministrativo
di Mauro Aurigi
SIENA. David Taddei su Il Gazzettino del 6.5.2013 scomoda Platone per tormentare il lettore con l’ipotesi agghiacciante che una “persona senza alcuna esperienza di management” (leggi un ragazzo a 5 Stelle) possa occupare la poltrona di sindaco, ossia di capo di un’azienda, dice lui, di 700 persone con oltre 80 milioni di giro di affari. Quella poltrona e quelle circostanti, sostiene, devono essere affidate a persone esperte con una vita da amministratori alle spalle. Non fa nomi ma non ci sono alternative: è chiaro che si riferisce agli unici che a Siena quella “esperienza” se la sono fatta negli ultimi decenni. Sono ossia quelli che hanno portato il Comune agli odierni 300 milioni di debiti, l’Università ai 250, l’Ospedale ai 100, e il Monte a perdere, si dice, 10, 15 o forse 20 miliardi di valore. Questi, sì, sono curricula di tutto rispetto! Pochi in Italia, forse nessuno, può vantare altrettanto. Meritano tutti e più di chiunque altro di tornare là dove stavano prima. Non so se si tratti di banale ottusità o di diabolica ipocrisia (errare umanum, perseverare diabolicum). Sta il fatto che il Taddei vuole che a gestire la Città siano sempre quelli stessi che l’hanno distrutta.
PLATONE IL FASCISTA PRESO A MODELLO
Ma non basta, perché per sostenere tale stralunata tesi il Nostro si appella a Platone, il più classista dei grandi filosofi greci. Oggi lo si definirebbe “destrorso” e anche (non poco) fascista, appunto. Per Platone il governo della cosa pubblica dovrebbe essere riservato alla casta non ereditaria ma meritocratica dei filosofi, (già, ma chi valuta quel merito? i filosofi stessi?), ossia ai migliori e i più esperti, e sotto di loro i guerrieri, i proprietari, gli agricoltori, la plebe. E’ la stessa filosofia di tutti i fascismi moderni: il comando alle elite, alle avanguardie (termine questo usato sia da Mussolini che da Lenin), mentre gli altri devono solo obbedire. Ecco perché Taddei, preoccupato dell’improvvisa ascesa dei consensi, in Italia e a Siena, del MoVimento 5 Stelle (con tanto di minaccia di applicazione della democrazia diretta, ossia del popolo al potere), si è convinto che per scongiurare il pericolo rappresentato da questi politici improvvisati si debba, come consiglia Platone, affidare il governo della Città agli esperti di cui si è detto sopra, quelli stessi che hanno rovinato la Città forse per secoli a venire.
Ma non è una novità. E’ cominciato tutto una trentina d’anni fa con l’allontanamento dalla scena politica dei buoni compagni usciti dalla Resistenza e dalle lotte operaie e contadine, e l’avvento al potere di due immigrati “esperti”: Luigi Berlinguer e Pierluigi Piccini. Da quel momento è stato permesso lo scorrazzamento nelle nostre cose di alieni “espertissimi” come Amato, Bassanini, D’Alema, Calabrese, Mussari, Mancini, Ceccuzzi, Ceccherini, Bezzini ecc, mentre i cittadini venivano ridotti a sudditi: non più popolo ma plebe acclamante per il panem et circenses. Da allora non c’è stato più un senese che contasse qualcosa, ed ora delle nostre eccellenze non rimane che la memoria. Avremmo pensato che fosse questo il momento della svolta e invece Taddei vuole che, diabolicamente, si perseveri.
L’ANTICA SIENA, CITTA’ A 5 STELLE
E poi perché prendere a modello il greco Platone di 2500 anni fa, quando abbiamo a portata di mano il modello senese di 700 anni fa, per l’appunto affrescato in palazzo comunale? La Concordia che guarda severamente i cittadini tutti raffigurati della stessa altezza, minacciando con una mostruosa pialla da falegname di ribassare la testa all’ “esperto di politica” che l’avesse alzata sopra gli altri. E poi perché dire che la democrazia è nata ad Atene 2500 anni fa, quando la democrazia attuale, identificata con l’Occidente, è nata invece dall’Umanesimo dei comuni italiani (quello di Siena compreso), dove fu coniato il termine “sovranità popolare” e la locuzione “populus sibi princeps”, il popolo principe di se stesso? Secondo Maurizio Viroli la rivoluzionaria definizione in epoca comunale del termine “politica” era: “l’arte di gestire una comunità di uomini liberi solo sottomessi alle leggi che essi stessi si danno”. Uomini liberi (ossia tutti), non uomini esperti (ossia pochi), semplici cittadini non politicanti di mestiere. Tant’è che né il Taddei né nessun altro è in grado di citare il nome di un solo politico “esperto” dell’epoca in cui a Siena si realizzarono cose così strabilianti tanto da rappresentare oggi, caso credo unico al mondo, direttamente o indirettamente l’80% della nostra odierna vita sociale, economica e culturale: il Monte, l’Università, l’Ospedale, le Contrade, il Turismo. Che terrificante scoperta quella di una ricchissima Siena medievale a 5 Stelle! E quale disperazione nel prendere atto che quel sistema politico senza “esperti” fosse così buono da far giungere fino a noi i suoi benefici effetti!
LA SUPERCAZZOLA
La storia e l’attualità dimostrano che non sono gli “esperti” che fanno la fortuna dei popoli ma sono i popoli stessi che se la procurano quando riescono a liberarsi dalla tutela degli “esperti” ancorché di platonica memoria. Possibile che non insegni nulla la confinante Svizzera, territorio più montagnoso e più povero di risorse naturali dell’intera Europa, ma abitato dal popolo più ricco e civile del pianeta? Qualcuno è in grado di fare il nome dell’ “esperto” o degli “esperti” politici svizzeri responsabili di tanta fortuna?
E, infine, è serio oppure fa scompisciare dalle risate pretendere che chi ha provocato il disastro meriti di essere premiato con la rielezione mentre chi ha la coscienza a posto e armadi senza scheletri meriti invece di essere punito dall’elettorato? E per chiudere: per una simile supercazzola (con scappellamento a destra e a sinistra) è serio scomodare uno come Platone?