Aurigi: "Salgo un momento in cattedra per il leghista Maurizio Montigiani e per chi la pensa come lui"
di Mauro Aurigi
SIENA. Caro Maurizio, visto che mi accusi si scrivere il falso e di essere in malafede (qui il commento), devo allora dirti che non puoi insegnare al babbo come si fa a sc…(pardon!) come si fanno i bambini.
NON HAI L’ETA’
Ti stimo, ma non hai l’età per capire come funzionavano allora le cose. Ti basti questa: quando il Monte era banca pubblica, il suo cda (Deputazione) era molto partitico, ma non contava una cippa se non per l’assunzione di qualche commesso e qualche promozione: il resto era solo forma. Il potere infatti era saldamente in mano alla tecnocrazia e soprattutto agli 8 o 10 Direttori Centrali e ai loro vice. Che avevano i loro difetti, per carità!, ma, come tutta la tecnocrazia aziendale e tutti dipendenti, erano visceralmente attaccati alla Banca e tutti senza eccezione venuti su dalla gavetta. Perché il Monte non prendeva mai quadri o dirigenti di qualsiasi livello dall’esterno, fatta eccezione per statuto del Direttore Generale che era nominato da Bankit (era l’unico mercenario, a differenza di oggi che mercenari sono quasi tutti). Tutti allora si veniva assunti da semplici impiegati. Mi ricordo solo due casi che fecero scandalo. Un direttore che lasciò la banca per andarsene alla concorrenza e un impiegato che a Brindisi fu assunto col grado di caporeparto (figurati!). E la cosa funzionava egregiamente: nella seconda metà del secolo scorso il Monte diventò la quarta banca italiana per dimensione e la più solida d’Europa per patrimonio. Quel periodo l’ho vissuto tutto dal 1957 al 1999.
MA COME FALLISCONO BENE LE BANCHE PRIVATE!
Ma altre cose dovresti invece capirle da solo.
Mentre io faccio risalire alla privatizzazione del 1995 tutti i guai del Monte (e di Siena) tu riconfermi quello che allora sosteneva la Lega (non fu la sola né quella determinante ovviamente) contro i Senesi che non volevano la privatizzazione. Infatti dici: “Ovviamente non è la forma societaria il problema, quella è uno strumento: un bisturi messo in mano ad un chirurgo ti salva la vita, messo in mano ad incapaci ti uccide”. Devi studiare di più, così apprenderesti che la resistenza che facemmo contro la privatizzazione si basava tutta sul contrario (provato!) di quella tua affermazione. Perché le grandi banche private erano tutte fallite prima nella crisi di fine ‘800, poi in quella del primo dopoguerra. Infine sono di nuovo tutte scomparse in una quarantina d’anni nel secondo dopoguerra: Banco Ambrosiano, Banca Privata Italiana, Istituto Bancario Italiano, Banca d’America e d’Italia, Banca Nazionale dell’Agricoltura, Credito Lombardo, Banca Agricola Mantovana, Banca Cattolica, Banca Antonveneta, Banca 121, Credito commerciale ecc. La solidità delle banche pubbliche, tutte fortemente collegate al territorio e controllate da sagge comunità locali, come Monte, San Paolo, Cariplo e moltissime Casse di risparmio (non certo i tre banchi meridionali per ovvi motivi) che incorporavano le banche private in crisi, ha fatto sì che quei fallimenti bancari non fossero allora drammatici. Insomma le banche private fallivano regolarmente e quelle pubbliche ingrassavano su quei fallimenti. Questa è storia, chiaro?
Ma sparite dal mercato tutte le banche private cosa fanno all’inizio degli anni ‘90 gli sciaborditi? Strillano scandalizzati che il sistema bancario italiano è tutto pubblico, “una palla al piede dell’economia”(sic)! E allora pigliano le banche pubbliche, solidissime, e le trasformano in Spa. E come succede sempre alle banche Spa, alla prima crisi seria, quella attuale, tutte le banche private ex-pubbliche sono tecnicamente fallite (il Monte peggio di tutte). Restano in piedi solo per il sostegno dello Stato e soprattutto della BCE. No, non si poteva essere più imbecilli.
Dimenticavo: dalla fine ‘800 ad oggi quattro sono state le grandi crisi, ossia una ogni 30 anni circa (quindi la crisi attuale era prevedibilissima). Bene in tutte le quattro crisi le banche private si sono fatte sorprendere non solo sempre con la liquidità all’osso, ma sempre tutte inguaiate nella finanza “creativa”. Per questo non ce la facevano mai a sfangarla. Mentre le banche pubbliche per forma mentis, ma anche per cultura e struttura, erano sempre strabordanti di liquidità e allergiche alle avventure finanziarie. Ti sembra poco? Il Monte era così liquido che faceva la banca delle banche: anche le più grandi ricorrevano a lui in caso di necessità.
IL VANTAGGIO DI ESSERE BANCA PUBBLICA
Capisci ora perché in Italia la privatizzazione delle banche pubbliche (e non solo di quelle) era da evitare? Te lo sei mai domandato perché il capitalismo privato italiano, allora assolutamente tra i più facoltosi del pianeta, in un mercato finanziario tutto dominato da “inette” e “inefficienti” banche pubbliche e quindi facilmente scalabile da parte di “brillanti” banche private, si guardava bene dal fondarne di nuove? Bene, ora domandatelo e poi fammi sapere. E fammi sapere se la pensi ancora come gli strilloni della privatizzazione romani (Amato, D’Alema e “compagni”) o come quelli senesi (Pierluigi Piccini, Marco Spinelli, Alessandro Starnini, Marcello Clarich ‒ sì anche lui ‒ solo per fare alcuni nomi.), con i quali evidentemente allora ‒ e sembra ancora ‒ andavate molto d’accordo.
Ma c’è di più. Da banca pubblica il Monte non era né scalabile né vendibile: ti sembra poco? Tra le ragioni imbecilli della privatizzazione c’era anche quella che altrimenti non sarebbe più stato possibile acquistare e soprattutto incorporare altre banche private. Quindi niente 121 e niente Antonveneta: sai che disgrazia! Il Monte sarebbe stato costretto a crescere per linee interne. Sai che sacrificio: avrebbe continuato a crescere lentamente ma solidamente, crisi dopo crisi (degli altri) come aveva sempre fatto. Chi se ne frega della velocità che ti rende più debole (è più facile cadere correndo che passeggiando) come infatti è successo. Questi sono concetti che la mia mamma (terza elementare) capiva al volo. Fai uno sforzo e vedrai che li capisce anche uno come te (oltretutto di sfascio di banche, vedi Credieuronord, siete state maestri proprio voi della Lega).
NON FARE CONFUSIONE: IL M5S NON STA CON NESSUNO
Quanto all’accusa che nel 2013 noi del M5S, dichiarando l’astensione al ballottaggio, abbiamo fatto vincere il PD di Valentini contro Eugenio Neri, pensavo che tu l’avessi ormai capito che noi non facciamo alcuna differenza tra il PD da una parte e FI/PDL (vedi Verdini, altro sterminatore di banche), Lega (vedi il Trota) e magari anche gli ex AN (vedi Rosso) dall’altra. Credo che tu sia il solo a pensare che, se avesse vinto tutta questa destra, per Siena sarebbe andata meglio.
Ed ora scendo dalla cattedra (malvolentieri perché non ho detto tutto).
