La depurazione dell'acqua è quasi una "punizione"
SIENA. La provincia di Siena è stata indicata come la migliore della Toscana, addirittura quinta assoluta in Italia, nella particolare classifica del Sole 24 Ore, merito non solo dei buoni Amministratori ma soprattutto della qualità del tessuto sociale di questa antichissima città. Per mantenere un primato bisogna dimostrarsi all’altezza, per questo vogliamo affrontare il tema dell’acqua, con particolare riferimento alla depurazione, i cui costi sono pagati da anni in bolletta anche quando nella propria area di utenza non c’è, a volte non c’è neppure come progetto…
Quindi, rifiutare, con pieno diritto, di essere costretti a pagare una tariffa su di un servizio di cui non si può usufruire e che non esiste, ci sembra altra cosa dalla rottura di un ‘principio di solidarietà’ né, tantomeno, la disattesa del ‘principio comunitario di chi inquina paga’.
La Legge 36 del 1994 istituiva “un fondo vincolato destinato esclusivamente alla realizzazione ed alla gestione delle opere e degli impianti centralizzati di depurazione” con la premessa che “la quota di tariffa … è dovuta … anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi”.
Siamo nel 2010: può essere legittimo passare alle verifiche ed ai controlli sullo stato dell’arte con l’elementare buon senso del Cittadino Comune che non riesce a capire come mai debba sempre e soltanto pagare, e con tutti i servizi in costante aumento?
In fondo, tra tanti primati, abbiamo anche l’acqua più cara (viaggia intorno al 7% in più), nella tariffa si scontano i limiti di gestione (in particolare il rapporto tra il prezzo erogato e la capacità di riscossione), il recupero dei crediti, la cronica dispersione, i contatori fermi e si sta correndo il rischio, per la crisi in atto, di consumare di meno spendendo molto di più.
Se a circa 45.000 cittadini nei Comuni di Grosseto e di Siena (e a moltissimi altri a livello nazionale) saranno rimborsati milioni di euro per l’inadempienza alla realizzazione degli impianti, questa responsabilità è attribuibile agli altri utenti? Già, perché saranno puniti, come viene pubblicamente annunciato: aumento delle tariffe per tutti coloro che la depurazione già ce l’hanno, per coprire i maggiori costi e non dover rinunciare agli investimenti! Un momento: gli uni contro gli altri?
Noi crediamo sempre alla buona fede di chi agisce nelle diverse strutture, pubbliche e private, ma forse sarebbe anche il caso di cominciare ad applicare sul serio il famoso principio di uguaglianza, mettendo chi “paga sempre e comunque” sullo stesso piano degli Amministratori, dei Dirigenti di aziende private e pubbliche e dei Politici, sia in attività che riciclati.
Se i cittadini hanno pagato quanto loro richiesto, quindi la somma ritenuta necessaria da chi aveva il compito di pianificare gli investimenti di un fondo riservato, perché questi soldi da restituire non ci sono? e se vi sono valide ragioni sia per la carenza di questi fondi particolari che per la mancata esecuzione delle opere, perché il cittadino viene a sapere le cose sempre per ultimo? e con ulteriori aggravi?
Troppo spesso sull’applicazione di leggi o normative sorgono evidenze di incostituzionalità: è un campanello d’allarme particolarmente preoccupante sia per una certa frequenza nel disconoscimento dei nostri diritti (tanto più grave, provenendo da organi dello Stato) che per i problemi economici di bilancio che comportano somme ingenti come quelle da restituire in questa vicenda, come in quella della TIA: amaramente constatiamo l’inadeguatezza delle strutture preposte e la tendenza ad aggirare i problemi, aggiungendo il danno alla beffa.
La Federconsumatori Provinciale di Siena