SIENA. Piercarlo Padoan, ex ministro dell’economia e deputato PD sarà il nuovo presidente di Unicredit. Dopo l’ex ex ministro dell’economia Saccomanni, un’altra scelta assai politica per il secondo gruppo bancario italiano e settimo in Europa per capitalizzazione. Guarda caso, nella prima seduta utile di borsa il titolo MPS è cresciuto dell’8%, segno che il mercato si aspetta che, con l’arrivo del nuovo presidente, si compia l’acquisizione di Rocca Salimbeni da parte di Unicredit. E ciò – citiamo Carlotta Scozzari – “sia perchè la banca senese di fatto è alla ricerca di un compratore sia, e soprattutto, perchè ora deve uscire dall’azionariato quello stesso Tesoro che era diventato azionista di controllo ai tempi di Padoan con una operazione messa a punto proprio dall’ex ministro”. Senza contare – ricordiamo – che Padoan in Parlamento c’è andati coi voti dei senesi. Un esempio di palmare evidenza, e ci conteniamo, tanto del liberismo sfrenato imperante in Italia e di cui taluni hanno la faccia tosta di parlare, quanto della sana separazione tra politica e banche che però, quando queste ultime saltano per troppe intromissioni, allora calde lacrime fa piangere a tanti.
Nel frattempo, però, il titolo Unicredit perde dall’annuncio della designazione Padoan oltre il 7 %, “bruciando” come si dice correntemente, dieci volte la quantità di denaro che guadagna MPS dal parallelo apprezzamento di cui si diceva. Non basta, siccome il CEO di Unicredit Mustier è tutt’altro che fesso, circola voce – diciamo così – che Unicredit non vorrebbe perdere il confronto con la rivale Banca Intesa in quanto a farsi pagare per rilevare banche decotte. Se Intesa nell’estate 2017 ebbe 5 miliardi dallo Stato per rilevare le attività delle banche venete, sarà da vedere quanto Unicredit otterrà per MPS. Visto che il “Decreto Agosto” ha già stanziato 1,5 miliardi per l’eventuale immissione di nuova liquidità, c’è da giurare che il “contributo” sarà pure superiore a questa cifra, c’è chi parla di 2 miliardi. Naturalmente ci sarà da riequilibrare l’indice patrimoniale del gruppo nascente e Equita stima il fabbisogno in 4 miliardi, oltre a rimpinguare adeguatamente il fondo di garanzia per il contenzioso legale che a fronte di 10 miliardi di partite aperte può contare su meno di 1 miliardo accantonato. Ah! poi c’è la perdita di esercizio da ripianare (1 miliardo), e di sicuro ci dimentichiamo qualcosa. Chi li mette tutti questi soldi ? Lo stesso che ha, dal 2015, via via ricapitalizzato la banca, per circa 7 miliardi se abbiamo fatto bene i conti. Lo Stato. Citiamo a questo punto Margaret Thatcher, che esprimeva limpidamente un concetto apparentemente semplice, ma che moltissimi non hanno chiaro: “non esistono soldi dello Stato, esistono solo i soldi che i contribuenti danno allo Stato”.
L’ex vice sindaco di Siena Fulvio Mancuso, persona che rispettiamo, scrive in un suo post: “La cosa più importante è che lo Stato resti il più possibile a garantire la stabilità della compagine sociale e l’unitarietà dell’impresa e della guida della più importante azienda toscana, a tutela della sua continuità produttiva, dei livelli di occupazione e a impedire feroci operazioni di mercato, pronte come sempre a fare ghiotti bocconi di eventuali sconsiderati spezzatini”. Cioè, in sintesi, la soluzione ideale quale sarebbe? La stessa di Alitalia, la stessa di Corneliani, e di tante altre entità economicamente decotte ma “politicamente” da mantenere artificialmente il vita. Lo Stato, dice Mancuso, faccia non solo il rianimatore, ma stia lì a perdere soldi il più a lungo possibile, per la salvaguardia della “continuità produttiva” dei “livelli occupazionali”, della “stabilità aziendale”, eccetera, ben attento – dice Mancuso – non tanto a non saccheggiare ulteriormente le risorse che i cittadini gli affidano, ma a “impedire feroci operazioni di mercato”.
Tutto sommato, sembra di capire, se nessuna azienda privata tipo Unicredit (il cui capitale è nel portafoglio di centinaia di migliaia di risparmiatori italiani ma chissenefrega!) fosse disposta a prendersi in carico MPS, sarebbe anche meglio, si potrebbe andare avanti così per un mucchio di tempo, a prescindere da conti economici e patrimoniali. Tanto paga “lo Stato”. C’è un vizio di fondo in questo modo di vedere le cose. Ed è che vale di più il milione di euro speso per mantenere lo status quo rispetto al milione di euro speso per investire in nuova impresa, nuovo sviluppo, nuovo lavoro. Per farci capire: un milione di euro speso per mantenere aperta una filiale MPS che lavora in perdita, poteva essere destinato ad investire in un fondo di aiuto alle startup, che so, di bioingegneria o di colture idroponiche. Quelle startup avrebbero potuto generare fatturato, utili, lavoro, avrebbero potuto trattenere in Italia, magari proprio a Siena, giovani che invece sono dovuti emigrare per trovare capitali per la loro idea. O avrebbe potuto essere destinato ai servizi sociali facendo vivere meglio qualche anziano o qualche donna senza lavoro ma con figli a carico, o semplicemente avrebbe potuto sostituire un milione che invece l’Italia ha preso a prestito e che i nostri figli e nipoti dovranno restituire. Ma “vale” di più la filiale in rimessa, così come “vale” di più uno dei diecimila dipendenti Alitalia (per la cronaca: azienda che perde soldi da trent’anni e che è già costata ai contribuenti oltre 10 miliardi). Il motivo è che il cassiere di Roccacannuccia o l’amministrativo Alitalia sono persone identificabili, elettori identificabili, mentre tutti coloro che potrebbero creare ricchezza, lavoro e futuro per sè e per altri, con quelle stesse risorse, sono — diciamo così – fantasmi. Con questa incapacità di vedere lontano, questa miope difesa di chi è già garantito, con questa visione dello Stato come mamma da cui succhiare il più possibile e pazienza per gli altri, con questa incapacità antropologica di accettare che la ricchezza è generata dal lavoro e dal talento di persone attraverso le imprese private e non dallo Stato Imprenditore, stiamo preparando un futuro in cui i fantasmi che oggi prendiamo a calci ritorneranno a perseguitare i nostri ragazzi sotto forma di debiti, povertà, mancanza di futuro.
Lorenzo Zunino per I Frugali di Siena