Un messaggio ad alto tasso politico, ricordando Alfonsina Strada
SIENA. Egregio sindaco (e ciclista) Valentini!
Eccomi a scriverLe un messaggio che non è una richiesta e nemmeno – per una volta! – una protesta; tuttavia questo è un messaggio ad alto tasso politico.
Noi ci siamo conosciuti, quando Lei era sindaco di Monteriggioni e chi scrive era assessore pro-tempore alla cultura e al turismo della provincia di Siena, circa undici anni orsono. Quella volta Lei e io camminammo brevemente sulla Montagnola accanto alla Badia a Isola: come assessore (soprattutto) alla cultura mi ero dedicata al rilancio della Via Francigena, che conoscevo nei suoi luoghi più popolari (Galizia) dove avevo camminato pensando ai casi miei ma anche all’incomparabile paesaggio senese. Fu Lei, allora, a propormi una breve escursione nel Suo Comune, facendomi conoscere le strade bianche che lo attraversano…
Mi faccio viva perché ricordo quella Sua passione per camminare e (se non erro) per pedalare – passioni che mi auguro Lei abbia conservato lungo questi anni –; mi faccio viva perché penso che ci troviamo in un frangente difficile, non tanto (non solo) per l’eterna economia che vela tutto il resto.
Le scrivo infatti perché sono una cittadina sensibile ai diritti delle donne che vedo messi in sottordine – in modo subdolo – nella nostra cara Europa. Sono abbastanza vecchia da aver indossato, tra le prime a Milano, la minigonna di Mary Quant, ho lavorato “come un uomo” e identicamente fatto carriera (ovviamente retribuita un po’ meno dei miei colleghi, come si usa in tutto il mondo), avendo nel contempo figli e crescendoli; sono (rimango) stata contraria alle quote rosa, anche se ogni tanto vengo colta da dubbi in proposito, visto l’andamento del lavoro femminile.
Orbene, proprio in questi giorni leggo che bisogna non urtare la suscettibilità di nuove culture, di cittadini che potrebbero rimanere turbati da abiti e presenze e comportamenti nostrani – Colonia insegna – che incontrano nella vecchia Europa, nella loro fuga da contesti e paesi pregni di pregiudizi, proprio nei confronti del genere femminile. Leggo di minigonne vietate o scoraggiate, di piscine o bagni separati (per non rischiare aggressioni), di inviti a “tener conto” di queste presenze nuove, ma certo non innovative.
Sono (sarebbero) ancora una volta le donne a far le spese della reticenza maschile e dei governi, a rimboccarsi le maniche, armarsi di pazienza e di intelligenza (soprattutto) e spiegare ai nuovi venuti – e qualche volta anche agli autoctoni meno avvertiti – che siamo cittadine con gli stessi identici – e sottolineo identici – diritti dei nostri compagni-fratelli-padri-amici-fidanzati-amanti- mariti-figli-colleghi.
Ora due donne partiranno da Milano in bicicletta, il prossimo 6 giugno, per raggiungere Catania, il 6 luglio, secondo una tabella di marcia precisa, per celebrare Alfonsina Strada, ciclista libertaria, passata alla storia per essere stata, nel 1924, l’unica donna ad aver partecipato al Giro d’Italia. Definita, ai suoi tempi, una ribelle, Alfonsina Strada affermò il nostro diritto a “esserci”, anche nello sport, e la sua immagine in calzoncini corti, china sul manubrio, spero non sia destinata a una sottomissione censoria, nei prossimi anni.
Silvia Gottardi e Linda Ronzoni correranno un loro “Giro d’Italia” percorrendo più di 1600 chilometri attraverso il nostro paese. Passeranno da Siena a metà giugno.
Su ilcittadinoonline cercherò di dare conto del loro viaggio; non conosco personalmente le due cicliste, ma solo il loro progetto e l’obiettivo che condivido sentitamente – soprattutto in questi tempi un po’ minacciosi – e vengo a segnalarlo al sindaco di Siena perché di questi tempi ho sentito troppe volte dire che “non è solo la politica a dover colmare il vallo tra se stessa e i cittadini, ma anche i cittadini devono fare la propria parte”.
Ecco, io cerco di farla, ci provo; perché dando per scontato un sentimento di accoglienza nei confronti di chi fugge dalla guerra o da regimi squallidi e feroci, non intendo essere accogliente fino al punto di rinunciare alla mia libertà di essere un/una cittadino/a dotato/a di diritti che non hanno genere se non quello umano.
Silvana Biasutti